Amy svicolava tra i clienti del pub; i frequentatori del weekend erano i peggiori e lei si ritrovava a fare l'equilibrista con vassoi e pinte di birra, scivolando sulle bibite versate e inciampando laddove si asciugavano diventando appiccicose. Tutta roba che avrebbe dovuto pulire a fine serata... o di prima mattina, per essere più precisi.
Se non fosse che quella paga le serviva, avrebbe fatto volentieri a meno del doppio turno del venerdì e del sabato: i complessi sul palco strimpellavano sempre ad altissimo volume, i clienti tendevano ad essere ubriachi già prima delle dieci di sera e il locale chiudeva i battenti alle quattro del mattino. Era stressante e Amy rientrava a casa sempre sfinita e col desiderio di mollare quel lavoro una volta per tutte, ma non era nella condizione di licenziarsi. Doveva pur mantenersi in qualche modo.
«Amy, porta un'altra pinta al tavolo sei. E se rompe ancora un bicchiere, mettiglielo sul conto» disse Chad, il suo capo.
Lei obbedì, spillò una birra e si diresse al tavolo all'angolo. «Grant, che mi combini?» sorrise al cliente fisso. Posò il bicchierone sul tavolo e prese quello vuoto sporco di spuma. «Non fare arrabbiare Chad, che oggi è un po' nervoso!»
«Quello là è sempre nervoso» borbottò Grant, biascicando per l'ubriachezza. «Ma tu sei un tesoro, dolcezza» aggiunse facendo scivolare uno sguardo viscido sul suo corpo.
Amy forzò un altro sorriso e si allontanò, tornando dietro il bancone. Si sentiva leggermente più al sicuro oltre quella barriera.
Stava sistemando il bicchiere sporco nella lavastoviglie quando Betty la raggiunse con un vassoio da svuotare.
«Ehi, Amy» la richiamò avvicinandosi. Betty era quel genere di ragazza che piaceva a tutti, di una bellezza classica e dai modi sensuali, oggettivamente perfetta in ogni aspetto. Spesso Amy si sentiva insignificante e decisamente poco femminile in confronto a lei.
«Ti sei accorta di quel tipo?» le domandò appoggiandosi al lavabo, dando le spalle alla sala.
«Quale dei tanti debosciati?»
L'intero locale prese ad applaudire per la canzone appena finita; Betty si voltò e scrutò i clienti. «Quello che fissa la band con sguardo omicida.»
Amy cercò l'incriminato e capì. «Ah. Quel tipo.»
«E io che ho detto?»
Il gruppo riprese a suonare e l'uomo spostò lo sguardo verso il bancone, cogliendole a osservarlo.
«Cazzo!» esclamò Betty girandosi di scatto, mentre Amy abbassò gli occhi sulle stoviglie che stava tirando fuori dalla credenza.
«Ci ha viste?»
«Penso proprio di sì» ammise Amy. «Ma dato che lui non fa che fissare noi da quando è qui, direi che se lo merita.»
Betty sorrise con compiacimento, impettita. «Da quando è qui?» ripeté. «Cioè da tre ore?»
«Cioè da una settimana» la corresse.
«Una settimana?!» esclamò allibita. «E come mai io l'ho notato solo questa sera?»
Amy strinse le spalle. «Se non lo sai tu!» ridacchiò.
Betty si voltò ancora una volta, cautamente per non essere presa in flagrante. «È un po' palliduccio, non trovi?» constatò. «Secondo te è davvero così moro, o si tinge?»
Amy si morse le labbra per non scoppiare a ridere. «Vaglielo a chiedere!»
«Non sono così invadente! Ma mi piacerebbe attaccare bottone con lui» disse scostandosi dal lavabo e sistemandosi il grembiule da cameriera.
Amy le allungò una Guinness appena spillata. «Offrigli una birra» le propose.
Chad uscì dalla cucina con delle portate di hamburger. «Al lavoro, forza! Non vi pago per chiacchierare!» brontolò vedendole entrambe dietro il bancone.
