Iggy

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Ormai erano passate due settimane. Due settimane durante le quali Emma fece tutto quello che avrebbe dovuto fare dall'inizio della sua permanenza a Firenze: scoprire, studiare. Si iscrisse finalmente a quel corso di pittura, per il quale era andata lì, a Firenze, città d'arte. Prima non ne vedeva più il motivo: doveva andare a lavorare al museo, poi doveva passare da Simon in negozio, magari partire per qualche viaggetto, tornare a casa e riposare. Ma ora, voleva prendersi una pausa e voleva tornare alle origini, si potrebbe dire. Durante quel corso conobbe Matteo, un ragazzo spiritoso, positivo e solare. Energico come lo era lei, spumante quasi. I due andarono subito d'accordo, d'altronde con tutti quei tratti caratteriali comuni sarebbe stato difficile il contrario. Uscivano insieme la sera per prendere un caffè o un aperitivo veloce dopo le lezioni, poi durante la giornata andavano a qualche mostra, sempre presente nella cittadina. Emma si stava divertendo. Ma la sera, quando tornava in ostello, circondata da sconosciuti, non si sentiva più tanto bene. Spesso all'uscita dalle lezioni rischiava di imboccare la strada verso casa di Simon, per tornare da lui, ma si imponeva di girare dall'altra parte, di far passare ancora un po' di tempo. Dopo due settimane però, senza aver mai ricevuto un messaggio o una chiamata, decise di passare velocemente davanti il negozio all'orario di chiusura, di nascondersi dietro le colonne del portico dall'altra parte della strada e di osservare, semplicemente. Si sentiva un po' porca a nascondersi in quella maniera, ma non voleva farsi vedere ancora da SImon. Almeno, voleva provarci.

Una volta arrivata vide uscire un cliente sorridente dalla porta, mentre dalle finestre si poteva notare Simon, chiaramente stanco, che stava terminando di igienizzare i lettini dove si sdraiavano le persone e tutti i suoi strumenti. Si tolse i guanti, li gettò nel cestino, che svuotò. Sistemò il suo banco dove preparava i disegni per i clienti, quando Emma notò una figura familiare avvicinarsi al negozio. Un po' rimase senza fiato. Quel ragazzo alto, biondo con i capelli rasati e magro stava entrando con un'aria accigliata. Iggy salutò subito Simon, distendendo i propri lineamenti, rimanendo più rilassato, dopo qualche chiacchiera tranquilla, Emma poteva notare anche da alcuni metri di distanza che i modi tra i due si erano fatti più seri e che Iggy stava estraendo qualcosa dalla tasca del giubbotto in jeans che teneva addosso. Simon si irrigidì subito e si avvicinò velocemente alle tende delle vetrate del negozio, per tirarle e nascondere ciò che stava succedendo all'interno. Emma non voleva crederci. Voleva prendere, e andarsene. Lasciarsi alle spalle per sempre quello che lei e Simon erano stati. Dimenticarlo al cento per cento. Perché non era possibile, dopo tutte le promesse, dopo tutte le litigate e le proteste, vedere ancora quelle scene, vedere ancora quella persona entrare nel negozio di Simon, quella persona che gli aveva e gli stava tutt'ora rovinando la vita. Stava giusto per andarsene quando si impose di rimanere, di provare a darli fiducia ancora un po'. Simon era visibilmente nervoso, teso, mentre Iggy molto più sciolto stava sbandierando quella busta sotto il naso del ragazzo. La lasciò sul tavolino davanti al moro, prima di uscire, guardandosi intorno. Emma rimase a fissare dalla fessura delle tende che davano all'interno. Simon se ne stava in piedi, ancora con una mano attaccata alle tende e con l'altra stesa lungo il fianco inerme. Emma lo osservò finalmente per bene, spostandosi più vicina, rimanendo comunque a distanza di sicurezza: le sembrava dimagrito, pallido e con qualche goccia di sudore sulla fronte. Lui era ancora lì immobile, con lo sguardo puntato sulla busta che giaceva sul tavolino.

"Ti prego Simon, buttala via ..." sussurrò tra sé e sé la ragazza, con il cuore che le pulsava nel petto.

Simon chiuse la tende.



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Nuovo personaggio e piccola suspance per il prossimo capitolo! Siete curiosi? :))

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