Taehyung stava vivendo un incubo.
Jungkook continuava ad avere la segreteria sul telefono e Minho non lo lasciava respirare neanche per un minuto.
Per fortuna, il suo 'fidanzato' non gli aveva fatto richieste troppo scomode, ma era sempre presente e lo seguiva ovunque Taehyung andasse. Tutto questo era molto strano e il fotografo stava cercando di capire cosa passasse nella mente di Minho. "Barboncino" Taehyung si girò verso il soggiorno dove il suo fidanzato era bellamente spaparanzato e gli rivolse un'occhiata interrogativa. "Mi porti un po' di vino bianco?" Quelle richieste non erano così inusuali da parte sua. "Certo". Strinse i denti e prese un calice, versando poi il vino. "Grazie piccolo". Glielo porse e Minho lo afferrò per il polso prima che Taehyung potesse tornare un cucina.
"Fammi compagnia". Taehyung non rifiutò, come avrebbe voluto, e si sedette vicino a lui abbassando la testa. "Tu non bevi?" Negò con la testa e Minho posò il calice sul tavolino.
"C'è qualche problema Taehyungie?" Taehyung rabbrividì a quella finta preoccupazione e si morse il labbro. "No io-sto bene, credo".
L'ultima parola la sussurrò e l'altro alzò le spalle accavallando poi le gambe. "Sembri triste, è per quel tuo amico?" Taehyung scattò e lo guardò in faccia mentre Minho aveva un sorriso strafottente da prendere a schiaffi.
"Come?" La sua frase, anche se povera di contenuti o spiegazioni, arrivò dritta al suo fidanzato, che continuò a mantenere un atteggiamento da superiore. "Non c'era a lavoro, e sai caro Taehyung, se non ti presenti sul posto di lavoro e non avvisi vieni fatto fuori".Taehyung aveva capito cosa Minho gli stesse dicendo, ma quel 'fatto fuori' lo fece spaventare. "Dov'è Jungkook?" Lo chiese così apertamente perché era disperato, perché aveva la necessità di saperlo e perché, anche se Minho era l'ultima persona con cui parlare di Jungkook, lo sapeva, Taehyung era sicuro che lui sapesse dov'era Jungkook.
"Non tornerà più Taehyung. Il signor Lee, il nostro amato capo, lo ha licenziato. Lo sai benissimo che chi vuole lavorare al Myeongdong deve tenere conto del contratto, e questo, Taehyung, è ben spiegato, o mi sbaglio?" Taehyung rimase a guardarlo. Sembrava che Minho gli stesse nascondendo qualcosa.
"No," deglutì e riportò la testa bassa "hai ragione, c'è scritto nel contratto". Minho sembrò soddisfatto e riprese a bere il vino in silenzio, ma Taehyung quella sera, era fin troppo mosso dalla preoccupazione. "Non capisco solo perché non mi abbia salutato".Minho rise. Rise così forte che Taehyung si spaventò. "Piccolo e ingenuo Taehyungie, a lui non gli interessava di te, voleva solo continuare a rimanere al Myeongdong, sei stato un passatempo". Bevve l'ultimo sorso di vino senza smettere di avere quello strano sorriso in volto. "Tu come-come fai.." Minho lo bloccò posando, troppo forte, il calice sul tavolino.
"Come so che ti sei fatto scopare da lui?" Urlava. Stava perdendo la pazienza, e Taehyung si fece più piccolo sul divano portandosi le gambe al petto. "Eri sempre pieno di succhiotti e fin troppo felice. Che stupido che sei stato, ti sei fatto scopare da uno che non ti ha più cercato per anni mentre tu, come un imbecille piangevi tutte le notti per lui". Taehyung si morse il labbro con forza e la vista divenne annebbiata dalle lacrime imprigionate tra le sue ciglia. "Kookie mi vuole bene".Minho si alzò di scatto dal divano e gli prese i capelli con una mano, facendolo gemere dal dolore. "Sei solo un povero illuso Taehyung, hai pensato davvero che potevi viverti una storia d'amore con quello trattandomi così?" Taehyung piangeva. Piangeva e chiedeva aiuto pregando Minho di lasciarlo andare. "Stai zitto cazzo!" Uno schiaffo si schiantò con forza sul suo viso, facendolo tremare. "Sei mio, hai capito?" Minho iniziò a picchiarlo e Taehyung non riuscì a fermarlo finché una frase non gli arrivò dritta nelle orecchie. "Spero sia morto dissanguato, si è meritato tutto quello che gli ho fatto". Taehyung pianse e urlò facendo spaventare Minho. "Jungkook!" Continuava a ripetere il suo nome mentre si dimenava scalciando. Prese in pieno la pancia di Minho con un calcio e si alzò scappando fuori dalla porta di casa sua.
