Capitolo 14.

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Louis'pov.

Erano passati altri tre giorni.
Tre giorni così lunghi, intensi e allo stesso tempo vuoti.
Tre giorni da quando Beth era ritornata a scuola. Otto da quando abbiamo smesso di sentirci: centonovantadue ore, undicimilacinquecentoventi minuti, seicentonovant-

Sì, Louis, abbiamo capito tutti. 

In realtà non è che avevamo deciso insieme di non sentirci più, era capitato per colpa mia e di Zayn.

A proposito di Zayn, il nostro rapporto si era leggermente incrinato. Avevo capito un po' in ritardo che il suo comportamento era stato da totale idiota, e idiota ero stato stato io che l'avevo seguito. Mi portai le mani tra i capelli nel pensare quella cosa: non mi davo pace, quel pensiero mi tormentava giorno e notte. 
Zayn, dal canto suo, cercava di parlarmi come si deve senza le sue battutine -che ultimamente mi sembravano odiose- e di chiarire -anche se non capiva perché me la fossi presa così tanto-, ma io non ne avevo voglia, almeno non al momento. Doveva capire il suo grande sbaglio, così come lo avevo capito in questi giorni.

Sì, ho passato questi giorni a pensare, pensare e ancora pensare.

Perché, tu pensi? 

Mini-me, stai un po' zitto.

Non ho mai pensato così tanto, specialmente a una ragazza. L'ho pensata così tanto e immensamente che ho fatto pure uno strano sogno: c'eravamo io e Beth, accoccolati su un letto, forse in camera mia, non si capiva molto bene. Ma non è questo l'importante. La cosa mi ha scombussolato non poco era il fatto che io la stringevo forte contro il mio petto e le lasciavo teneri baci sulla fronte e sulle labbra. Non so da cosa è stato dettato questo sogno a dir poco strano e assurdo -perché insomma, diciamocelo, Louis Tomlinson sogna altri tipi di rapporti con ragazze diverse da Beth.
Okay, non mi è mai capitata una cosa del genere e mi imbarazzo se ci ripenso, ma quel sogno è stato così intenso che mi sono svegliato di colpo alle quattro di notte e ho iniziato a scrivere di getto alcune frasi, sconnesse tra loro, su un foglio bianco. 
Non scrivevo da un sacco di tempo e il fatto che fosse stata Beth a farmi scrivere di nuovo significava solo una cosa: era una cosa veramente importante e seria. Mi aveva fatto tornare la voglia di scrivere canzoni e suonare il piano. Questo non capitava da tempo: per una cosa o per un'altra avevo abbandonato il mio adorato piano e non ero più tornato a suonare. Ma una passione non finisce così di colpo, giusto?

Mi sentivo strano e pure idiota, non avevo mai provato nulla del genere e avevo paura, ma mi ero deciso a fare una cosa che dovevo fare tempo fa.

Quella mattina mi svegliai prima del solito, mi vestii in fretta, feci addirittura colazione con tutta la mia famiglia e uscii di casa in orario. Non capitava da, più o meno, sempre.. Ma ero pieno d'ansia e dovevo arrivare in fretta a scuola.

-


Guardai l'orario sul mio telefono: erano le otto meno dieci. 
Oltrepassai il cancello nero col fiatone e mi appoggiai al muretto opposto a quel muretto: avrei aspettato lì Beth. Dovevo parlarle e pure subito.

Arrivò dopo nemmeno dieci minuti con al suo fianco Allison ed Harry. Aveva un sorriso stampato in faccia e guardandola sorrisi pure io. Era vestita pure bene.

Dio Louis, smettila, sembri una ragazzina alla sua prima cotta. 

Il mio mini-me era così simpatico, sempre presente per rompermi le scat- COSA? Alla mia prima cotta? Non dire fesserie, mini-me.

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