𝒔𝒐𝒐𝒃𝒊𝒏

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Mi svegliai presto quella mattinata per poter andare a visitare mia madre in ospedale.

Il mio cuore era a pezzi da quando avevo scoperto della malattia di mia madre, e cosa che sopportavo meno e non poter pagarli tutti i medicamenti che li servivano.

Fortunatamente lei non me lo fece mai pesare, al contrario si accontentava delle mie visite giornaliere, "tu sei la mia migliore medicina" parole sue. Non capivo pienamente quello che sentiva veramente, di sicuro provava molto dolore.

Mi alzai dal letto ancora mezzo addormentato e ancora stanco nonostante le tante ore di sonno, quindi decisi di farmi una doccia fresca e poi prepararmi, dopo essermi cambiato e sistemato, mangiai un tost mentre chiudevo la porta del mio appartamento poco curato per colpa delle poche ore che riuscivo ad avere per mantenerlo in ordine.

Andai direttamente in ospedale, salutai la solita infermiera dell'entrata che certe volte mi ferma per chiedermi come stavo e come andasse il lavoro, li rispondevo sempre vagamente e molto di fretta, non volevo far aspettare mia madre.

Ma quel giorno, una giornata abbastanza grigia, l'infermiera non mi guardò neanche in viso, e un brivido mi passò come una scarica elettrica elettrica tutto il corpo.
Corsi da mia madre, senza neanche chiedere informazioni di dove si trovasse, tanto abituato a quel luogo.

Ma invece di trovare come al solito mia madre, trovai un letto vuoto e ben in ordine.
Mi cadde il mondo adosso, cercai di non svenire, ma le mie gambe divennero improvvisamente molli e mi aggrappati alla porta, proprio in quel momento nel corridoio passò l'infermiere che teneva sott'occhio mia madre.

Mi avvicinai a lui e con un filo di voce gli chiesi dove fosse, lui tirò subito in basso gli occhi "signor Choi la stavamo proprio per chiamare, le volevamo informare che sua madre è morta questa mattina alle 5, purtoppo immaginavamo che sarebbe successo, ma nella sua mano abbiamo trovato questa lettera, credo sia per lei" concluse il dottore, per poi inchinarsi e darmi le sue condoglianze.

Ma cosa me ne sarei fatto delle condoglianze di un dottore, mia madre non era più lì con me, l'unica persona che mi era stata affianco da tutta la vita e l'unica che mi era rimasta.
Presi la lettera che mi diede il dottore e la aprì con le mani tremanti, riconobbi subito la sua scrittura;

Caro soobin, mio unico figlio, ormai sento che questa volta non supererò la notte, ma voglio che tu sappia che non devi essere triste per me, ma devi essere felice perché finalmente non soffrirò più, sei la cosa più preziosa che io abbia, per questo voglio che tu continui la tua vita; non ti preoccupare questo non è un addio perché io sarò sempre con te, nel tuo cuore. Ti voglio tantissimo bene Soobin.

Tua madre

Per tutta la durata della lettera trattenni il respiro.
Iniziai a piangere, e dolci lacrime scesero dai miei occhi ormai spenti. Tornai a casa e mi buttai nel letto, e piansi, piansi ogni cosa: la tristezza, la rabbia per non essere riuscito a salvare mia madre, il fastidio e la frustrazione.

Ormai erano passati mesi da quella mattina, e finalmente dopo tanto ripresi la mia vita in mano.
Riordinai il mio appartamento e finalmente aveva preso sembianze più decenti e grazie ai soldi che avevo risparmiato riuscì a  permettermi anche di iniziare l'università.

Oggi avevo il turno pomeridiano al bar in cui lavoravo.
Servi qualche cliente che rimaneva, ma ormai l'ora di chiusura era prossima, quindi incominciai anche a riordinare il bancone.

Ad un certo punto entrò un ragazzo, con il viso chinato e senza giacca nonostante facesse molto freddo, con adosso solo una felpa nera troppo larga per la sua figura e i pantaloni rovinati.

Mi avvicinai per sapere se avesse bisogno di aiuto, ma neanche il tempo di chiederli come stesse che ordinò una cioccolata calda, quindi scrissi il suo ordine nel taccuino e andai a prepararli la cioccolata.

Quando mi avvicinai al tavolo sentì la sua voce soave maledirsi in tutti i modi, per essere stato sciocco. Sciocco per cosa? Cosa li era successo per essersi ridotto in così mal modo? La mia curiosità come sempre si era fatta sentire.

"Tutto ok?" Gli chiesi senza però sperare che mi rispondesse, e invece con mia sorpresa alzò lo sguardo, lo analizzai, lineamenti sottili, occhi grandi rossi e gonfi, deve aver pianto molto, labbra rosse e gonfie, a forza di morderle in continuazione, forse per trattenere i singhiozzi. Purtoppo la mia analisi si fermò solo nel viso per colpa del tavolino che non mi permetteva di vedere il suo intero corpo, ma notai un anello al dito, non un anello di matrimonio ma più uno di fidanzamento. Forse si era appena lasciato.
I miei pensieri vennero interrotti dalla sua voce che rispose alla domanda che li possi prima
"Potrebbe andare meglio".

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