17.

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«Buongiorno, piccoletto!» Yoongi irruppe nella stanza del minore, spalancando le tende bordeaux e saltando sul suo letto, mettendosi a cavalcioni sul corpo del ragazzo, girato di schiena, con le braccia sotto al cuscino ancora nel mondo dei sogni.

«Jimin, Jimin ti devi alzare!» abbassò leggermente il piumone e fece scivolare le sue mani fredde sotto alla maglia del pigiama del ragazzo. Poté sentire il suo corpo bollente contrastare con il gelo delle sue mani. Le fece scivolare lungo fianchi, facendole finire sul fondoschiena del ragazzo, coperto dai boxer.

Non ottenendo reazioni dal ragazzo, tolse del tutto la coperta e con uno scatto fulmineo, gli abbassò i pantaloni, iniziando a baciargli il fondoschiena coperto da un leggero tessuto nero.

«Min... cosa stai facendo, è prestissimo. Non puoi avere già voglia» mugolò il minore, spostando la testa dall'altro lato del cuscino.

«Non ho voglia, volevo avere la tua attenzione e l'ho avuta; però – infilò la mano nei suoi boxer– avevo voglia di toccarlo, da non sai quanto» si alzò dal letto ma venne subito bloccato dal minore, che trascinandolo accanto a sé fece sbattere il suo corpo sul materasso «Min – sussurrò al suo orecchio -  è la seconda erezione che mi causi senza soddisfarla – si mise a cavalcioni sul suo corpo, mosse il bacino verso quello di Yoongi, facendolo ansimare – non ce ne sarà una terza» si alzò dal letto e si diresse in bagno, senza dargli il tempo per replicare.

«Mi farai morire, Park Jimin»

[...]

«Sentiamo, quale attività malata ha partorito la tua mente perversa oggi?» domandò Jimin, varcando la porta della cucina, indossando una comoda tuta grigia.

Nella stanza vi trovò Yoongi abbassato difronte al frigorifero, intento a recuperare degli ingredienti.

«La mia bellissima mente non malata ha scelto che oggi, ti insegnerò a cucinare, piccoletto» sorrise, estraendo della marmellata e poggiandola sul mobiletto.

La mente di Jimin si annebbiò per qualche secondo; il suo sguardo era rimasto catturato dalle mani del maggiore.
Le aveva già notate in passato ma non si era mai soffermato su di esse; sulle lunghe dita affusolate, sul colore bluastro delle vene esposte per la posizione in cui si trovava la mano, colore che contrastava con il candore della sua pelle.
Stava impazzendo ed erano solo le sue mani, ne rimase così folgorato che non si accorse dello sguardo confuso che gli stava rivolgendo il ragazzo «Terra chiama Park Jimin» schioccò le dita davanti al suo viso e subito tornò con i piedi per terra.

«Uhm, sì, scusa. Cosa cuciniamo chef?» domandò poggiandosi al bancone accanto a Yoongi.

«Una cosa easy che tutti dovrebbero saper fare: la crostata!» rispose con entusiasmo il corvino, entusiasmo che non trovò riscontro nel biondo, che rimase a guardarlo con espressione piatta.

«Va bhe, lascia stare dai! Studia che è meglio» sbuffò, riponendo gli ingredienti negli armadietti; ma Jimin lo bloccò subito prendendogli la mano, movimento involontario che fece paralizzare entrambi i ragazzi, che le guardarono sfiorarsi. Entrambi percepirono una forte stretta al petto, come se il mondo si fosse fermato in quel preciso istante.

«Scherzo, Min! Adoro la crostata, fammi vedere cosa devo fare» sviò il discorso Jimin, cercando di camuffare quel disagio che li avvolse.

«Allora, prendi: Farina, zucchero di canna, lievito, burro vegetale e ho il sostituto delle uova da qualche parte»  disse Yoongi, cercando l'ultimo ingrediente.

«Adoro che tu ci abbia pensato ma non serviva, le uova le mangio e anche i latticini!»

Jimin apprezzò davvero questo piccolo pensiero da parte del maggiore; la maggioranza delle volte le persone avevano sempre preso sottogamba il suo stile di vita, definendolo passeggero o pensando che il ragazzo potesse adeguarsi in assenza di prodotti vegetali; ma non con Yoongi, lui ci pensava, ragionava sui minimi dettagli per non mancargli di rispetto e per Jimin, questa, era una cosa importante e bellissima.

Stuck with you || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora