Epilogo.

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Io e Louis stavamo insieme ormai da tre settimane, quasi un mese. E nonostante fosse la prima volta che provava a stare seriamente con una ragazza, dovevo ammettere che se la stava cavando alla grande. Certo, a volte si imbarazzava -come me in fondo- , non faceva gesti eclatanti, ma mi piaceva così com'era e come mi faceva sentire. Non avevo bisogno di chissà quali dimostrazioni d'affetto, mi interessava solo avere l'amore sincero e puro di Louis e averlo soprattutto al mio fianco.

I miei e suoi genitori sapevano di noi. "Lo sapevo che c'era un ragazzo dietro i tuoi sorrisi. Mamma ti conosce bene" mi aveva detto mia mamma, sedendosi accanto a me sul divano, mentre accarezzavo Chester sul mio grembo. "Spero solo che non ti faccia del male, perché al giorno d'oggi non ci si può fidare più di nessuno" aveva continuato ed io semplicemente le avevo parlato di Louis, del suo carattere, delle sue passioni e mia mamma ne aveva tratto le sue conclusioni "Si vede che ti piace. Hai gli occhi che brillano" e mi aveva sorriso, dandomi poi un bacio sulla fronte, alzandosi e sparendo in cucina. Io ero rimasta lì, sul divano, a sorridere come un'ebete. Mio padre non aveva di certo esultato per la notizia, ovviamente, ma non era nemmeno uscito fuori di testa: diciamo che aveva accettato la situazione mantenendo la calma. Avevo invitato una volta Louis a cena e si era ritrovato a parlare di calcio insieme a mio padre. Avevano scoperto di avere la stessa passione per il Doncaster Rovers e si erano messi a discutere sul campionato imminente e sui giocatori acquistati nell'ultimo periodo. Da quel momento i miei avevano preso in simpatia occhi azzurri. La stessa cosa si poteva dire per sua madre e le sue sorelle: non sapevo che i suoi fossero divorziati e che sua madre si fosse sposata di nuovo con un certo Dan, l'attuale patrigno di Louis. Sua madre ha voluto conoscere a tutti i costi "la ragazza che ha fatto mettere la testa a posto a mio figlio" e così mi ha invitata a pranzo. Era davvero una famiglia numerosa, ma molto alla mano e gentilissima.

Qualche volta Louis veniva spesso da me, studiavamo insieme nonostante i nostri compiti fossero diversi e poi ci mettevamo a scherzare -e a scambiarci delle coccole sul mio letto, ovviamente nel limite, sapendo che uno dei miei genitori era in casa quando c'era Louis.

Anche quella volta era a casa mia.

"Dio mio, questa funzione non risulta" sbuffò Louis, buttando malamente la penna sul tavolo e portando la testa all'indietro. Io risi.

"E' così difficile?" lo guardai e gli accarezzai il braccio. Lui ricambiò lo sguardo e gli sorrisi.

"Un po'. A volte non le capisco proprio. La matematica fa schifo!" si portò le mani tra i capelli e li tirò indietro.

"Concordo assolutamente" ridacchiai "Fai una pausa, no?" io nel frattempo chiusi il mio libro di storia, lasciando perdere Martin Lutero e mi alzai, andando ad aprire il frigo e uscendo un succo all'arancia. Versai il liquido in due bicchieri e li portai sul tavolo; Louis ne prese uno.

Ad un tratto mia mamma sbucò in cucina e ci sorrise.

"Ragazzi, è tutto apposto qui?" disse sorridendo.

"Sì mamma, tutto apposto! Serve qualcosa?" chiesi, tornando a sedermi al mio posto.

"Nulla, volevo solo dirti che sto uscendo" si sistemò la borsa sulla spalla "Devo andare a pagare delle cose" io annuii "Louis, io ti saluto in caso non dovessi trovarti dopo" Louis poggiò il bicchiere sul tavolo e strinse la mano di mia madre, cortese.

"Arrivederci signora" disse lui, mostrando la sua dentatura perfetta.

"Ciao mamma, a più tardi" e detto questo se ne andò.

Mi voltai di nuovo verso Louis e lo vidi trafficare con dei fogli, che cercò che inserire dentro un quaderno.

"Cosa sono quelli?" chiesi curiosa, indicandoli.

Whatsapp • Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora