Quelli come lui vivono meglio, decisamente.
Gli alloggi del personale amministrativo degli skuoll – sentinelle, capocantiere e amministratori stessi – sono sistemati nei palazzi popolari: veri appartamenti ristrutturati di tutto punto. Noi abitanti comuni ce li possiamo solo sognare.
Seguo i passi di Stefano, correndo dietro di lui. Fortunatamente, casa sua è vicina e non ci inzuppiamo più di tanto. Superato il portone del condominio, saliamo le scale a grandi falcate. Arrivati al terzo piano, apre la porta blindata e siamo dentro.
Immediatamente, vengo colpito dal minimalismo e dalla pulizia di questo posto. Altro che la merda che porta a casa il capo. Gurzo si metterà a collezionare pure lo sterco secco dei piccioni, un giorno. Invece, l'appartamento di Stefano è spoglio, non lascia spazio neanche a una singola ragnatela. Le pareti e il pavimento grigio e spento mettono un po' di tristezza, ma l'arredamento dai toni caldi risolve la cosa.
Mi sento un po' a disagio, sono pur sempre in balia di uno sconosciuto. "Non t'importa che i tuoi colleghi ci abbiano visti allontanarci insieme?" gli chiedo, curioso.
Lui mi butta un'occhiata gelida, mentre sistema la giacca all'attaccapanni. "Che sei una marchetta si vede lontano un miglio: sbarbato, mezzo effeminato, pantaloni stretti, decisamente non anoressico come il resto della gente. Si sa che mestiere fanno quelli che ti somigliano. Beh, i miei colleghi fanno le mie stesse pratiche, non mi giudicheranno."
"Nulla contro gli effeminati, ma io non lo sono."
"Meno degli altri, in effetti" considera lui, facendomi capire che non sono il primo che frequenta. Si tira su le maniche e si avvia verso l'angolo cottura, mentre io sono ancora impalato all'ingresso.
"Senti, allora... Dove tieni gli antibiotici? Posso togliere subito il disturbo."
La sua voce bassa e graffiante mi giunge dai fornelli. "Nah, siediti e mangia."
Rimango piacevolmente basito. Non mi aspettavo una tale accoglienza, non dopo essere passato per il piantagrane della situazione.
"Beh, ti ringra-"
"Non ti sto facendo un favore, morto di fame. È ora di cena e non mi va che tu te ne stia lì a guardarmi masticare, tutto qua. Ho due porzioni di noodles in più, ci vuole un attimo a farli."
Come volevasi dimostrare ma, in fondo, sono io che gli sto portando solo potenziali problemi. Faccio come dice, attacco la mia mantella al porta abiti e imito le sue mosse, lavandomi le mani al lavello della cucina.
"Sei maggiorenne?"
Appena dopo aver finito di mangiare, la domanda mi arriva così, mentre lui se ne sta accanto alla finestra aperta, fumando una sigaretta. Fuori c'è un acquazzone devastante, per fortuna non piove controvento.
Mi sto innervosendo un po', lo ammetto. "Ho venticinque anni, amico. E poi perché me lo chiedi adesso?"
"Non sono tuo amico" sottolinea e, Dio, quant'è bacchettone! "Comunque okay, non si capiva" borbotta, e non posso fare a meno di sentirmi lusingato, dato che a quanto pare sembro molto più giovane. Tuttavia, questioni più urgenti mi frullano per la testa: non abbiamo ancora concluso l'affare e questo qua potrebbe pure essere un maniaco omicida, per quanto ne so.
Apro le braccia, ancora stravaccato sulla poltrona del salone. "Che vuoi in cambio? Sesso? Il mio corpo è tutto quello che ho."
Guardo il suo profilo greco stagliarsi contro il cielo scuro e turbinoso. Come se la mia frase l'avesse lasciato a pensare. E quando mi ritrovo a considerare che sia un uomo parecchio affascinante ed enigmatico – e potenzialmente un bad boy gentile, ecco che molla un'altra delle sue chicche.
"Infatti. In fondo al corridoio c'è il bagno: lavati e fatti pure un clistere, ché non mi scopo i cani randagi come te senza che siano prima passati per la saponetta."
Vorrei tanto ribattere che il cane, anzi il porco, semmai, è lui. Ma mi trattengo e obbedisco, in nome del povero Mirco che aspetta il mio aiuto. Mi alzo senza una parola e sbatto la porta del bagno dietro alle mie spalle.
Poi realizzo: mi trovo in un dannatissimo bagno... con lavandino, bidet, piatto doccia e tutto il resto! È un lusso estremo, da queste parti. Persino noi marchette del bordello siamo costretti a lavarci a turno nelle tinozze, nella stessa acqua ovviamente – dato che è un bene prezioso. Peccato che non posso svuotare tutta la cisterna dell'acqua calda a Stefano, dato che anche nei condomini dell'amministrazione l'acqua è razionata a tempo.
Butto a terra i miei vestiti ancora umidi e sporchi e mi do da fare. In fondo, quello stronzo ha ragione: l'igiene prima di tutto. Non può sapere se porto una qualche malattia sessualmente trasmissibile, e non mi va di dirgli che sono perfettamente sano – non devo dimostrare niente a nessuno e lasciargli il beneficio del dubbio lo porterà a mantenere una certa distanza dalle mie mucose nude. Quindi è perfetto così.
Quando mi guardo allo specchio, dopo una bella doccia rigenerante, neanche mi riconosco. La mia pelle è talmente pulita da essersi arrossata, tanto l'ho strofinata. Porto i ciuffi castani all'indietro e fisso il riflesso ambrato dei miei occhi, che sembrano perennemente stanchi, donando alle palpebre una vaga aria da Jessica Rabbit. Sono attraente, Stefano c'ha visto lungo e sì, me lo dico da solo. Un po' d'autostima non ha mai ammazzato nessuno.
Ho appena finito di mettermi un asciugamano alla vita quando sobbalzo, per colpa del modo brutale di Stefano di bussare alla porta.
"Hai finito, Elìa? Casa mia non è un dannato hotel."
Apro la porta, rabbioso. Sto per rispondergli a tono, ma mi fermo quando capisco in che modo mi sta guardando. Sono quasi totalmente nudo e bagnato davanti a lui, e ha tutta l'aria di chi pensa di aver fatto un'ottima scelta sessuale.
Ne approfitto: mi appoggio alla parete dietro di me, lascivo. "Tu sei ancora vestito. Non va bene."
Stefano è una miscela di atteggiamenti opposti: da una parte, nei suoi occhi e nei lineamenti tesi c'è sempre quell'aria di assoluto disprezzo, dall'altra si vede che ha voglia di me.
"Non ho fretta," mi conferma, spostando il peso da una gamba possente all'altra. "Abbiamo tutta la notte."

STAI LEGGENDO
Cuore di plastica
AventureStefano ed Elìa vivono circondati dalla spazzatura. Non sono amici, si scambiano favori: uno lo paga e l'altro lo accontenta. Soffocati dalle polveri sottili e dalle plastiche, i cittadini di un'Italia postbellica muoiono di cancro o infettati da m...