Era scalzo, e le lacrime continuavano a bagnargli il viso. Urlò a pieni polmoni e si accovacciò per terra sull'asfalto freddo e umido. "Jungkook". La sua testa era in confusione totale, mentre si chiedeva dove fosse Jungkook e cosa gli fosse successo. Aveva capito che Minho gli avesse fatto qualcosa, e a quel pensiero si odiò. Si odiò così tanto che iniziò a tirarsi i capelli.
"Taehyung". Una voce lo chiamò, ma lui continuava a piangere. "Taehyung, ehi". Una mano delicata lo scosse e lui alzò la testa. "Calmati Tae". Un sorriso conosciuto lo fece calmare, anche se il corpo tremava. "Jimin". Respirava velocemente mentre guardava il suo vecchio amico. "Taehyung". Un'altra voce, più bassa e profonda, lo chiamò. "Yoongi". Non stava capendo. Era svenuto? Stava sognando? "Tranquillo Tae," Jimin lo fece alzare e lo abbracciò "ti aiutiamo noi adesso".
Vide Minho che li guardava dalla finestra di casa sua e deglutì, staccandosi dall'abbraccio del suo vecchio amico. "Jimin è colpa mia, io non merito di essere felice.""Taehyung, per favore, devi ascoltarci". Taehyung era impazzito. Alternava momenti di pianto disperato e urla a momenti di assoluto silenzio e di sguardo perso nel vuoto. Jimin e Yoongi lo avevano caricato in macchina e, mentre Yoongi guidava, Jimin cercava di parlargli ma Taehyung sembrava avere la testa nel caos più totale. Quando parlava, le uniche cose che diceva erano frasi come "è tutta colpa mia, devo soffrire". Taehyung ripeteva quelle frasi come fossero un mantra. Si sentiva responsabile per l'accaduto a Jungkook e, anche se non sapeva esattamente cosa fosse successo, voleva soffrire al suo posto.
"Taehyung, ti prego basta piangere, e ascoltami". Jimin gli prese il viso con forza e Yoongi parcheggiò la macchina davanti ad un ospedale. "Perché siamo qui io? Sto bene non ho bisogno di cure". Tirò su con il naso e Jimin sorrise dolcemente, ascougandogli le lacrime. "Se mi avessi ascoltato prima lo sapresti". Yoongi scese dalla macchina lasciandoli soli. Taehyung guardò davvero per la prima volta Jimin e lo abbracciò. "Sono contento di vederti Minnie". Jimin, a quel nomignolo solo loro, gli accarezzò la schiena. "Anch'io Taehyung, ma adesso che ti sei calmato, ascolta". Lo spostò, con le mani sulle spalle. "Jungkook è qui," indicò l'ospedale "ti sta aspettando, e devi parlare con Nam".
Taehyung aveva gli occhi grandi e lucidi, sembrava un cucciolo smarrito."È qui?" Jimin annuì contento. "E anche Namjoon?" Jimin annuì di nuovo e Taehyung scese di corsa dall'auto entrando nell'ospedale. "La stanza di Jeon Jungkook per favore". Jimin gli era subito dietro e, senza aspettare la risposta dell'infermiera, lo trascinò per i corridoio.
"Eccoci qui". Jimin si staccò e fece un passo indietro lasciando libero Taehyung di aprire.A mani tremanti aprì la porta e ingoiò a vuoto alla vista del suo Kookie fasciato e con le flebo su entrambe le braccia. "Kookie". Rimase sullo stipite della porta troppo spaventato. "Tae". Jungkook si alzò mettendosi seduto. "Sono felice che tu sia qui Taehyung". Alzò la mano, ma Taehyung non si avvicinò. "Jungkook, che è successo". Guardò la stanza ma non incontrò mai i suoi occhi. "Tae, per favore vieni qui". Il più grande continuava a non guardarlo e non accennava ad avvicinarsi. "Taehyung". Jungkook lo chiamò più volte ma sul viso del suo vecchio amico leggeva solo tanta sofferenza. "Taehyung ti prego avvicinati, non fare così". Taehyung lo guardò scioccato. "Non-non fare così come, Jungkook?" Si portò la mano sul petto e la strinse. "È tutta colpa mia, io-" Jungkook si alzò in piedi e si staccò le flebo, stringendo i denti per il dolore. "Taehyung". Gli prese le mani ma Taehyung indietreggiò. "Non è colpa tua, è colpa di quel pazzo". Taehyung guardò in alto per non far scendere altre lacrime. "Jungkook, anch'io sono diventato pazzo".
Revisione by BlueMeri___
- alla prossima @taekookitaly ♡

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FanfictionCompleta~ Si erano allontanati così velocemente come una folata di aria gelida. Gli anni erano passati e loro non si erano più rivisti. Ma si sa, il fato arriva sempre nel momento del bisogno, e anche quella volta, lo aveva condotto da lui... lo a...