Come mondi lontani

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"tu dormi, ché t’accolse agevol sonno
nelle tue chete stanze;
e non ti morde
cura nessuna;
e giá non sai né pensi
quanta piaga m’apristi in mezzo al petto."
[Giacomo Leopardi]

[Angel]

[Ottobre 2011]

L'attesa sta iniziando a diventare estenuante.
Continuo a battere il piede per terra nervosamente, a camminare avanti e indietro lungo la sala d'attesa dell'aeroporto.
Ogni tanto sollevo gli occhi al cielo e scuoto appena la testa.
Quando accidenti arriva?
Il suo aereo deve essere atterrato ormai mezz'ora fa.
Scrollo le spalle, affranta.
È tutta colpa mia.
Non avrei dovuto affezionarmi ad un tipo così...particolare.
Avevo sempre tenuto le distanze da tutti, e a chi andavo ad affezionarmi?

Ad un ragazzo che amava giocare con il pericolo una settimana sì e una settimana no.

Le immagini del suo incidente in Australia e della sua caduta in Malesia sono ancora vive davanti ai miei occhi.
Ma è stata la morte di quel pilota in MotoGP, Marco Simoncelli, ad aprirmi una voragine al centro del petto.
Ero rimasta scioccata, d'improvviso mi sono resa conto di quanto quello sport, la passione più ardente dell'unico ragazzo di cui io mi fossi mai affezionata, poteva essere crudele.
È stato il realizzare quella realtà a portarmi qui, all'aeroporto, ad aspettare il ritorno di Marc.
Non gli ho mai dimostrato il mio affetto in questi mesi, se non attraverso piccoli gesti che mi sono comunque costati tanto, sono sempre stata molto chiusa ed introversa.
Ma ora, ora tremo quasi dalla voglia di vederlo, di fargli capire quanto è importante per me.
Non avevo mai provato simili sensazioni, prima.

<<Angel!>> la voce di mia madre, seduta poco distante da me, mi richiama all'attenzione, e io sussulto appena, per poi voltarmi di scatto verso di lei. La vedo indicare qualcosa dal lato opposto al nostro, e seguo il suo sguardo.

<<Marc!>> lo chiamo, in un sussurro, quando vedo la sua figura apparire davanti ai miei occhi.
Ci sono anche Emilio, suo padre e Santi con lui, ma il mio sguardo è concentrato solo su di lui.
Sento il cuore iniziare a battere come impazzito nel mio petto, le lacrime salirmi agli occhi all'improvviso.
Non ho idea di quello che mi stia succedendo, mi sento totalmente in balia delle mie emozioni.

<<Marc!>> lo chiamo ancora, questa volta più forte, mentre inizio ad avviarmi verso di lui, e lo vedo sollevare la testa di scatto.

Sento un tuffo al cuore quando noto come è ridotto.

La parte superiore del volto è tumefatta e piena di ematomi, gli occhi circondati da due profondi cerchi neri.
I miei piedi si bloccano solo per un istante sul pavimento, a causa di quella visione per me spaventosa, e lo sento dire il mio nome.

<<Angel!>>

Sento le lacrime rigarmi il volto e riprendo a correre verso di lui.
Lo abbraccio stringendolo forte, e lui mi stringe allo stesso modo, ma allo stesso tempo, lo sento rigido contro di me e un piccolo lamento gli sfugge dalla gola.

<<Ti ho fatto male?>> gli chiedo, preoccupata, allontanando il viso dalla sua spalla e incrociando il suo sguardo. Lo vedo sorridere appena, ma so che è in realtà una smorfia di dolore.

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