- NON È UN ADDIO -

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POV: Natasha

È passato un anno da quando ci siamo dovuti arrendere. Le gemme erano andate distrutte, non abbiamo più un modo per riavere le persone che sono scomparse. "Abbiamo perso" questo è ciò che continua a ripetermi la mia mente. Quella vocina di merda che vorrei solo mettere al rogo come le streghe di Salem.

Ci siamo divisi. Di nuovo... Tony ha comprato una casetta in montagna e ci è andato a vivere con Pepper, credo abbiano avuto anche una figlia. Rhodey si è trasferito a Washington, Carol è tornata a sorvegliare la galassia insieme al procione e a Nebula, Steve ha trovato un gruppo di sostegno che aiuta le persone a superare il trauma di aver perso i propri cari. Tipo alcolisti anonimi. Clint... Clint si è trasformato in uno spietato vigilante, sono parecchio preoccupata per lui ma non si fa trovare. Io e Calliope ci siamo prese una pausa da missioni varie ma siamo ancora nella base, anche se mi fa solo stare peggio restare in questa casa senza i miei amici.

«Hey posso entrare?»

la voce di Calli mi sveglia. Mi giro e la trovo ad aspettare, sullo stipite della porta, il mio permesso per entrare. Le faccio cenno di mettersi a fianco a me sul letto e lei si sistema, accoccolandosi di fianco a me. Restiamo in silenzio. Non è però un silenzio imbarazzante, ma semplicemente, ci serve solo a presenza di qualcuno. Mentre io le accarezzo i capelli lei mi abbraccia i fianchi.

Ad un certo punto lei si alza e si mette seduta, mette una mano sul viso e fa un grande sospiro.

Sembra pensierosa e turbata.

«Hey piccoletta... tutto apposto?»

le chiedo usando il nomignolo che non sopporta, lei si gira per guardarmi, ha gli occhi lucidi ma mi fa lo stesso un sorriso

«Calliope non è il mio primo nome...»

dice con voce tremolante, la guardo con sguardo confuso, lei guarda verso l'alto per cercare di non far uscire le lacrime poi il suo sguardo torna su di me

«Prima mio padre mi aveva chiamata Nora, che significa "cresciuta nella luce". Però all'età di 11 anni andai a vivere con mia madre e lei mi chiese se volessi cambiarlo; sapeva bene che non mi piaceva. Così mi chiamò Calliope... "dalla bella voce"»

non sapevo che dire, così mi limitai ad ascoltarla in silenzio. Era la prima volta che mi parlava di lei, della sua famiglia.

«Gli animali in cui mi trasformo sono lo specchio dei miei due geni. Sono demone da parte di madre e angelo da parte di padre. Ho sia sangue angelico che demoniaco... sono un ibrido... uno scherzo della natura... un capriccio di mio padre... il mostro da cui i genitori mettono i propri figli in guardia la notte...»

continua con lo sguardo basso, cercando di trattenere le lacrime, mi metto a sedere davanti a lei. Con una mano le alzo il viso ma lei continua a tenere gli occhi chiusi

«Non sei un mostro... sei una ragazza fantastica, con un dono bellissimo. Salvi le persone e le fai star bene»

cerco di tranquillizzarla, finalmente apre gli occhi e i nostri sguardi si incontrano, il marrone scuro dei suoi occhi si è trasformato in un rosso acceso

«Ne sei davvero sicura? Guardami negli occhi e dimmi cosa vedi...»

le accarezzo la guancia per asciugarle la lacrima che gli era scesa, le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sorrido per rassicurarla

«Io vedo un paradiso perfetto...»

alla mia risposta lei mi bacia. Quel bacio è come una boccata d'aria dopo giorni di apnea. Giorni di tristezza. Nessuna delle due riusciva a rallegrare l'altra. Come avrebbe potuto pensare che io la vedessi come un mostro. Quella ragazza è la mia felicità, il mio ossigeno, il mio punto debole. Sono grata che non sia sparita. Non so come sarei sopravvissuta senza di lei. Dopo che ci siamo separate il suo sguardo torna sul materasso del letto

Una Nuova Vita || Natasha RomanoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora