Taehyung non si era presentato al lavoro il giorno seguente, e neppure quelli dopo. Jungkook, il giorno dopo la loro uscita, lo aveva cercato disperatamente per tutti i piani dell'edificio, ma del suo amico nessuna traccia. Così il secondo giorno, era andato nell'ufficio di Taehyung e aveva chiesto di lui.
Inizialmente, i colleghi del più grande, lo avevano guardato male e con sguardo confuso, ma poi, sotto le suppliche di Jungkook, gli avevano rivelato che si era messo in malattia per tutta la settimana.Jungkook aveva provato a chiamarlo, a mandargli messaggi, ma lui non aveva mai risposto.
Il più piccolo era dispiaciuto per l'accaduto. Non voleva far arrabbiare il suo amico ed era preoccupato per lui.
D'altro canto, la ragazza che si era ritrovato nel letto la mattina dopo, se n'era andata senza fare storie dopo le spiegazioni di Jungkook. Si era ubriacato così tanto che non ricordava nulla dopo che Taehyung se n'era andato. La donna con cui aveva fatto sesso gli aveva spiegato più o meno la vicenda, ma Jungkook era in completo black out."Signor Jeon c'è il signor Choi che la sta cercando". La segretaria gli fece un inchino che Jungkook ricambiò prima di uscire dal suo ufficio.
Era confuso. Cosa voleva da lui il fidanzato di Taehyung?Ancora pensieroso, uscì dalla porta e si avviò verso la sala comune dove i dipendenti potevano prendersi una pausa caffè.
"Oh sei arrivato, vuoi un caffè?" Jungkook negò con la testa e andò a sedersi davanti a Minho. "Di cosa vuoi parlarmi?" Il ragazzo rise amaramente e acavallò le gambe. "Adesso mi dai del tu?" Fece un verso di scherno e appoggiò il gomito alla poltrona su cui era seduto. "Siediti prego".
Jungkook si sedette di fronte a Minho e cercò di sembrare il più calmo possibile. "So che qualche sera fa sei andato a ballare con il mio Taehyung".
Jungkook trattenne il fiato e si sistemò meglio sulla poltrona senza rispondere. "Me lo ha detto il barista. Sai Jungkook, io conoscono praticamente tutti in questa città. Sono nato e cresciuto qui, e i miei genitori erano soci di questo grande studio fotografico".
Prese una sigaretta e se l'accese, ignorando il divieto di fumare. "Quando loro sono morti un terzo dell'azienda è passata a me, anche se faccio il dipendente ho altri poteri qui. Ho deciso io di continuare a fare anche il fotografo ma sai, il personale assunto lo scelgo anch'io prima dei colloqui".
Si alzò e Jungkook rimase a fissarlo senza far trapelare nessuna emozione. "Taehyung è entrato qui grazie a me, e tu anche. Avessi saputo prima che eri un suo ex fidanzatino, non ti avrei fatto assumere".
Jungkook, a quel punto, strinse i pugni e si alzò. "Non sono mai stato con lui, eravamo solo amici". Minho rise ancora e gli diede uno spintone non spostandolo nemmeno. "Sai, dopo la vostra uscita in quel locale, mi sono fatto trovare dentro casa sua". Jungkook spalancò gli occhi preoccupato. "Piangeva. Il mio ragazzo era distrutto e non voleva dirmi il perché. Quando ha saputo che io già ero a conoscenza della vostra serata ha iniziato a chiedere scusa e, sai Jungkook, lui sa benissimo che quando chiede scusa è perché ha fatto una grande cazzata".
Jungkook guardò la sua mano destra. Era fasciata, e una goccia di sangue sporcava la garza. "Cosa gli hai fatto?" Lo aveva ringhiato. Era in pensiero per Taehyung ed era incazzato.
Taehyung stava subendo violenza fisica e psicologica da Minho, che evidentemente lo portava ad autoconvicersi che fosse lui costantemente nel torto, che fosse lui a sbagliare ogni volta. Ed era per questo che non si ribellava, che non rispondeva mai alla violenza subita.
Perché lui pensava di meritarsela. Di meritarsi le critiche, gli insulti, di meritarsi ogni schiaffo che riceveva. E tutto ciò, inevitabilmente, portava Taehyung alla completa sottomissione al volere di Minho.
Jungkook, a questa nuova consapevolezza, smise di respirare. Anche solo prendere fiato gli faceva male.
