Il bosco era tranquillo e l'unica cosa percettibile era il cinguettio degli uccellini e il delicato fruscio degli alberi.
I raggi del sole macchiavano il terreno delle ombre delle foglie che dolcemente ondeggiavano cullate da un leggero vento mattutino.La quiete non durò molto e i primi ad accorgersene furono gli uccelli, che volarono via come se avessero sentito uno sparo, anche se quello che stava succedendo sarebbe stato peggio.
Il terreno iniziò ad avere delle piccole crepe, che molto presto diventarono delle vere e proprie spaccature nella terra, portando a galla il corpo di una donna ancora dormiente.
Essa aprí gli occhi, balzando fuori dalla terra e salì sopra un ramo nascondendosi dal sole.
<<dopo anni là sotto dovevo proprio svegliarmi alla mattina, pff>>
Borbottò stiracchiandosi e sedendosi sul ramo per riprendere le forze.
Quando si sentì pronta si lasciò cadere a terra atterrando sopra l'ombra dell'albero, per poi manovrarla a suo piacere creandosi un sentiero dove poter camminare.
Era vicina alla periferia di Tokyo e prima di recarsi alla sua meta decise di entrare in un bar per rinfrescarsi visto che non beveva della semplice acqua da molto tempo.
Una volta varcata la soglia di quella catapecchia gli uomini al suo interno iniziarono a bisbigliare, guardandola con fare malizioso.
La ragazza si guardò cercando di capire cosa infastidisse gli uomini alla sua vista.
Aveva un kimono nero con i contorni rossi, i lati erano tagliati in modo da far vedere le gambe, mentre il ventre era fasciato con un nastro rosso che faceva ricadere i lacci sul fianco destro ma la cosa che sembrava attirare di più l'attenzione degli uomini era la scollatura che le risaltava il seno prosperoso.
Passò in mezzo a quel branco di uomini affamati tenendo lo sguardo dritto a sé.
<<acqua, per favore>>
Si limitò a parlare il meno possibile e a non intrecciare lo sguardo con nessuno, perché se lo avesse fatto molto probabilmente quegli uomini l'avrebbero preso come un invito a passare del tempo insieme e questa era l'ultima cosa che avrebbe voluto.
Il cameriere le porse un bicchiere di acqua, che lei bevve in un solo sorso chiedendone un altro e un altro ancora.
<<un altro>>
<<vedo che siamo assetate eh?>>
Un uomo le si avvicinò, poggiando i gomiti sul bancone e sbilanciandosi verso le ragazza per vederla bene in viso, ma lei non rispose.
<<allora come ti chiami?>> si sporse un po' più vicino alla ragazza, ma anche questa volta decise di non rispondere.
<<allora? Sei sorda per caso!?>>l'uomo si avvicinò sempre più per poi scuoterla da un braccio.
La ragazza gli afferrò il polso portandoglielo dietro la schiena, tenendogli la testa premuta sul bancone e chiamando a se le ombre della stanza.
Esse entrarono dalla bocca dell'uomo, mostrandogli i suoi incubi peggiori, per poi uscire lasciandolo terrorizzato sdraiato sul suolo del locale.
La ragazza liberò le ombre, lasciandole tornare ai loro rispettivi posti e se ne andò.Fanculo, sono appena tornata e già mi faccio notare
Dall'ingresso notò alcuni ombrelli, alcuni vecchi e rotti e altri ancora utilizzabili. Prese un ombrello nero e uscì dal bar girando senza meta in una Tokyo cambiata negli anni.
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Era tardo pomeriggio quando la ragazza decise che era arrivato il momento di dirigersi verso la sua meta.
Camminò per le lunghe strade asfaltate della periferia di Tokyo, non aveva dei sandali e quindi poteva percepire tutto il calore dell'asfalto sotto la pianta dei suoi piedi, ma non si fermò.Arrivò davanti all'accademia delle arti occulte e salì i gradini delle scale, si fermò quando vide davanti a sé un ragazzo pronto ad attaccarla.
<<cani di giada!>>
Un cane bianco e uno nero le vennero in contro, si chinò verso di loro allungando la mano che non sorreggeva l'ombrello, lasciando che si avvicinassero.
Quando arrivarono vicini rallentarono e iniziarono a scodinzolare, lasciandosi accarezzare e una volta finito la ragazza li rimandò dal loro padrone per poi avvicinarsi a lui.
Il corvino provò a sferrarle un pugno, ma lei gli prese la mano tirandolo più vicino a sé, togliendosi l'ombrello che aveva tenuto nascosto il suo viso per tutto il tempo.
<<ho bisogno di parlare con il tuo sensei. Dov'è?>>
<<chi sei?!>>
<< sono Yami Tanjō, forse avrai già sentito il mio nome.>>
( Yami= buio/oscurità, Tanjō= nascita)
Il ragazzo spalancò gli occhi, per poi ricomporsi e fare strada dentro l'edificio.
Arrivato davanti alla porta del sensei bussò due volte e una voce vivace ci diede il permesso di entrare.
Il corvino si mise dallo stipite della porta, lasciando entrare prima l'ospite.

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Sukuna x reader x Gojo
FanfictionDopo un sonno durato dei secoli, Yami Tanjō si risveglia in una Tokyo completamente diversa da come l'aveva lasciata. Se si è svegliata è solo perché qualcosa o qualcuno nel mondo degli umani necessita il suo aiuto. Affianco al sensei Gojo Satoru, c...