Betty sbuffò, poi fece un occhiolino ad Amy e prese la Guinness da portare a quel tipo. Lei la osservò raggiungerlo al tavolo, posare la birra e cominciare a parlare e gesticolare.
Amy prese a giocare con il ciondolo della sua collana e pensare: il viso dell'uomo le era familiare, non le era del tutto nuovo, ma non le veniva in mente dove potesse averlo già visto. Aveva dei lineamenti sottili, lo sguardo gelido e i capelli più neri delle piume di un corvo. Era affascinante e allo stesso tempo inquietante e lei si era ripromessa di stargli alla larga. Si era accorta di lui la settimana prima, non le aveva mai rivolto la parola, né lei aveva mai preso ordini dal tavolo in cui si sedeva. Si tenevano reciprocamente a distanza, ma Amy non riusciva a spiegarsi perché. O meglio, non si spiegava perché lui lo facesse. Lei aveva i suoi buoni motivi.
Chad le schioccò le dita davanti agli occhi. «Ci diamo una mossa!» la rimproverò.
«Sì... ehm, scusa» balbettò riattivandosi e lasciando il pendente con cui stava giocherellando. Preparò velocemente gli ordini dei tavoli e riprese a servire in sala. Non pensò più a quel tipo per il resto della serata, finché Chad non chiuse la porta del locale dopo che uscirono gli ultimi clienti. Il capo fece un rumoroso sospiro poi batté le mani un paio di volte. «Coraggio, non abbiamo ancora finito» disse osservando il suo personale ridotto allo stremo.
Amy si era accasciata su una sedia allo stesso tavolo di Betty. Aspettò che Chad oltrepassasse la porta che dava alla cucina, poi domandò all'amica: «Allora, com'è andata col moro pallido?».
Betty sollevò i suoi occhi da cerbiatta sul suo viso lentigginoso. «Un disastro!» esclamò allibita.
«Non gli piace la Guinness?»
«Non gli piaccio io!» disse, sempre più sbigottita.
Amy tentò di inventarsi qualcosa. «Be', forse è... ehm... timido?»
L'altra le riservò uno sguardo eloquente.
«Okay, non è timido! Magari è fidanzato? Oppure gay?»
Betty roteò gli occhi. «Non è ovvio?!»
«Cos'è ovvio?»
«È interessato a te, Amy!»
Lei prese a ridere. «No, direi proprio di no.»
«L'hai detto tu che ci fissa da una settimana. Quindi se non me, significa che punta te!»
«Che... punta? Ehi, non sono mica una preda!»
«Eppure è proprio così che ti guarda, mia cara» disse. «L'ho studiato per il resto del tempo e, credimi, l'ho colto a osservarti un sacco di volte!»
Amy non era minimamente grata per quelle attenzioni. Certi atteggiamenti la spaventavano a morte, soprattutto dopo ciò che le era accaduto. La sua fiducia era ormai difficile da guadagnare.
«Ehi.» Betty le sfiorò una mano e le sorrise dolcemente. «Stai tranquilla. Ci ho comunque fatto due chiacchiere e non mi è parso male.»
«Grazie, Beth. Ma non mi sembra lo stesso una buona idea.»
«Prima o poi ti riavvicinerai all'altro sesso! E quando avverrà...»
«Sarà per una lavata di capo!» esclamò Chad, piazzandosi davanti al tavolo in cui stavano discutendo le due amiche. «Vi tolgo un'ora di paga se non la piantate di fare i vostri comodi!» disse, e le ragazze scattarono subito in piedi per finire di sistemare il pub.
***
Ecco a voi il primo capitolo!
Non ho molto da dire, oggi. Spero solo che la storia vi incuriosisca un pochino. A breve le cose diventeranno... movimentate!
A presto!
Bye bye!
Cla 💚
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LOKI - Non c'è inganno
FanficLoki Laufeyson, il potente Dio dell'Inganno, si reca a Midgard con l'intento di impossessarsi del Diamante Perduto, una pietra magica il cui unico potere tramandato è che deve essere donata spontaneamente dal suo possessore a quello successivo. Dunq...