-Non posso crederci che il tuo gusto preferito sia il fiordilatte!-
Eravamo in un parco bellissimo a un paio di chilometri dal centro di Firenze, ero stata a vedere il suo allenamento come promesso e lui era stato davvero molto bravo.
Inseguiva il pallone come fosse la cosa più naturale del mondo e nemmeno i suoi compagni di squadra riuscivano a stargli dietro, ce lo aveva nel sangue ed era chiaro a tutti.-perché?- ridevo come una matta -le cose semplici sono le più buone- feci spallucce
-ma non le cose banali- controbatté lui -non mi sembri una persona a cui piacciono le cose banali - il suo umore si fece serio all'improvviso
-niente affatto. Però sai il fiordilatte ti da delle certezze, quello è il suo gusto e non ti potrà mai capitare di trovarne uno che non ti piaccia, è una specie di porto sicuro- continuavo convinta di ciò che stavo dicendo, lui scoppiò nuovamente in una fragorosa risata portandosi una mano al petto e lasciandosi cadere sulla coperta a fiori che avevamo disteso sul prato
-stiamo veramente discutendo sul gusto del gelato?-rise, io mi affiancai a lui guardando in direzione del cielo
-penso che dovremmo tornare a casa, ho un macello di cose da studiare- girai il capo in sua direzione, i suoi occhi si incollarono ai miei e la sua mano si allungò ad accarezzarmi una spalla
-sei in assoluto tra le cose più belle che abbia mai visto- sussurrò scuotendo la testa nel tentativo di spostare un ciuffo ribelle di capelli dagli occhi.
Il mio stomaco fece capolino e le guance iniziarono ad arrossarsi mentre un'opprimente sensazione di paura mi attanagliava la pancia
-Fede dobbiamo andare- tagliai corto alzandomi di scatto e raccattando velocemente tutte le mie cose
-ho detto qualcosa che non va?- mi chiese portandosi seduto, il suo tono triste mi fece sentire uno schifo, lo stavo trattando come uno straccio e non se lo meritava ma sentivo il desiderio dentro di me di proteggermi
-no ma te l'ho detto, ho un esame da preparare- risposi secca senza guardarlo negli occhi, temevo che mi avrebbero fatto cambiare idea in un istante.
Non rispose, si limitò a seguirmi fuori dal parco e poi verso casa mia. La sensazione di ribrezzo nei miei confronti mi toglieva l'aria, mi stavo comportando come una bambina e lui proprio non se lo meritava.-grazie del pomeriggio, sono stata bene- lo salutai lasciandogli un tenero bacio sulla guancia
-ci vediamo presto allora?- mi domandò con la voce tremolante mentre mi teneva incollata a lui con gli occhi
-non lo so, ti chiamo io- gli diedi immediatamente le spalle camminando svelta verso l'ingresso del mio appartamento, senza girarmi nemmeno una volta. Speravo che se ne fosse già andato via.Non so lucidamente perché mi comportai così, era lampante che provavo qualcosa per lui, mi faceva sentire bene ma avevo una paura tremenda di rimanere ferita.
Non mi aveva dato mezzo motivo per farmi dubitare della sua persona o della sua serietà ma ero talmente abituata a ritrovarmi con il cuore spezzato che automaticamente pensavo che sarebbe stato così anche con lui.
Non riuscivo a lasciarmi completamente andare però involontariamente ritornavo sempre alle sue mani grandi, alle vene sporgenti sulle braccia, ai suoi capelli lunghi e morbidi, al suo sorriso innocente e ai suoi occhi buoni.
Mi piaceva il modo in cui ascoltava interessato tutti i dettagli della mia vita, mi piaceva l'energia e la passione che ci metteva nel calcio, mi piaceva il suo modo di fare estremamente umile e mi piacevano tutte le sensazioni che mi faceva provare. Allora cosa mi bloccava?
Azzurra probabilmente mi avrebbe dato della stupida ma la realtà era che non mi sentivo alla sua altezza e probabilmente non lo ero.
Passò una settimana e, come giusto che fosse, Federico non si fece sentire, ci ero rimasta male ma razionalmente cercavo di concentrarmi sull'esame di Management Internazionale che avrei avuto la settimana successiva.
La mia amica aveva la settimana di turno pomeridiano e io passavo tutte le giornate sui libri, erano forse l'unico modo per tenere Chiesa lontano dai miei pensieri.Distesa sul divano per i miei cinque minuti di pausa sentii il campanello suonare, mi alzai chiedendomi chi potesse essere a quell'ora e la risposta mi arrivò qualche secondo dopo.
