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Duecento settantaquattro erano i giorni passati da quando Jimin aveva lasciato il piccolo appartamento dove era nato e cresciuto, dall'ultima volta che aveva abbracciato sua mamma e da cui aveva trascorso un pomeriggio con i suoi migliori amici.

Ricordava con piacere quando, usciti da scuola, si recavano a casa di Jungkook e dopo un pranzo veloce versavano due dita di latte in una tazza per poi spezzettarvici del cioccolato e scaldarlo a microonde fino a farlo somigliare ad una cioccolata calda; oppure i pomeriggi estivi dove Taehyung si dilettava a preparare dei buonissimi frappé alla frutta.

Le uscite serali solo loro tre, quando prendevano delle birre al piccolo ventiquattr'ore vicino a casa di Jimin e si fermavano a berle in un parco lì vicino, le serate alle feste ma quelle serie. Quelle al Lie, locale che ne aveva viste di tutti i colori.

Inutile dire che Jimin non stava più nella pelle. Finalmente oggi, dopo più di sei mesi avrebbe potuto rivederli, scherzare con loro e ritornare a fare gran parte delle cose che facevano assieme.

Non vedeva l'ora di vedere Jungkook con quei suoi enormi occhioni, corrergli in contro e abbracciarlo forte. Sicuramente sarebbe scoppiato a piangere, conoscendo il piccolo del gruppo. E poi Taehyung. Lui e Jimin avevano, senza ombra di dubbio, un rapporto molto più forte essendosi conosciuti molti anni prima, ma non per questo facevano sentire questa differenza a Jungkook che era diventato subito un elemento fondamentale del trio.

Taehyung era uno da un contatto fisico molto contingentato ma quando si trattava del suo Minnie, diventava la persona più dolce del mondo. Passavano interi pomeriggi abbracciati sul letto di Taehyung fra una sigaretta e l'altra mentre Jungkook stava spesso sulla sedia con i piedi sulla scrivania a sorseggiare uno dei frappé di Taehyung.

Insomma, erano sempre stati solo e soltanto loro tre e l'essersi separati fisicamente li aveva fatti soffrire molto.

Non vedeva l'ora di vederli, di parlarci, di farsi raccontare tutto quello che non aveva potuto vedere con i suoi occhi e  di venire a conoscenza di ogni minuscolo dettaglio sulla loro relazione. Gli mancava il loro profumo, l'inconfondibile fragranza Versace che usava spesso Taehyung e se la immaginò mischiata a quella di Jungkook ora, più dolce e meno speziata.

Erano giorni che Yoongi si sorbiva la felicità di Jimin e le continue futili preoccupazioni di cui era solito farcirsi la mente "E se non andassimo più d'accordo? Se non gli piacessi più?" queste erano le più ricorrenti. Il corvino ovviamente lo tranquillizzò perché non c'era nessuna ragione al mondo per cui le cose avrebbero dovuto essere differenti fra di loro, eppure lui restava agitato e Yoongi lo abbracciava per rassicurarlo consigliandogli di non agitarsi costantemente per ogni piccola cosa ma di vivere più alla leggera tutto quanto perché alla fine si trattava dei suoi migliori amici e niente poteva essere cambiato.

«Andiamo Yoongi o faremo tardi in aeroporto» lo incitò Jimin completamente su di giri all'idea che da lì a poco avrebbe finalmente riabbracciato i suoi migliori amici.

I consigli del corvino non erano stati molto efficaci nel calmare l'agitazione del piccolo.

Il giorno tanto atteso era arrivato e finalmente, quel giorno era il lunedì dove il volo proveniente da Seoul sarebbe atterrato nel piccolo aeroporto di Derby, situato poco fuori dalla città.

«Jimin... mancano due ore. Quanto prima vuoi arrivare là? Lo sai che se arrivi in anticipo non atterrano prima, vero?» scherzò Yoongi poggiando una tazza di the fumante sul bancone della cucina.

«Sì, ma siamo in pullman Yoongi. Ci mettiamo un'ora di tempo e non voglio arrivare in ritardo, okay? Voglio vederli uscire dalle porte automatiche con il sorriso sulla faccia perché sarò la prima persona che vedranno. Voglio vedere il sorriso di Taehyung illuminarmi la giornata e gli occhi di Jungkook riempirsi di luce non appena mi abbraccerà.»

Stuck with you || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora