capitolo 20

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[T/n]
Più passavano i giorni più era difficile sopportare i maltrattamenti. Ovunque andassi mi additavano e mi chiamavano demone

Il sole batteva forte sulla strada, le persone mi evitavano; avevo, infatti, messo una camicetta smanicata che metteva in risalto il marchio.
Lo mostravo con fierezza, era lo stemma della mia casa, dimostrava quello che ero, non abbassavo lo sguardo volevo dire:
"Vuoi offendermi? Fallo" ero lì per una ragione; dovevo difendere la mia famiglia.
Ad attirare la mia attenzione fu una palla che rotolò, poco più avanti, fino alla strada.
Dopo 10 anni nell' armata ricognitiva, avevo sviluppato i cinque sensi meglio delle persone abituate a una vita monotona, e riuscì ad accorgermi della situazione prima di chiunque altro: una bambina rincorse la palla e si bloccò proprio in mezzo alla strada, poco più avanti arrivava a tutta velocità una carrozza, agii senza riflettere: mi lanciai contro la bambina e la presi tra le braccia e rotolai lungo la strada.
La piccola si mise a piangere per lo spavento, cercai di calmarla ma l'urlo della madre l'agitò ancora di più
-CAMILLA! AVETE VISTO IL DEMONE CERCAVA DI UCCIDERE LA MIA BAMBINA-
ma che cazzo
Corse verso di noi, tutta agitata
-Demone mangia bambini- mio dio che gente ignorante
-Senta signora va bene tutto ma ora è troppo- sbuffai
-La mia povera piccola, volevi ucciderla vero?- intorno a noi si era radunata una grande folla, iniziavo ad agitarmi
-Tsk ma lei ci vede? Le consiglio un dottore. Se non fossi intervenu...-
Mi ritrovai a terra, mi misi a carponi e mi girai; un militare mi guardava dal alto
-Che vuoi?- dissi, per tutta risposta tirò indietro un braccio per poi puntarlo su di me. D'istinto mi protessi la faccia con il braccio e solo quando iniziò a sanguinare e farmi male mi accorsi che aveva una frustra, mi alzai e lo guardai.
-Che cazzo di problemi avete qua eh?- nuovamente cerco di colpirmi ma riuscì a schivarla e la gente, che prima ghignava per la mia sorte, arretrò spaventata
-Sei lento moccioso- nuovamente alzò la frustra, questa volta riuscì a colpirmi di striscio ma abbastanza da farmi inginocchiare
-Tsk questo non è nulla, dovresti impegnarti di più- "le frustrate del padrone erano peggio" pensai
Altri due militari vennero in "aiuto" del primo; mi presero le braccia e mi tennero per terra, il primo militare iniziò a colpirmi la schiena, rimasi in silenzio e abbassai la testa
-Ritornate su quel isola demone di merda- magari fosse possibile, pensai mentre le lacrime scendevano a un colpo più forte degli altri, alzai la testa e lo vidi; in mezzo alla folla c'era lui che mi guardava, non potevo sbagliarmi, quelli erano i suoi occhi.
Strattonai i soldati e gli feci cadere a terra, con tutte le forze che mi rimanevano feci uno scatto in avanti
-LEVI- urlai il suo nome, perché era li? Quando raggiunsi il luogo dove pensavo si trovasse il nano, mi guardai intorno, non c'era nessuno con i suoi occhi.
Caddi a terra e persi conoscenza

Quando mi svegliai vidi Zeke e Pieck che parlavano fra di loro, avevo la schiena che bruciava, feci un verso di doloe e si girarono verso di me.
-Vedo che vai sempre in cerca di guai- disse Zeke
-Direi che sono i guai che cercano me-
Risposi con un filo di voce
-Muoviti il meno possibile- disse Pieck
-Hanno punito il militare, il governatore non tollera che l'unica salvezza per l'umanità rischi di morire-
-Tsk- sussurrai, l'unica salvezza che gli rimane per tenere in piedi il suo governo varrà dire
-Rimarranno le cicatrici-
Feci una debole risata -Sticazzi, ormai-
-Hai una grande forza d'animo per sopportare tutta sta merda- mi disse la ragazza
-Non so se è forza d'animo o altro, tutto questo posso sopportarlo perché la mia famiglia sta bene, è viva e continuerà a esserlo-
-E non t'importa di morire?-
-No- dissi
-Non pensi a Levi?- Levi? Mi balenò nella mente gli occhi che vidi quello stesso giorno
-Certo e spero vivamente che mi abbia costruito un altare e che mi stia venerando come una dea visto che gli sto dando la possibilità di pulire tutti i castelli dell'isola se volesse- la ragazza mi guardò, sorrise e poi mi disse di riposare, il giorno dopo il signor Mastronzo voleva vedermi a tutti i costi.

Chissà che voleva.
Quando venni convocata nella sala dove si trovava, vidi che c'erano altri due uomini con lui
-Oh l'Ala della libertà, dai muoviti e raggiungici-
Per ripicca mi mossi in maniera più lenta possibile anche perché a ogni passo fitte di dolore mi attraversavano il corpo
-Che vuoi?- dissi mentre mi fermavo accanto a uno dei due uomini, gli guardai.
Uno era alto e scuro di pelle, aveva un volto conosciuto ma non riuscivo a collegarlo a un nome, l'altro era più basso e portava un cappuccio con una maschera, era quello più vicino a me, sbuffai mi ricordava Levi per la postura; poi scossi la testa, era più alto del caporale maggiore anche quando parlò la sua voce era diversa, più acuta
-Sarebbe lei?- i modi però sembravano proprio i suoi
-Non ti fidi di me?-
Lui disse -Come posso fidarmi di uno che si chiama Felice Mastronzo? E poi guardala: è ridotta male la mocciosa- sgrani gli occhi e risi, questo mi provocò una fitta dolorosissima; mi ricomposi
- Vorrei ribaterre al gentile nano qua accanto ma, maledizione ha ragione. Quindi che volete?-dissi mentre ansimavo
-Eh cara la mia Ackerman, lui è Onyankopon- Sgranai gli occhi, ecco chi era!
-Ci finanzierà per la spedizione così puoi compiere il tuo lavoro- il ragazzo annuì e poi disse
-Finalmente lavoreremo, sul serio, insieme- spostai lo sguardo sul ragazzo mascherato
-E tu invece?- -Io sono quello che ti parerà il culo in caso di bisogno-
-Tsk non farmi ridere, perché porti la maschera?- fu Onyankopon a rispondere
-Da piccolo è rimasto sfigurato da un incidente, io gli ho salvato la vita e da quel giorno lui lavora per me- gli gurdai entambi, poi annui

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