Caravaggio e van Gogh

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Tracciava linee fine e leggere sulla tela posta in centro alla stanza, illuminata direttamente da un fascio di luce che entrava dalla finestra della cucina. Seduta a terra a gambe incrociate, con la propria tavolozza stretta in mano davanti a sé, Emma se ne stava pacifica a dipingere, attenta a non sporcare di colore i pantaloni molto larghi, stile bohemien che aveva acquistato da poco – non era stata la scelta più adatta per dipingere. Sotto di sé aveva ricoperto il pavimento del salotto con vecchi fogli di giornale per non sporcare. Simon era in piedi vicino al treppiedi che teneva la tela, intento nel mescolare insieme alcuni verdi, del bianco e del nero per ottenere la sfumatura di colore perfetto per completare il campo che stava raffigurando la ragazza.

Uno dei pittori preferiti di Emma era sempre stato van Gogh, e si poteva intuire dai numerosissimi paesaggi che Emma amava riprodurre nelle sue tele, imitando le inquadrature dell'artista ma discostandosi completamente dal genere pittorico di esso. Per quanto fosse follemente innamorata dell'Impressionismo, non era in grado di riprodurre un genere diverso dal proprio personale, e non ne aveva intenzione: le sembrava ingiusto e sbagliato. Insieme a Van Gogh un altro artista dal quale prendeva spesso ispirazione era Caravaggio, due artisti completamente diversi ma entrambi dei geni e illuminati dell'arte, irraggiungibili. Bizzarramente, Simon le ricordava entrambi. Rivoluzionario.

Caravaggio era un vero e proprio personaggio: violento, esplosivo e irrequieto. Dall'altra parte, Vincent van Gogh, altrettanto irrequieto quanto isolato, timido e introverso. I due artisti manifestavano la loro esuberanza sia nell'arte che nella vita in due maniere completamente diverse, e Simon le sembrava essere un perfetto mix dei due artisti. Trovava riscontro con la propria ribellione e sconsideratezza di Caravaggio nella droga, e il proprio bisogno intrinseco di pace e serenità di van Gogh nella sua ricerca costante di serenità, di famiglia. Paragonabile forse al nido di Pascoli.

Tutte questi pensieri le affollavano la mente, sempre a pensare all'arte, mentre si era fermata dal dipingere e si era invece soffermata nell'osservare il ragazzo ancora in piedi che ora, stando a lato della tela, tracciava piccoli fili d'erba nel bordo del campo illuminato da una fioca ma cupa luce solare. Lui le sorrise semplicemente, con gli occhi socchiusi e il pennello fermo a mezz'aria. Faceva tenerezza, vederlo stringere quel pennello con la sua forte mano interamente tatuata. Era un tale contrasto, da far sorridere. Così delicato ma così forte allo stesso tempo. Lei posò pennello e tavolozza sopra i giornali disposti sul pavimento affianco a lei, per riposare un po' le mani. Invidiava vedere Simon lavorare per così tante ore consecutive, mentre lei si poteva concedere di provare a completare un piccolissimo disegno soltanto nei giorni buoni.

Spesso si domandava se tutto quello per cui aveva combattuto ne valesse davvero la pena. Da quando era partita da casa e aveva lasciato la sua famiglia, altro non aveva fatto se non aiutare Simon, metterlo davanti a sé, ai suoi problemi, ai suoi desideri. Si domandava se davvero stesse facendo abbastanza per sé stessa. Se provare a salvare un eroinomane fosse un suo compito. E spesso, la risposta era stata no. Non voleva più sobbarcarsi di così tanti pesi. Lei era venuta a Firenze, andando contro il volere dei suoi genitori, per trovare il proprio posto nel mondo e per seguire la propria passione e il proprio stile di vita. Da quando aveva incontrato il ragazzo invece, era cambiato tutto. La questione non era più aiutare sé stessa, ma salvare Simon. Ne valeva davvero la pena?

In quei momenti, seduta a terra ancora guardandolo dal basso, così concentrato a tracciare quei segni così precisi e delicati, seduta nella sua casa, si diceva che sì, alla fine era giusto così. Perché aiutare Simon aveva aiutato anche lei, ma soprattutto il ragazzo aveva accompagnato Emma in uno dei periodi più oscuri della sua vita. Entrambi si appartenevano, entrambi avevano bisogno di qualcuno al loro fianco. Si alzò da terra ora noncurante dei pantaloni nuovi da non sporcare, prese il viso del ragazzo tra le sue mani e li diede un dolce bacio.

Ne valeva la pena, sempre.

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oggi un capitolo più riflessivo, più che altro filler per lasciare un po' di aria alla storia (che sta per finire). arriveranno dei simpatici flashbacks di cui sono molto contenta! lasciatemi un parere se vi va e grazie :))

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