chapter 15

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"Taehyung, cosa stai dicendo? Tu non sei pazzo". Anche se erano rimasti separati per pochi giorni, Jungkook aveva visto un cambiamento radicale in Taehyung. Il suo amico di infanzia, quello dolce e gentile, era pieno di paure e sensi di colpa. "È così Jungkook, io non sto bene, io-" La sua voce si spezzò sotto gli occhi preoccupati di Jungkook. "Tae ti prego". Voleva aiutarlo, voleva fargli capire che lui non aveva colpe, che anche lui era solo una vittima. "Jungkook è colpa mia se tu sei qui, io dovevo lasciarti perdere fin dall'inizio".

Jungkook, stanco di sentire il più grande parlare con tanto rimorso, lo prese per le spalle. "Smettila, smettila cazzo! Ma non vedi come quel matto si è ficcato nella tua testa? Secondo te perché non è qui a riportarti da lui?" Lo guardava con occhi infuriati, e quello fece tornare Taehyung con i piedi per terra. "Non è qui perché sa benissimo di averti fatto il lavaggio del cervello, e che tu tornerai da solo da lui". Taehyung chiuse gli occhi consapevole, almeno in parte, che Jungkook stesse dicendo la verità, ma forse Minho gli era già entrato troppo in profondità per farlo ragionare lucidamente. "Mi spiace Jungkook, ma abbiamo sbagliato. Ho sbagliato a credere che anch'io potessi essere felice". Jungkook non aveva mai sentito quella voce fredda e spenta in Taehyung. "Mi sono segnato da solo il giorno in cui ho deciso di stare con lui per avere un posto al Myeongdong, e non l'ho mai denunciato per non essere licenziato". Si staccò dalla presa di Jungkook e guardò in basso. "Questa è la vita che mi merito, e tu non devi, non puoi farne parte". Jungkook capiva perfettamente quello che provava Taehyung, ma credeva che tutti quei pensieri non fossero assolutamente giusti.

"No, ti stai sbagliando. Anche chi ha fatto scelte sbagliate ha la possibilità di redimersi Taehyung". Taehyung sorrise, un sorriso amaro, e si girò mettendo la mano sulla maniglia. "Forse hai ragione ma io, dopo questo, dopo quello che ti ha fatto per un mio stupido capriccio di volerti con me, non voglio redimermi". Jungkook lo afferrò di forza e se lo tirò addosso. "Uno stupido capriccio? Amarmi era uno stupido capriccio?" Jungkook era incazzato, incazzato e triste, gli occhi gli stavano diventando umidi. "Smettila di dire stronzate e torna in te cazzo!" Taehyung alzò la mano e la passò sotto ai suoi occhi. "Mi dispiace Kookie". Jungkook scosse la testa e aumentò la presa sul braccio del più grande. "No," scese e gli strinse la vita, appoggiando la testa sul suo petto "io non ti lascio più andare". Taehyung tremò per la forza e sicurezza di quelle parole, e smise di essere rigido "Kookie..." Era una supplica, una supplica per lasciarlo andare. "No, io ti amo non mi interessa quello che pensi, ti aiuterò a cambiare idea io-" Un singhiozzo spezzò il cuore di Taehyung. Lo abbracciò anche lui mettendo le mano sulla sua schiena, mentre Jungkook rimaneva intrappolato nel suo corpo. "Non ti lascio Tae, hai capito?" Jungkook piangeva mentre urlava quelle parole e Taehyung si mise a piangere silenziosamente.

La porta venne aperta dalla dottoressa che cercò di richiamare Jungkook ma questo non volle staccarsi dal suo amore. "Signor Jeon, deve rimettersi a letto, la prego". Taehyung staccò Jungkook con forza e vide la paura di perderlo nei suoi occhi. "Kookie mettiti a letto, io non me ne vado". Jungkook respirava velocemente e continuava a piangere spaventato. "Te lo prometto Kookie, vado solo a parlare con Nam, poi torno".
Dopo minuti interi, riuscì a convincerlo e vide l'infermiera attaccargli nuovamente le flebo. Aprì la porta ma rimase fermo quando Jungkook lo chiamò. "Taehyung". Si girò verso di lui e rimase in silenzio. "Ti amo". Sorrise debolmente e uscì, lasciando Jungkook in quella camera di ospedale.

