21.

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Capitolo a sorpresa perché è il continuo di quello di ieri e inizialmente non doveva essere diviso! In più, ho raggiunto le 500 stelline e ho promesso a kimtaehyungssiii che avrei pubblicato!

——

«Allora, visto che non vuoi scopare, cosa ti va di fare stronzo?»

«Oh, ma a me va sempre, soprattutto se si tratta di te, ma oggi faremo quel puzzle che tanto vuoi fare e se ti va, stasera posso farti sentire qualche canzone. Sempre e solo se stai bene.» chiuse l'acqua, passò il panno sul lavandino e si avvicinò al minore, portò una mano sulla sua fronte e constatò non essere molto caldo, segno che la temperatura di stava abbassando e il minore tornava a state meglio.

Jimin sorrise, intenerito dalla tenerezza e dalla cura che Yoongi aveva nei suoi confronti; tenerezza simile a quella di sua madre che si prendeva cura di lui quando era ammalato.

«Allora – disse sedendosi a terra, attorno al piccolo tavolino dove appoggiò delle basi in cartone per il puzzle – il puzzle che andremo a fare è un po' imbarazzante perché è una mia foto.»

«Oddio, sei tu nudo? Beh niente che io non abbia già visto quindi non lo riterrei imbarazzante ma appendere in casa un puzzle ritraente il tuo – ehm insomma, anche no.» rise.

«No, non quel tipo di foto, ma è una mia foto da piccolo ad un carnevale e sono vestito...» abbassò lo sguardo sulla scatola bianca difronte a sé.

«Da cosa?» domandò incuriosito.

«Da scimmietta.» rispose a bassa voce e abbassando il capo per non guardare negli occhi il minore non era pronto a sentirlo ridere a crepapelle.

Jimin non scoppiò a ridere ma lo guardò con due occhioni pieni di emozioni, avrebbe voluto abbracciarlo pensando alla tenerezza dell'immagine che si era fatto nella sua mente.

«È una cosa dolcissima, Yoongi! Anche mia madre mi faceva travestire a carnevale o almeno fino a che abbiamo potuto...» Jimin abbassò il capo venendo travoltò un senso di malinconia che lo travolgeva quando viaggiava nei ricordi legati alla sua famiglia, non si rese conto di essere rimasto a fissare il tavolo per qualche minuto, fino a quando la mano di Yoongi si posò sulla sua spalla.

Quel tocco delicato, fine, quasi poetico che lo riportò alla realtà. Adorava le sue mani, in ogni singolo dettaglio, adorava come, sebbene fossero grandi, erano dotate di un'incredibile leggerezza e classe.

Non lo lasciò parlare, rispose alla sua domanda ancor prima che gliela ponesse «Non preoccuparti, raccontami della foto o fammela vedere.» sorrise leggermente.

Il maggiore aprì la scatola e sotto i mille pezzi di puzzle ritraenti la sua immagine, ne estrasse una foto 13*18 che lo ritraeva vestito da scimmietta e fra le braccia di una donna dai capelli bianchi, che poteva avere sui 60 anni. 

«Chi è, Yoongs?» non lo chiamò Min, non lo chiamò hyung usando l'onorifico. Lo chiamò con il suo soprannome, lo chiamò nel modo più umano possibile avendo compreso la delicatezza del momento e quello che da lì a poco sarebbe successo.

«Mia nonna, ero piccolino. Avrò avuto 4 anni e lei adorava portarmi a festeggiare il carnevale assieme al nonno. Mi vestiva assieme a mia mamma e poi mi portava in centro città armato di coriandoli e stelle filanti che ci tiravamo a vicenda – fece una pausa sospirando – è morta 2 anni fa e da 2 anni non torno a casa.» abbassò lo sguardo non volendo incontrare quello di Jimin.

Era sempre doloroso parlarne, sfociare in questi discorsi perché potevano avere un solo esito e Yoongi non avrebbe voluto piangere, era stanco di farlo. Lo aveva fatto per anni senza mai smettere, afflitto dai sensi di colpa per non essersi più fatto vedere a casa dal nonno.

Stuck with you || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora