"Good Night" Stories

Colours

For you, ssrv__

Colori. I colori, per la scienza, altro non erano che la percezione visiva delle varie radiazioni elettromagnetiche comprese nello spettro visibile. Variazione di luce che rende l'una o l'altra cosa in un determinato modo, unica ed irriconoscibile. I colori potevano trasmettere le sensazioni più indescrivibili al mondo. Il calore dell'aranciato del tramonto, il freddo nel bianco e nevoso inverno. Cos'era un colore, se non un segno distintivo che permetteva a qualcosa, qualcuno, di spiccare in un qualche modo. Com'erano i colori? Jaehyun non lo sapeva. Non li aveva mai visti in tutti i suoi ventiquattro anni di vita. Una vita vissuta in bianco e nero. Priva di sfumature, perché anch'esse erano colori. Gli avevano spiegato, da bambino, che un giorno sarebbe stato in grado di vederli. Sua madre gli aveva raccontato, con un tono ricco di speranza e gioia, che un giorno avrebbe incontrato la sua anima gemella, quella persona che fra tutte gli sarebbe rimasta accanto completandolo in ogni dettaglio. Sarebbero diventati l'uno per l'altra un supporto, il giorno, la notte, il tutto. Si sarebbero amati, come un fiume in piena, come il sole che splende gentile sulla natura, e allora...avrebbe visto i colori in tutta la loro luminosità.

<<Quando incontrerò la mia anima gemella?>> aveva domandato, quel tenero bambino di cinque anni dalla curiosità innata, stringendo a sé quel pupazzo che gli era stato quel giorno per il suo compleanno, un piccolo orso dagli occhi a bottoni, un sorriso amichevole ed un colorato nastro rosso intorno al collo. Questo dettaglio però Jaehyun non lo avrebbe saputo se non gli fosse stato detto.

<<Un giorno bambino mio>> gli aveva promesso la madre, accarezzandogli i morbidi capelli neri, beandosi della pura luce degli occhi scuri che brillavano come perle nere nel viso tondo e amorevole del figlio. <<Un giorno incontrerai la tua anima gemella, e da quel giorno la tua vita sarà più luminosa>>

Erano passati diciotto anni da quella volta e ancora il desiderio di conoscere la sua anima gemella era vivo nel ragazzo, così come quell'orsetto di peluche era comodamente sistemato sul suo letto fra i cuscini ormai fuori posto. Ancora Jaehyun, diciotto anni dopo, aspettava quel famoso giorno con trepidazione.

Jaehyun uscì dal bagno correndo, con ancora lo spazzolino in bocca, farfugliando qualcosa che sua cugina non riuscì a capire all'istante ma che diversi anni vissuti insieme, da quando si era trasferita lì per l'università, le avevano insegnato significasse "Sono in ritardo". La ragazza si spostò dal corridoio per evitare di ritrovarsi investita dalla tempesta fuori controllo che era il ragazzo, e lentamente raggiunse la cucina. Lì trovò sua zia, come al solito intenta a preparare la colazione e suo zio sistemato a capotavola a leggere il giornale.

<<Buongiorno>> salutò con calma <<Credo che Jaehyun abbia di nuovo passato la notte sveglio davanti ai videogiochi. È in ritardo...ancora>>

Dai meandri della villetta in cui vivevano, lì dove si trovava la camera del ragazzo, arrivò un urlò oltraggiato.

<<Ti ho sentita...spia>>

La ragazza sogghignò divertita mentre lo zio, ormai abituato a quel turbine di agitazione e rumore che erano la sua famiglia, ignorava il tutto. La zia sorrise teneramente e le posizionò una ciotola di riso davanti prima di prendere il suo posto a tavola. La ragazza afferrò le sue bacchette pronta a prendere una buona manciata di cibo quando la ciotola le sparì da davanti. Una mano si era infilata nel suo campo visivo e le aveva rubato la colazione.

<<Jaehyun>> urlò la ragazza.

<<Questo è perché hai fatto la spia>> disse a bocca piena, ingurgitando volontariamente senza alcuna eleganza la colazione della ragazza. Questa sapeva perfettamente che se avesse provato a rimuovere la ciotola di riso dalle mani lui le avrebbe probabilmente mangiato anche quelle, per ripicca, perciò si rassegnò e prese la ciotola che sarebbe dovuta appartenere lui. Solo allora però la ragazza sollevò lo sguardo guardando, davvero, il cugino.