Stefano mi sbatte al muro, facendomi rabbrividire a contatto col fresco della parete.
Strofina il suo corpo contro il mio tirandomi a sé per le cinghie che porto al busto. Cavolo, questa tenuta da battona deve averlo eccitato parecchio... Mi morde il collo, attento però a non farmi male dato che, di questi tempi, mantenere la pelle intatta è vitale.
"Mh, dimmi la verità", lo provoco "mi hai cercato?"
Stefano si ferma un momento, guardandomi con attenzione. E quando credo che stia per rispondermi qualcosa di carino, mi fa: "Vatti a lavare, poi vieni in camera".
Questo qua non ha tutte le rotelle a posto. Che sono pulito si vede, e non puzzo nemmeno, ma evidentemente ho trovato un altro maniaco dell'igiene proprio come me.
Beh, poco male.
Le sue spinte sono come le ricordavo, e quello che mi piace è sentire la sua grande mano venosa e tatuata che mi scalda la spalla, stringendo e tirando verso di sé. Stanotte preferisce farlo da dietro, e io lo assecondo in ogni modo. Il mio corpo è elastico e resistente, ben proporzionato a lui – che è oggettivamente più muscoloso, ma si sa che le sentinelle possono permettersi più proteine e forse anche steroidi.
"Ah, sì-"
"Più forte. Fammi sentire..."
Obbedisco, leggermente in imbarazzo. Non che io sia così facilmente scandalizzabile, ma mi fa arrossire sentire come il corpo di Stefano risponda ai miei gemiti: si indurisce e tende sempre di più, strappando anche a lui mugolii di soddisfazione. Mi piace questo tipo di sesso, mi fa sentire connesso all'altro e sicuro che anch'egli sia attento a me, che non voglia maltrattarmi.
La testata del letto sobbalza al ritmo delle sue spinte, mi sta montando come chi prepara la panna per una torta in diretta mondiale. I suoi colpi di reni sono forsennati, forti, e ci sta dal momento che inevitabilmente lo strato del profilattico toglie sempre un bel po' di sensibilità. Mi ritrovo a pensare quanto potrebbe eccitarmi sentirlo dentro di me senza quel calzino di silicone... ma mi maledico immediatamente. Non devo giocare con queste cose.
"Ti piace? Nh-" mi sussurra. La sua voce roca e spezzata va dritta lì, a gonfiare il mio pene.
"Sì..." e wow, per la prima volta in vita mia sono sincero con un cliente!
A Stefano basta questo, per venire. L'orgasmo lo travolge e stringe forte la mia carne, liberandosi. Con cura, si sfila da me e va in bagno a scaricare nel water il preservativo.
Non sono venuto neanche stavolta, che palle. Non ho fatto in tempo, volevo menarmelo ma Stefano non me l'ha permesso, non voleva che gli sporcassi le lenzuola.
In automatico, quando lo vedo tornare mi alzo e vado a lavarmi anch'io, e mi curo di tornare dopo dieci minuti – per dare tempo al mio cetriolo di ammosciarsi con un po' d'acqua fredda.
Quando torno in camera da letto, invece di vedere Stefano già ronfante, lo trovo appoggiato alla mensola della finestra aperta. Le pareti verdi della stanza sembrano incorniciare questa scena così semplice, eppure affascinante. Porta una sigaretta alle labbra e osserva l'esterno, il buio illuminato a led dei palazzoni di fronte in cemento armato. È una fresca serata di giugno, è piacevole starsene così a far niente, chissà se riesco a scroccargli una sigaretta...
"Posso farti compagnia?" me ne esco così, ma a quanto pare funziona, dato che lui mi fa un breve cenno che no, non morde e sì, mi posso avvicinare.
Ancora tutto bagnato e con l'asciugamano ai fianchi, mi avvicino a lui e il mio fianco sfiora la sua coscia piegata sulla mensola. Vicino a lui, che è ancora immobile e silenzioso, gli guardo le labbra, poi la sigaretta.
Stefano fa qualcosa di simile a un sorrisetto. "Vuoi un tiro?" chiede, e io annuisco. Così mi fissa per qualche secondo, interessato, e invece di darmela fa un tiro e mi afferra la mascella. Mi tira verso la sua bocca e le nostre labbra si schiudono appena, ho capito quello che vuole fare e Dio, se la cosa mi eccita sono nei casini.
Il flusso laminare della sua anidride carbonica mista a fumo entra nella mia bocca, me la fa respirare mentre ci guardiamo negli occhi. Non ho mai... sperimentato niente di più erotico. Il mio cuore perde un paio di battiti, mi sento quasi emozionato.
Espiro fuori lentamente, facendogli capire che ho apprezzato. Negli occhi di Stefano c'è qualcosa di nuovo, o almeno lo sto sperando.
"Per i farmaci... stasera posso darti l'ultima dose che sono riuscito a recuperare, ma dopo questa non ho più modo di prenderli. La tratta farmaceutica è stata compromessa e..."
"Va bene così" lo interrompo. "Non mi servono più, il mio amico è morto un mese fa."
Lui rimane in silenzio, annuisce e torna a guardare il nulla aldilà del niente di questo mondo. Lo vedo un po' strano, stasera, preoccupato. Rimaniamo assorti per qualche altro minuto e poi, inaspettatamente, lui mi passa una mano dietro al bacino e mi attira a sé. Mi guarda le labbra, controlla che non ci siamo ferite o altro, poi decide: "Baciami". Lo dice senza dolcezza, più che altro per curiosità. E io capitolo come le api sulle cellette del miele.
Per la prima volta le nostre bocche si incontrano e le lingue si esplorano senza fretta. Le labbra di Stefano sono stupende, per me: le linee nette a sesto acuto, intervallate dall'arco di cupido, non troppo carnose ed eleganti, per l'uomo che è. Mi fa piacere baciarlo, e sono contento che me l'abbia chiesto.
Sono una puttana troppo romantica, per i miei gusti.
Gli lecco la lingua con calma, non faccio l'invadente, aspetto che mi assaggi ancora di più e, a giudicare da come mi stringe a sé, gli sta piacendo almeno tanto quanto sta eccitando me. È un semplice limone, eppure ce lo fa venire duro in due secondi.
"Stefano..."
"Mh?"
"Voglio venire, ti prego. Facciamolo di nuovo."
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Cuore di plastica
AdventureStefano ed Elìa vivono circondati dalla spazzatura. Non sono amici, si scambiano favori: uno lo paga e l'altro lo accontenta. Soffocati dalle polveri sottili e dalle plastiche, i cittadini di un'Italia postbellica muoiono di cancro o infettati da m...