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Lydia' s pov

«Seriamente? Un patto con te?!» domando sconvolta.
«Sai benissimo qual è la scelta più giusta da fare in questo momento, mia cara» risponde lui, sistemandosi per bene il cappello a cilindro.
«Sentiamo» sospiro, ormai, rassegnata.
Sono disperata, non so cosa fare.
«Mi serve una nuova novità per il mio spettacolo…» fa il vago.
«Cappellaio, non girarci in torno» rispondo secca io.
«Una perdita per una conquista. Io posso anche spezzare loro il marchio lasciandoli liberi, ma mi serve qualcuno che canti o suoni per me»
Ho capito dove vuole andare a parare. Ma spero vivamente non sia come penso io.
«Mi spiace, ma non conosco nessuno» mento. Conosco un paio di persone.
«A me risulta che tu te la cavi a intonare qualche pezzo, no?» ghigna.
«Come lo sai»
«Come ho detto prima: mi sono informato per bene. Allora? Libero i tuoi amici se tu ti unisci a me»
«Mai!» rispondo sicura.
«Andiamo Lydia, sappiamo entrambi che l’unica cosa che vuoi realmente è che tuo fratello, il tuo migliore amico e il ragazzo di cui sei perdutamente innamorata siano liberi dal mio marchio»
Cacchio, colpita e affondata.
«Non posso fargli questo. Sarebbe passare dalla parte del nemico!»
«Allora? Non gli resta molto tempo»
«Io…»
«Oggi mi sento buono. Pensaci, hai tempo due giorni»
Detto questo si smaterializza.
E desso che faccio?

_ Eiii
_ Tutto bene?
_ Oggi sei sparita
_ Reggie mi ha detto che sei scappata di casa in lacrime…
_ Lydia, ti prego rispondimi!
_ Sono preoccupata per te!

Blocco il telefono.
Non voglio ne sentire ne vedere nessuno per tutto il resto della giornata.
Take off, last stop. Countdown ‘till we blast open the top. Face first, full charge, Electric hammer to the heart. Clocks move forward But we don’t get older, no. Kept on climbing ‘Till our stars collided And all the times we fell behind. Were just the keys to paradise…
Mi squilla il cellulare.
Julie.
Lascio partire la segreteria.
Non sono per niente in vena.

Luke’ s pov

Sto girando per tutta la città in cerca della mia sorellina.
Sono super preoccupato per lei.
Pensa Luke, dove andava quando voleva stare da sola? Pensa!
Al parco dietro casa!

Eccola li, avevo ragione.
«Sorellina» mi avvicino piano piano alla panchina sotto la grande quercia.
Fin da quando era piccola veniva proprio in questo punto ogni volta che voleva stare da sola e isolata da tutto e da tutti.
«Luke… che ci fai qui?» domanda.
«Ero preoccupato per te. Reggie ci ha detto che sei corsa via da casa piangendo»
«Sto bene» mente. La conosco troppo bene. E in ogni caso, le guance e gli occhi rossi la tradiscono in pieno.
«Certo, e io sono vivo e vegeto» ridacchio sedendomi in parte a lei.
«Davvero, sto bene»
«Lyd sei mia sorella, capisco quando stai o meno male. Che cosa è successo a casa per farti star così?» domando preoccupato ma allo stesso tempo dolcemente.
«Prometti di non dar di matto o incazzarti?»
Ecco, ora sono preoccupato ancora di più di prima.
«Promesso»
«Mamma e papà vogliono svuotare la soffitta…»
Non sto capendo.
«E dove starebbe il problema?»
«Vogliono svuotarla dalle tue cose e da quelle di Alex e Reggie» confessa scoppiando di nuovo a piangere.
Ah, questo ha fatto male.
«Cosa?»
«Dicono che svuotando la soffitta e camera tua io starei meglio e supererei la tua morte più facilmente» continua a raccontare, interrompendosi per i singhiozzi dovuti al pianto.
«Ma è una cazzata, non puoi togliere le uniche cose che ti rimangono di tuo figlio»
«Sai, è proprio quello che ho pensato io. Peccato ce anche lo psicologo la pensi uguale. E sai come sono fatti i genitori: se lo dice uno specializzato vuol dire che può essere vero e quindi si deve provare» sospira triste.
«Non ha senso…»
«Non posso farlo okay? Non posso! Siete l’unica cosa che mi faccia stare bene, non posso sbarazzarmi delle tue cose. Non voglio! Vi ho appena ritrovati e tra poco vi devo asciare per una seconda volta. Se in casa non avrò più niente di vostro come farò ad andare avanti? Ho bisogno di voi per stare veramente bene» confessa in una crisi di pianto.
Vorrei abbracciarla fortissimo a me e non lasciarla mai più.
«Anche per me è così. Quando sono morto la cosa che più di tutte mi distruggeva era il non poterti mai più ne vedere ne parlare insieme. Quando siamo comparsi nello studio della mamma di Julie e tu ci hai visto, il mio cuore stava impazzendo dalla gioia. Era, ed è tutt’ora, un sogno semplicemente meraviglioso. Lydia, ti voglio un bene inimmaginabile e non permetterò a nessuno di portarti via da me una seconda volta!» confesso, lasciando cadere una piccola lacrima.
«Nemmeno io Luke. Nemmeno io»
«Adesso però fammi uno dei tuoi meravigliosi sorrisi che amo tanto. E poi torniamo a casa nostra e passiamo tutta la giornata insieme» annuncio alzandomi.
Lei mi regala uno dei suoi sorrisi più belli, anche se bagnato di lacrime e contornato di rosso.

Oltre la realtà || Reggie PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora