Lydia’s pov
«Lydia, dove sei?» urla qualcuno.
So chi è, potrei riconoscere il proprietario di questa meravigliosa voce tra mille.
Non parlerò. Non ora.
«Lydia ti preg -mi vede seduta sulla panchina davanti alla pizzeria- ei, stai bene?» domanda addolcendo la voce e sedendosi in parte a me.
Istintivamente scuoto la testa.
Perché, perché diavolo hai risposto?! Avevo detto: nessuno dovrà sapere!
«Si, avevo intuito… Cosa succede?»
Oh Reggie, se solo sapessi…
Mi metto le cuffiette, così che, se mai iniziassi a rispondergli, nessuno mi prenderebbe per pazza.
«So che magari è difficile aprirsi, ma parlarne aiuta… alleggerisce» continua dolcemente e premurosamente lui.
Peccato che se ti raccontassi tutto probabilmente daresti di matto. Ma che dico, a te non interessa niente di me. Sei qui solo perché la piccola sorellina del tuo migliore amico è scappata da voi, altrimenti non ti saresti mosso da la. Non è così? Verresti ugualmente, solo per il piacere di stare con me? Ti interesso almeno un po’? Ti prego Reggie, ho bisogno di sapere cosa provi per me!
«Non… non mi pento di nulla» sussurro.
«Di che parli?» domanda dolcemente.
«So che è la cosa più giusta, ma ci sto male. Sto male per un sacco di cose, alcune perfino stupide a occhi altrui. Si, stupide. Stupide tranne che per me, perché ci tengo davvero…» lo sto sempre più confondendo, ma infondo è stato lui a chiedermi cosa avevo. No?
Piano piano sento bruciarmi la gola.
Mi stanno salendo le lacrime agli occhi.
«Nulla è stupido se ti fa stare male»
«Lo so… ma non so che fare»
«Posso aiutarti, se vuoi. Ma devi aiutarmi anche tu a farmi capire bene cosa sta accadendo nella tua testa»
Ha ragione, lo so.
«Scusa» mi sorride. Uno di quelli sinceri, di quelli magnifici che solo lui sa fare.
«Non devi scusarti… Lydia, io ci tengo un sacco a te, davvero, non immagini quanto. Vederti così non mi piace affatto e vorrei davvero aiutarti a stare meglio e vederti sorridere. Mi piace tanto quando sorridi: i tuoi occhi s’illuminano di felicità e ti si formano due carinissime fossette sulle guance. Ma non voglio sforzarti a dire qualcosa che non vuoi. Sappi però che per qualsiasi cosa io sono qui, pronto a soccorrerti. E tranquilla, non ti giudicherò affatto»
«Grazie mille Reggie, dico davvero… scusami ma… ecco io…»
«Vuoi stare da sola. Tranquilla, lo capisco. Allora, ciao»
«Ciao» e si smaterializza non so dove.
Le lacrime, trattenute fino a due secondi prima, iniziano a sfociare dai miei occhi.
Sarà meglio avviarsi al Club di quel dannatissimo fantasma da quattro soldi, prima che cambi idea e comprometta il patto.
Reggie’s pov
«Pensavamo di iniziare con Stand Tall» annuncia Luke.
«Perfetto»
«Può andare» rispondo per niente esaltato.
«Può andare? Bello svegliati, voglio sentire “va alla grande!”. Non era così che ce lo immaginavamo, ma stasera dobbiamo dare il meglio. È la nostra seconda change di suonare all’Orpheum»
«Si. Si, capisco. Però è dura, non sappiamo cosa ci aspetta quando trapasseremo. Staremo insieme noi tre? È… è che voi siete l’unica famiglia che ho» ammetto.
«Si, nemmeno io so che ci capiterà, ma non abbiamo altra scelta» mi guarda Alex.
Una scossa improvvisa stronca il toccante momento.
Che dolore allucinante!
«C’è un’alternativa, e si chiama Hollywood Ghost Club» sbuffo.
Ma, se devo dire come stanno veramente le cose, ci sto pensando seriamente. A unirmi a Caleb intendo. È vero, lui è il nemico e chiunque si allei con lui è fuori. Ma non so se voglio rischiare di perdere tutto questo. No, non voglio rischiare. Qui ci sono i ragazzi, c’è Julie, Carlos, Ray e, specialmente, c’è Lydia.
A proposito della castana, chissà cosa starà facendo… sarà ancora su quella panchina? O sarà andata a fare una passeggiata per non pensare troppo? Avrei voluto rimanere lì con lei. Si vedeva che stava male. Sarebbe scoppiata a piangere a momenti.
