Matteo

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"Teppisti sfregiano completamente l'abitazione di un noto medico di Firenze. Nessuna telecamera né vicino sono stati in grado di intercettare chi abbia ricoperto di murales le mura della casa. I disegni non ricollegano a nessuna organizzazione riconosciuta e il signor Rambaldi dichiara di non essere in cattivi rapporti con nessuno dei suoi pazienti. Le ricerche sugli avventori continuano" lesse ad voce Simon, seduto come sempre in terrazza, mentre Emma finiva di preparare due belle tazze di the fumante all'interno per portarle fuori.

"Sfregiano l'abitazione? Ma che vuol dire?" chiese divertita Emma. Come se i giornalisti stessero parlando di una persona, pensò.

"Lo sai che a loro piace esagerare ..." rispose distrattamente il ragazzo ancora assorto nella lettura, le gambe stese sul tavolino davanti a sé, avvolto da una nuova coperta in lana. L'ultima ormai aveva fatto la storia e aveva bisogno di una sostituta.

"Comunque," esordì Emma uscendo in terrazza "quanto devi lavorare oggi?" domandò, porgendo una delle due tazze al ragazzo che non staccava gli occhi dal giornale che teneva in mano, mentre porgeva una mano libera alla ragazza.

"Prima di cena posso chiudere, perché?" domandò, soffermandosi su un piccolo annuncio immobiliare: quell'appartamento cominciava a stare stretto.

"Così, per sapere ... è da tanto che non stiamo insieme, tranquilli" confessò Emma, prima di sorseggiare lentamente la bevanda calda, avvolgendosi sotto la coperta condivisa con il moro. Si voltò verso di lui mentre richiudeva il giornale per lanciarlo ai loro piedi sopra il tavolino e lo guardò annuire, mentre si preparava la sua solita sigaretta post pausa pranzo, pre lavoro o qualsiasi altro nome avesse.

"Allora quando esco andiamo a mangiare fuori, conosco un bel posto dove non siamo ancora andati. Volevo portarti al tuo compleanno" disse timido, arrossendo leggermente.

"Oh Simon, da quando siamo diventati come una vecchia coppia sposata?" ridacchiò.

"Che vecchie coppie sposate conosci tu? Quale ottantenne va a "sfregiare abitazioni" che io non conosco?" si difese ridendo, prendendo in mano momentaneamente il giornale dal tavolino e agitandolo in aria. Anche Emma si unì in quella risata leggera.

Passarono la pausa pranzo di Simon seduti in terrazza al freddo, sorseggiando il loro the caldo fruttato. Quando Simon lo finì, lasciò Emma salutandola con un bacio in fronte, prima di radunare il necessario da sopra il tavolo in cucina e uscire. Emma si accorse del telefono del ragazzo sopra il tavolino in terrazza, così riluttante lo afferrò, e si avvolse ancora di più la coperta intorno al corpo, prima di affacciarsi alla ringhiera ricoperta di vasi vuoti. In inverno non avevano nessuna piantina in grado di sopravvivere. Dopo qualche attimo vide Simon chiudere la porta che dava accesso agli appartamenti così lo chiamò e sventolò il telefono in aria. Lui sbuffò passandosi una mano tra i capelli, alzando le mani in cielo per farle cenno di lasciarlo cadere.

"Ma sei matto?"

"Dai forza, non ho voglia di fare le scale un'altra volta" disse lui, implorando la ragazza. Lei d'altro canto prese un respiro profondo, cercò di prendere la mira e lasciò cadere il telefono dritta sotto di lei dove stava Simon. Lui scaltro com'era, rischiò di farlo cadere nonostante li fosse arrivato dritto in mezzo alle mani. Alzò il volto raggiante, una volta messo il telefono al sicuro nella tasca posteriore dei jeans, salutando Emma con la mano. Ridacchiando, Emma restò fuori in terrazza ad osservare tutti i passanti, alcuni salutandoli. Finché una chioma bionda scompigliata passò davanti al negozio, e Matteo riconobbe Simon all'interno, chino sul suo tavolino intendo a disegnare chissà quale stramba richiesta. Emma non lo vide mentre era concentrata a guardare da tutt'altra parte, ma Matteo la vide eccome, per sbaglio, mentre guardava il cielo distratto.

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