Quando si lasciò la porta della stanza di Jungkook alle spalle, Taehyung vide subito il viso di Jimin, che lo fissava con quell'aria di compassione. "Ehi Tae". gli porse un caffè lungo e Taehyung si andò a sedere vicino a lui. "Non dire niente Jimin". Taehyung sapeva che il suo amico li aveva sentiti urlare e piangere, anzi, forse tutto il reparto li aveva sentiti, ma Jimin gli sorrise rassicurandolo. "Non ti preoccupare Tae, quando tutta questa storia finirà mi dovrai raccontare un bel po di cose". Gli fece l'occhiolino e poi prese il telefono, iniziando a massaggiare. "Yoongi sta portando qui Nam, così poi parli anche con lui". Taehyung annuì distrattamente.

Jimin era sempre stato quell'amico dolce e divertente, e quando Taehyung era scappato via da Busan, Jimin lo aveva riempito di chiamate fino a che il fotografo non aveva ceduto ed aveva risposto. Jimin lo aveva sgridato urlandogli contro fintantoché Taehyung non era scoppiato a piangere e gli aveva raccontato di Jungkook e del suo bacio. Jimin per gli anni successivi aveva continuato a chiamarlo almeno una volta alla settimana e, almeno in parte, gli teneva compagnia raccontandogli di Busan e di come se la passavano.

Namjoon arrivò correndo e lo abbracciò forte. "Dio Taehyung".
Il più piccolo sorrise. " Sono felice di vederti Nam, anche se la situazione non è delle più felici". Si staccò e ricevette una carezza in testa dall'avvocato. "Noi andiamo". Jimin prese per mano Yoongi che era rimasto in disparte e si allontanarono. "Quei due..." Namjoon annuì ridacchiando, e con gentilezza gli mise un braccio dietro la schiena facendolo camminare. "Andiamo a mangiare qualcosa, sicuramente starai morendo di fame". Ed era così. Taehyung era a digiuno da ore e non era neanche riuscito a mangiare per colpa della presenza di Minho in casa sua.

Si sedettero nel piccolo ristorante al primo piano di quell'enorme ospedale, e ordinarono una zuppa di ramen, carne e verdure. "Hai visto Jungkook?" Taehyung annuì. "Sì..." Si morse il labbro e l'avvocato, vedendolo in difficoltà, prese parola. "Taehyung caro," gli accarezzò la spalla e si tolse gli occhiali "so che ti senti il responsabile, e capisco anche che tu voglia solo il bene per Jungkook, ma non credi che il suo bene sia proprio tu?"

Taehyung smise di mangiare e scosse la testa facendo oscillare i suoi capelli mossi. "No Nam, come faccio ad essere un bene per lui se quando sta con me gli succedono cose del genere?" Namjoon rimase in silenzio a riflettere. "Taehyung, io non sono un esperto in materia ma con il mio lavoro ho visto tante violenze domestiche," Taehyung deglutì e abbassò la testa "so quanto una violenza fisica possa portare danni, ma quella psicologica forse ancora è ancora peggio". Gli alzò la testa e gli sorrise. "Non ti devi preoccupare adesso okay? Ricordi Jin?" Taehyung annuì. Certo che si ricordava di quel pazzo del suo vicino di casa. "È diventato psicologo, potrebbe aiutarti". Taehyung spalancò la bocca. Jin psicologo?
"Sì anch'io ho reagito così quando l'ho saputo da Hobi". Sorrise e scosse la testa, riprendono a mangiare.

"È bello che tutti voi siate ancora così uniti". Namjoon lo guardò e vide la tristezza nei suoi occhi. "Solo io sono stato uno stupido". L'avvocato si alzò, lasciando perdere il cibo, e andò a sedersi nella sedia affianco a quella di Taehyung. "Tu sei stato forte invece. Sei andato via all'età di diciotto anni da solo e ti sei costruito una splendida carriera, e no," Namjoon lo precedette "la carriera non è grazie a quel pazzo, è solo ed esclusivamente grazie alle tue capacità. E a proposito di quel Minho..." Namjoon si alzò e gli tese la mano.
"Devi venire in centrale con me Taehyung". Taehyung rimase seduto e sentì gli occhi farsi lucidi. "Nam io non ci riesco". L'avvocato gli prese la mano. "Sì invece che ci riesci Taehyung".

Lo alzò e gli fece una carezza. "Tu sei forte, lo so, puoi mettere un punto a tutta questa storia, e oltre ad aiutare te stesso, aiuterai anche Jungkook. Fidati di me Taehyung". Lasciarono il pasto a metà e Namjoon andò a pagare per entrambi. Quando tornò da lui gli porse una busta di plastica. "Che sbadato, tieni" Taehyung la aprì e rise, era ancora scalzo.





Siamo giunti alla fine... non mi sembra vero... giovedì ci sarà l'epilogo e subito dopo pubblicherò lo speciale ♡ a giovedì


Revisione by BlueMeri___

- alla prossima @taekookitaly ♡

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