Vi chiedo di ascoltare la ost di Jongdae, Rainfall, mentre leggete questa piccola scena, sperando che possiate immaginarla come ho fatto io.
Un ragazzo si trovava in piedi sul tetto di uno dei più alti palazzi della città. I capelli erano scompigliati dal vento, il lungo cappotto lo avvolgeva svolazzando leggermente mentre osservando la vita scorrere sotto di lui intonava una canzone, in attesa di qualcosa che non sapeva se sarebbe arrivata.
La notte era calata su Seoul, illuminata solo dalle sue luci artificiali e quella naturale della luna. La vita continuava a scorrere nella città.
Un ragazzo correva per le strade, il più veloce possibile. I polmoni erano già in cerca d'aria per la fatica ma lui non intendeva mollare. Correva, facendo sempre più forza sulle sue gambe.
Le grandi strade erano piene di auto che sfrecciavano sempre più veloci. L'ora era ormai tarda e nessuno avrebbe tenuto sotto controllo il loro comportamento. I piedi premevano sempre di più su quei pedali spronando le vetture a sfidare il tempo senza paura, lasciando dietro di loro solo i fasci rossi dei loro fanali.
Il ragazzo si spostò sempre più vicino al bordo dell'alto palazzo. Aprì le braccia lasciando entrare l'aria nei suoi polmoni mentre la sua voce si faceva sempre più alta e la luce della luna si disperdeva in quella delle luci della città, impedendo una linea di confine fra l'una e le altre.
Continuava a correre, sempre più veloce e in modo affannato. Le sue gambe iniziavano a dare segni di cedimento ma lui non era intenzionato a mollare. Ciò che lo aspettava alla fine di quella corsa valeva qualsiasi fatica per lui. Decise di intrufolarsi sempre di più nei in quelle stradine poco raccomandabili.
Dei ragazzi erano riuniti in gruppo nell'ombra, solo una piccola luce in lontananza li illuminava leggermente. Fra le mani stringevano bottiglie di birra e sigarette. La loro mente viaggiava liberamente nei meandri della fantasia. Uno di questi ricevette una spallata e subito si voltò scontroso, affiancato subito dal suo gruppo.
<<Vuoi guai?>> ringhiò al ragazzo che dopo quelle parole si fermò davanti a lui.
Il ragazzo alzò lo sguardo fino a quel momento tenuto basso e lo guardo freddamente negli occhi. Occhi felini e profondi. Occhi che davano l'impressione di qualcuno che avrebbe potuto uccidere a sangue freddo. Lo guardarono meglio e notaro la mano sporca di rosso che stringeva la spalla dalla cui ferita colava del sangue che andava a colorare la mano che ancora stringeva la pistola e subito tutti i ragazzi arretrarono spaventati mentre lui riprese la sua corsa.
Il vento si era fermato e la pioggia aveva cominciato a scendere lentamente, goccia dopo goccia. Inizialmente era una dolce carezza, ma pian piano cominciò a essere sempre più decisa e violenta mentre batteva sul cemento accompagnando la voce del ragazzo che continuava a cantare senza fermarsi.
Non poteva andare via, era deciso a restare, avrebbe aspettato, anche in eterno.
L'acqua aveva bagnato i suoi capelli biondi che si ritrovavano attaccati alla sua fronte. Era diventato difficile anche vedere dove metteva i piedi e si ritrovò a scivolare sull'asfalto. Le sue gambe erano stremate, i polmoni chiedevano disperatamente ossigeno, il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. La ferita si scontrò con il terreno duro facendolo gemere di dolore mentre la sua arma scivolò a pochi centimetri dalla sua mano. Sbatté gli occhi per tornare a focalizzare ciò che c'era davanti a lui.
Le sirene della polizia si fecero sentire nella notte, sfrecciando a poca distanza.
Si alzò velocemente, recuperò la sua arma, arrancando leggermente e riprese a correre contro la pioggia.
Da quanto tempo era lì? Non lo sapeva più. Ma l'idea di andare via non lo aveva nemmeno sfiorato. Se possibile i suoi piedi si erano ancorati ancora di più sul pavimento e la sua voce si faceva sempre più alta, in un richiamo che sperava fosse sentito.
Fu proprio quando intonò l'ultima nota che la porta dietro di lui si aprì forte e rumorosa. Si voltò lentamente e davanti a lui vide quel ragazzo, stremato e sanguinante. Vide il sangue che colava dalla sua spalla, poi spostò il suo sguardo in quello dell'altro.
Il maggiore compì qualche passo in avanti, lasciando che la porta si richiudesse alle sue spalle, mentre osservava come anche l'altro gli stesse andando incontro. Si fermarono a pochi passi di distanza, e proprio lì l'estrema stanchezza si fece sentire. Lasciò andare la pistola che ancora stringeva e si lasciò cadere sulle ginocchia.
L'altro lo afferrò per le spalle, accompagnandolo in quel movimento fino a quando entrambi si ritrovarono seduti per terra mentre la pioggia continuava a cadere su di loro.
Sollevò lentamente una mano e la portò sulla guancia dell'altro che istintivamente piegò leggermente la testa per godersi al meglio quella leggera carezza.
La gola quasi gli doleva per quanto aveva cantato, ma ne era valsa la pena, lui era di nuovo lì con lui.
<<Sei tornato da me>>
<<Ti amo Jongdae>> rispose solamente, cercando di rendere quelle parole libere dallo sforzo della corsa.
<<Ti amo Minseok>> ricambiò l'altro, lanciandosi su quelle labbra che gli erano mancate così tanto da farlo sentire nuovamente pieno e parte di qualcosa.
La pioggia cessò ed entrambi sapevano che da qualche parte, nascosto dal buio, brillava l'arcobaleno che seguiva l'acquazzone.
STAI LEGGENDO
"Good Night" Stories
Short StoryRaccolta di FF sulle diverse otp da leggere prima di andare a dormire.