Sull'uscio della porta un meraviglioso mazzo di fiori gialli e arancioni lasciava intravedere un ciuffo castano e poi i suoi occhi fecero capolino da dietro il bouquet
-non volevo spaventarti, sono qui per farmi perdonare- mi porse quindi i fiori che emanavano un profumo stratosferico
-Fede ma non serviva- sorrisi afferrando il suo regalo e sentendo le gambe barcollare, mi stavano salendo le lacrime agli occhi. Mai nessuno mi aveva fatto una sorpresa così e io iniziavo a sentirmi un mostro per averlo trattato in quel modo
-non hai nulla da farti perdonare- lo avrei abbracciato fortissimo in quel momento ma mi limitai a farlo entrare in casa
-scusami il disordine ma stavo studiando- iniziai a raccogliere a lato del tavolo tutti i miei appunti e i miei libri - ti va un caffè?- chiesi mostrandomi palesemente agitata
-volentieri, ma poi ti interrogo- rise sedendosi nel mentre a capo della tavola
-non ti facevo professore- scherzai porgendogli la tazza bollente.Il pomeriggio passò tranquillo e lui, di parola com'era, mi interrogò in preparazione al mio esame.
Era la cosa più banale del mondo ma mi sembrava davvero di essere la ragazza più fortunata sulla terra in quel momento.
Mi aveva presa in giro tutto il pomeriggio per il mio modo buffo di gesticolare mentre esponevo gli argomenti e per la parlantina sapiente che avevo.Verso sera avevamo deciso di prenderci una pizza e mangiarla mentre guardavamo un film
-su questo non posso darti torto, Bastardi Senza Gloria è veramente uno tra i film più belli- scherzò tirandomi a lui per un polso
-Fede rovesciamo tutto cosí- lo rimproverai lasciandomi comunque trasportare dalla sua presa.
In un attimo, senza volerlo e senza accorgermene, ero praticamente sdraiata sopra di lui.
Delicatamente con una mano mi spostò una ciocca di capelli biondi dietro all'orecchio e mi stampò un bacio sulla punta del naso
-non riesco a stare lontano da te- mi sussurrò iniziando ad accarezzarmi dolcemente la schiena
-ci ho provato credimi ma è più forte di me-
Un'ondata di emozioni mi travolsero come una doccia fredda, una piacevole doccia fredda.
Per tantissimo tempo non avevo fatto altro che preoccuparmi del male che avrebbero potuto farmi le persone, dei lati negativi di ognuna di loro ma con Federico era diverso, sentivo in cuor mio che con lui non correvo questo rischio, avevo il desiderio di lasciarmi andare e sapevo che con lui sarei caduta in delle braccia forti e sicure.
Mi avvicinai lentamente al suo viso e il resto lo fece lui, mi accarezzò gentilmente una guancia e con timore mi lasciò un bacio a fior di labbra, nel mio stomaco nel mentre si muoveva uno zoo.
Tenni gli occhi chiusi per un paio di secondi e poi andai io a cercare le sue labbra con tutto il desiderio e il bisogno del mondo.Era un bacio ricco di emozioni e sentivo da parte sua tutto il trasporto che desideravo
-ti prometto che non ti farò del male-
un'affermazione semplice ma che per me in quel momento significava tutto, ormai ero sua e non avevo intenzione di tirarmi indietro
-non ho paura di te- gli confidai -ma voglio fare le cose con calma-
-non vado da nessuna parte- sorrise per poi lasciarmi un altro tenero bacio, non volevo più alzarmi da quel divano, avevo già deciso che stare tra le sue braccia era diventato il mio nuovo passatempo preferito.Ero felice, sì lo ero davvero, dopo molto tempo ed ero sicura e convinta che volevo stare con lui.
Per la prima volta stavo lasciando che le mie emozioni e sensazioni prendessero il sopravvento sulla mia razionalità, speravo di non dovermene pentire ma il solo guardarlo negli occhi mi dava già la certezza di star facendo la cosa giusta.Ma quanto sono adorabili??
Scrivere questo capitolo è stata dura ma spero di aver fatto un buon lavoro!
Ci aggiorniamo domani e vi auguro un buon venerdì sera :)G.
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UNEXPECTED || Federico Chiesa
Fanfiction-come pensi che potrà funzionare?- le lacrime scendevano incessanti dai miei occhi mentre la squadra non aspettava che lui per partire -ti prometto che tornerò da te- la sua mano calda mi accarezzava la guancia e il mio cuore sussultava ad ogni sua...