5

667 31 7
                                    

Sta forse cercando di farmi impazzire, o gli piace farlo davvero così lento?

Stefano si spoglia con calma, lasciandomi ammirare ogni singolo centimetro dei suoi muscoli tatuati. Che razza di Narciso... Ma almeno mi sta offrendo un bello spettacolo. Sì, insomma, non mi capita spesso di farlo con gente così bella. Anzi, quasi mai. Il corpo di Stefano sembra che scolpito gli angeli.

Dovrei essere io fare qualcosa per sedurlo, invece me ne sto imbambolato sul materasso, come un pappagallo nella gabbietta che aspetta i croccantini. Devo dire che sono bello carico, dopotutto non è che le prostitute smettono di avere impulsi e preferenze estetiche...

"Girati."

E mi smorza l'entusiasmo. Sbuffo, contrariato. "Vuoi andare subito al sodo? Non hai anche del gel, oltre ai preservativi?"

"Cos'è, sei improvvisamente diventato una troia di lusso?"

Chiudo gli occhi, provato. Tento di non mandarlo al diavolo, ché questo suo insultarmi in continuazione mi ha un po' stancato. Ma okay, purtroppo ci può stare, in questi ruoli e contesti. Mi decido a obbedire e smettere di fare il sofisticato. Mi libero dell'asciugamano e rimango completamente nudo, seduto di spalle.

Quando sento il materasso piegarsi sotto il suo peso e il respiro di lui sulla pelle, mi rilasso un po'. Devo essere il più accomodante possibile e poi, lo ammetto, quest'uomo mi eccita: è un bastardo di prima categoria, arrogante e deciso, mi piace... Okay, sono un po' sadico, a quanto pare.

Stefano mi prende per i fianchi e mi porta sopra di lui, sfregando la sua virilità insaccata nel profilattico tra le mie natiche. È piacevolmente dotato, la sua stretta è salda e ora pare deciso a non voler più perdere tempo. Mi lascio andare e mi calo questo palo nel retto, mentre lui con una delle sue mani tatuate mi artiglia i capelli all'indietro. Mi piace, questa posizione: l'altra sua mano mi accarezza gli addominali, più snelli rispetto ai suoi, fino ad accarezzarmi il pene. Mi sorprende, credevo che volesse pensare solo al suo piacere... Invece, evidentemente, lo eccita pensare che io mi eccito.

Allora dai, stasera sarò meno sfigato del solito, no?

Quando mi spinge la sua melanzana tra le chiappe, il mio povero buco rimane serrato – tanto è secco – e gemo contrariato. "Non sono pronto."

Lo sento sbuffare, indispettito. Mi afferra per una spalla e gira malamente, e quando incontro i suoi occhi sono due fuochi fatui. "Allora sdraiati e preparati da solo" mi ordina. "Usa la tua saliva."

Disteso supino, mi costringe a spalancare le gambe e a mostrargli tutto. Mi sta bene, so che certe cose possono eccitare parecchio al solo sguardo. Dato che non sono nato ieri, comincio a recitare la mia parte di troietta diligente e mi do da fare, succhiandomi le dita le spingo in profondità nella bocca. I suoi occhi scurissimi scintillano nella penombra, mi guarda quel punto come un lupo fissa il coniglio.

"Mmm" comincio a gemere, dandogli soddisfazione. Faccio scivolare un dito dentro di me, poi un altro. Stefano sta scalpitando come un toro da corrida.

"Hai fatto?"

Butto gli occhi al soffitto, poi gli faccio cenno di avvicinarsi. Mentre lo fa, palpandomi le cosce, faccio per girarmi di spalle, ma lui mi ferma. "Voglio farlo da davanti. Così ti vedo in faccia."

"Mh, allora ti piace, la mia faccia."

"Non è male. Ma basta chiacchiere." Stefano si sistema tra le mie cosce e, finalmente, si spinge lentamente dentro di me. Trattengo il fiato, strizzo e gli occhi e poi espiro, per abituarmi all'intrusione ben più significativa del fagiolino di Gurzo.

"Ah..."

"Bravo, non trattenerti" mi sussurra, mentre i suoi ciuffi di capelli neri mi solleticano il collo. "Fatti sentire."

Obbedisco. Dopotutto, i vicini d'appartamento sono i suoi, mica i miei. Do fiato alla gola e inizio a gemere a ritmo delle sue spinte, e lui apprezza sempre di più... lo sento da come la sua verga continua a crescere nel mio sedere.

I maschi devono piacergli parecchio, a quanto vedo. Sembra un mezzo esaltato mentre lo fa, gode come se si fosse trattenuto fino a questo momento. Le sue spinte sono frenetiche, si fanno sempre più brevi e meno profonde, come piace a me... Sento che sta per venire e così inizio a masturbarmi, insomma, voglio arrivare anch'io all'apice... lui è così sexy, mi mette voglia, lo confesso.

"No" mi ferma la mano. "Devi toccarti quando e se te lo dico io."

"Okay, padrone?" ridacchio, ma poco convinto. Mi sto frustrando, soprattutto quando lo sento arrivare all'orgasmo e spingersi fino in fondo a me, fino a farmi un po' male.

"H-hey, il mio basso intestino finisce là, eh..."

"Simpatico". Stefano, ancora ansimante come un maratoneta, esce da me con cautela, stando attendo a tirare via correttamente il profilattico e a toglierselo (e controllarlo) solo davanti alla toilette.

Io rimango a sbuffare come un asino fra le coperte. Ho davvero voglia di venire, come faccio a dirglielo? Mi sa che devo rinunciare o la mia insistenza potrebbe farmi perdere un cliente.

Tornato dal bagno, Stefano mi impone di farmi un'altra doccia e, al mio ritorno, lo trovo già mezzo addormentato. Come volevasi dimostrare, un altro cliente che pensa solo ed esclusivamente ad appagare sé stesso. Stupido io che c'ho sperato.

Fuori la tempesta imperversa ancora. Guardo fuori dai vetri e rabbrividisco: non mi va proprio di ritrovarmi in un guazzo freddo e melmoso per arrivare fino alla mia casa-bordello, non dopo aver fatto una bella doccia tiepida. Mi siedo piano sul materasso, attento a non fare qualche passo falso.

"Stefano, posso dormire qua?"

La risposta arriva stranita e sonnolenta. "Fai un po' come ti pare."

Cuore di plasticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora