i primi giorni, 1

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Emma stava cercando di sollevare uno scatolone molto pesante, probabilmente contenente le varie stoviglie per la cucina, per metterlo sopra il tavolo del soggiorno. Inutile dire, data la sua esile figura, che tutti i suoi sforzi erano completamente inutili. Grossi sbuffi lasciavamo le sue labbra mentre cercava di guardarsi intorno alla ricerca di una testa riccia che potesse aiutarla.

"Simon!" urlò per farsi sentire anche al piano di sopra, dove c'erano le stanze da letto e i due bagni. Ripeté il suo nome, invano. Emma cominciò a preoccuparsi leggermente: per Simon, nonostante volesse questo trasloco più di ogni altra cosa, erano comunque dei giorni molto tosti per lui. Rientrare in quella casa, così piene di bei ricordi, che non potranno più ripetersi ... . Quella notte sarebbe dovuta essere la prima per i due che avrebbero passato nella vecchia casa di Simon, e lui sentiva la tensione crescergli da giorni alla sola idea. Emma decise di abbandonare la sua missione e di dirigersi al piano superiore alla ricerca di Simon. Salì per le due piccole rampe di scale, percorrendo il breve corridoio lanciando veloci occhiate all'interno delle stanze che si trovavano ai lati. Fino all'ultima stanza, nella parete davanti a lei, quella dei genitori, dove vide il ragazzo in piedi davanti al letto, con le braccia tese lungo i suoi fianchi.

"Simon?" lo chiamò la ragazza a voce bassa, quasi sussurrando per non infastidire l'altro. Ma questo sembrava così preso nei suoi pensieri che non riuscì neanche a sentire quel piccolo richiamo. Dopo aver provato una seconda volta a richiamarlo, inutilmente, decise di tornare al piano inferiore e continuare a sistemare gli innumerevoli scatoloni che ricoprivano il pavimento del soggiorno e della cucina.

Emma si ritrovò a pensare a tantissime cose, mentre sistemava i piatti nelle mensole sopra il lavello. Pensò a tutte le questioni irrisolte tra lei e Simon, a come avrebbero dovuto sistemarle prima o poi. Pensò a questa nuova vita, da trascorrere nella vecchia casa del ragazzo, impregnata di ricordi che lei non aveva vissuto, ma che poteva vivere ora con le memorie di lui. Era molto spaventata all'idea di vivere in quella casa. Non si sentiva degna di metterci piede, non voleva contaminare con la sua presenza, sporca ed estranea, tutti quei ricordi che parlavano dalle mura. Ma al tempo stesso, quando Simon le aveva aperto il cuore in quel modo qualche settimana precedente, sapeva di non poter mettere sé stessa davanti al ragazzo. Entrambi avevano bisogno l'uno dell'altra per poter superare le loro difficoltà, e prendersi del tempo da dedicare a Simon avrebbe fatto bene anche alla ragazza. E così Emma decise di rispettare gli spazi del moro, restando in soggiorno a svuotare alcuni degli scatoloni per la cucina. Era ormai ora di cena quando Emma terminò di sistemare tutte le posate, stoviglie e piatti e decise quindi di cominciare a preparare qualcosa da mangiare. Aveva sentito qualche passo dal piano superiore, e questo voleva dire che Simon stava sistemando pian piano tutti gli oggetti delle camere da letto e dei bagni. Già nel pomeriggio Emma si era occupata di riempire frigo e mensole per il cibo, nella speranza almeno in questa abitazione di avere una qualche scorta di cibo. Emma cominciò a preparare un leggero passato di verdure, consapevole delle minacce che avrebbe ricevuto di lì a poco da parte del ragazzo. Quando scese infatti, Simon si bloccò alla fine delle scale nel momento in cui sentì quell'odore insidiarsi nelle sue narici. Aggrottò profondamente le sopracciglia, prima di farsi coraggio e dirigersi verso la cucina, per fermarsi indignato dietro il tavolo della cucina mentre guardava Emma darli le spalle, impegnata a cucinare.

"Non mi interessano le tue lamentele, hai mangiato solo schifezze in questi giorni" esordì Emma che aveva sentito avvicinarsi il ragazzo, e sapeva benissimo che si sarebbe presto lamentato con lei.

Simon sbuffò molto forte prima di mettersi il cuore in pace, per dare voce al suo disappunto. Cominciò ad apparecchiare la tavola per loro due, mettendo in tavola qualche pezzo di formaggio e crostino, nella speranza di eliminare il sapore di quell'orrendo pasto. Quando fu tutto pronto e i due si misero a tavola, la conversazione della serata fu proprio su quel povero passato di verdure. Simon continuava a lamentarsi e cercò più volte di convincere Emma a lasciarlo cucinare qualcos'altro, senza successo, mentre la televisione faceva da sottofondo a quella piccola stupida lite.

Sinceramente i due non sapevano come affrontare la prima notte in quella casa. Era già tanto che Simon riuscisse a sedersi a tavola o sul divano, dopo svariati tentativi per lottare contro sé stesso. Aveva un blocco incredibilmente profondo che gli impediva di riuscire a sciogliersi e di godere di quell'abitazione per una seconda volta, per una nuova vita. Aveva deciso di dormire nella sua vecchia stanza. Così avevano spostato il suo vecchio letto singolo nella stanza dei suoi due fratelli che allora la condividevano, e nella sua avevano portato il loro vecchio letto matrimoniale dall'appartamento sopra lo studio. Non voleva sfruttare il letto dei suoi genitori, era ancora tutto troppo fresco e probabilmente mai lo avrebbe usato. Dormire nella sua stanza invece sarebbe stato cento volte più semplice, sia per lui che per lei.

Così quando Emma fu troppo stanca anche per rimanere nel divano a guardare qualche film in televisione, salutò Simon con un bacio sulla guancia e decise di prepararsi per andare a dormire. Il bagno si trovava lungo il corridoio, affianco alla loro camere, mentre il secondo era collegato direttamente alla stanza padronale. Dopo essersi fermata in bagno per sistemarsi, si diresse in camera, indossò il pigiama e si infilò a letto. Prese il libro che stava finendo di leggere dal comodino e guardò l'ora sulla sveglia. Erano le undici e quaranta. Si domandò quando sarebbe arrivato Simon, se mai sarebbe arrivato. Se sarebbe stato in grado di recuperare le forze per fare le scale e guardare la stanza dei genitori e dei fratelli in corridoio, prima di fiondarsi nella sua. E con tutti quei pensieri in testa, Emma si ritrovò a dover rileggere più volte le stesse frasi del suo libro per capirle, prima di addormentarsi, senza nemmeno rendersene conto con il libro in mano e la luce della lampadina accesa. 

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