Minho sorrise. "L'ho rimesso al suo posto".Jungkook dopo la "chiacchierata" con quel tipo, tornò nel suo ufficio per altre due ore. La testa era da tutt'altra parte. Taehyung non rispondeva e dopo altre dieci chiamate, il suo amico lo aveva, presumibilmente, bloccato. Non sapeva il suo indirizzo e nessuno glielo voleva dire. Stava impazzendo. Aveva capito che quel figlio di puttana lo aveva menato, e questa consapevolezza lo stava mandando fuori di testa.
Finì le sue ore lavorative e uscì dallo studio. Decise di camminare per la città e di mangiare dello street food. Stava addentando il suo pollo fritto quando passò davanti all'ospedale principale di Seoul. Un pensiero, un brutto pensiero si fece largo nella sua mente ed entrò di corsa.
"Scusi?" Entrò, e nella postazione di ingresso una vecchia signora si trovava dietro al bancone. "Scusi signora, può dirmi se un certo Kim Taehyung è ricoverato qui?" La signora si sistemò i grossi occhiali e aprì ancora di più gli occhi. "Taehyung? Conosci Taehyung? Sì è ancora qui, ma domani dovrebbe uscire".
Il cuore di Jungkook smise di battere.
Taehyung era in ospedale.
Si allarmò e l'infermiera se n'è accorse. "Giovanotto, sei un amico di TaeTae?" Jungkook annuì velocemente e la signora sorrise. "Non viene mai nessuno a trovarlo. Sai, Taehyung viene qui quasi una volta al mese per quelle ferite, a volte viene solo a farsi medicare, altre, come questa, lo teniamo qualche giorno in degenza per sicurezza".
Jungkook deglutì e con voce tremante chiese "posso vederlo?"
L'infermiera rispose affermativamente e gli fece strada verso la stanza dove era ricoverato il suo amico. Arrivarono quasi subito davanti ad una porta, e la signora bussò. "Taehyung caro, c'è un tuo amico". Si spostò di lato e Jungkook entrò.
Taehyung sbarrò i suoi occhi, adesso incorniciati da lividi viola, e si alzò di scatto dal letto. "Cosa-cosa ci fai qui?"
L'infermiera li lasciò soli e Jungkook si avvicinò con gli occhi lucidi. "Tae, oh dio mio". Gli prese una mano, mentre la sua tremava. Era scioccato, anzi scioccato non era niente in confronto a quello che provava, era sconvolto. "Come cazzo ti ha ridotto".
Si morse il labbro e una lacrima scese dai suoi grandi occhi. Taehyung tremava e rimaneva a testa bassa. Aveva dei segni anche sul collo, ma la faccia era quasi tutta piena di lividi. Sentì Jungkook piangere e alzò la testa guardandolo. "Non-non piangere, per favore". Il suo amico iniziò a scusarsi. Si sentiva in colpa per aver chiesto a Taehyung di uscire. Sapeva che Taehyung era ridotto così perché Minho si era incazzato per la loro serata.
"Jungkook, hey, tranquillo sto bene, domani esco e-" Jungkook urlò. Non lo aveva mai fatto di fronte a lui, e Taehyung rimase paralizzato. "Cosa cazzo stai dicendo! Merda!" Tirò un pugno al muro e Taehyung sobbalzò spaventato. "Quel pezzo di merda lo uccido".
Aveva iniziato a respirare velocemente. Taehyung lo guardava ad occhi sbarrati mentre cercava di tenerlo fermo. Jungkook stava agendo come un matto. Camminava avanti e indietro imprecando contro quel pazzo del suo fidanzato.
"Kookie ascolta". Tentò di fermarlo e di tirarlo a sé dal polso, gli prese il viso bagnato dalle lacrime tra le mani. "Non devi entrare dentro a questa storia, okay? Lui-lui è pericoloso, stanne fuori". Jungkook si calmò dopo un paio di minuti, e posò le mani su quelle che Taehyung teneva sul proprio viso.
"Taehyung dobbiamo fare qualcosa, devi reagire, dammi la possibilità di aiutarti, per favore". Taehyung, vedendo il suo amico così provato, annuì, facendolo rilassare. "Però Kookie se ti racconto tutto, ma veramente tutto, prometti che non farai nulla di avventato". Jungkook glielo promise, ma entrambi non sapevano che da quel momento in poi le cose si sarebbero fatte dure per entrambi.Revisione by BlueMeri___
Stiamo entrando dentro la storia...Taehyung racconterà a Jungkook cosa è successo in quegli anni...
-alla prossima @taekookitaly ♡
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FanfictionCompleta~ Si erano allontanati così velocemente come una folata di aria gelida. Gli anni erano passati e loro non si erano più rivisti. Ma si sa, il fato arriva sempre nel momento del bisogno, e anche quella volta, lo aveva condotto da lui... lo a...