Vorrei non essermene mai andato da quella panchina, vorrei averla potuta abbracciare. Almeno pochi secondi.
«Siete pronti? -Julie, emozionata fa il suo ingresso nello studio- Che succede?» domanda notando le nostre facce.
«Vedi, abbiamo appena avuto una bella scossa» inizia a spiegare il batterista.
«Mi sono fatto addosso la pipì fantasma» annuncio continuando.
«Ma stiamo bene» conclude il cantante
«Veramente ragazzi io sono un po’ nervosa… Luke, posso parlarti un’istante?»
«Si» detto questo si allontanano, così che ci risulti impossibile ascoltarli.
«Alla fine, hai trovato Lyds?» mi domanda il biondo.
«Si, si l’ho trovata. Lei ha farfugliato qualcosa sui sensi di colpa e sul fatto che stava male per alcune cose, ma non se la sentiva di parlarne e voleva stare sola. Così sono venuto qui, anche se speravo mi fermasse» ammetto guardandolo negli occhi.
Dove sbaglio, dove?!
«Mi dispiace. Chissà cosa le sta passando? Vorrei vederla felice. Entrambi vorrei vedervi felici, possibilmente insieme»
«Anche io Alex, non immagini nemmeno quanto»
«Ragazzi, in cerchio» annuncia Luke. Ovviamente facciamo come ha detto.
«Non sappiamo perché siamo qui ma, quello che sappiamo è che sei una star. E anche se è l’ultima serata insieme, poi veglieremo su di te dal paradiso o… -io e Julie ridacchiamo- e spacchiamo allo spettacolo. Tutti dovranno parlare di questa serata fino all’alba, ok? Leggende al tre. Uno.» continua.
«Due» conto io.
«Tre» conclude la cantante.
«Leggende!» urliamo all’unisono lanciando in aria le braccia.
«Ah è papà, mi accompagna lui. Ci vediamo dopo» e detto questo, corre in macchina da Ray.
«Hey, buon concerto Boy Band» esclama Carlos, entrando nello studio, applaudendo.
«A chi dai della Boy Band?» domanda con tono da sfida, Luke.
Prima di andare, chiamato da suo padre, ci fa segno da “vi tengo d’occhio” facendo ridere i ragazzi.
«Ma come avrà fatto a scoprirci?» domando sconvolto.
«Non lo so Reggie. Forse per le persiane. Ah no, forse per il lenzuolo. O per una qualsiasi di tutte le cose che hai spostato in questa casa» inizia Alex, alzando un po’ il tono della voce.
«Non importa ragazzi, non torneremo comunque» calma le acque il cantante, con una nota molto visibile di tristezza.
«E dov’è che vi illudete di andare?» domanda Caleb, materializzandosi sul pianoforte della mamma di Julie.
Io odio quell’uomo. Quel fantasma. O qualunque cosa sia. Lo odio.
«Che cosa ci fai qui?»
«Quanta ostilità, sono qui per congratularmi con voi per la vostra gran serata. Non è da tutti poter suonare all’Orpheum»
«No. No. No. Abbiamo capito che stiamo male per colpa del suo timbro. Glielo abbiamo detto, abbiamo già un gruppo. Non vogliamo entrare nel suo Club» si altera, sempre di più, Luke.
«Si, e non ci può costringere -gli urla Alex, per poi tossire e cambiare tono dopo che Caleb lo guarda intensamente- signore»
«Certo, stasera trapasserete. Che emozione! La cosa divertente è che nessuno sa che cosa lo aspetti quando va dall’altra parte. Ma io so cosa capita da questa parte» e con un sorriso vittorioso ci lancia uno strano fumo bianco che ci fa smaterializzare non so dove.
STAI LEGGENDO
Oltre la realtà || Reggie Peters
Fanfiction☆☆☆☆☆ Questa storia è basata sulla serie Netflix Julie and the Phantoms. Parla di Lydia e della sua storica cotta per un certo ragazzo corvino... ☆☆☆☆☆ - 𝓘 𝓫𝓮𝓵𝓲𝓿𝓮. 𝓘 𝓫𝓮𝓵𝓲𝓿𝓮 𝓽𝓱𝓪𝓽 𝔀𝓮'𝓻𝓮 𝓳𝓾𝓼𝓽 𝓪 𝓭𝓻𝓮𝓪𝓶, 𝓪𝔀𝓪𝔂 𝓯𝓻𝓸𝓶...