Capitolo Otto (8)

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Era il mio ultimo pomeriggio a Torino, la sera tardi sarei partita per Firenze e la malinconia iniziava a farsi sentire.
Avevo già sistemato tutte le mie cose nella valigia e lasciato un biglietto a Fede sopra al letto

"Ovunque tu sia, sei sempre nei miei pensieri. Ti amo"

I progetti per la giornata erano di andare a vedere la partita della Juventus contro l'Udinese e poi a cena con Beatrice e Federico, non saremmo quindi più tornati assieme nell'appartamento e volevo lasciargli qualcosa che gli ricordasse di me per i mesi successivi in cui non ci saremmo visti.

Tempo di indossare il giubbotto e infilarmi le nike che il mio telefono vibrò, Beatrice mi aspettava appena fuori Piazza San Carlo così la raggiunsi velocemente, stretta nel piumino a causa del freddo tagliente
-ciao biondina, allora sei pronta?- mi salutò con un caloroso abbraccio
-sono emozionatissima, non sono mai stata allo stadio- le sorrisi strofinando le mie mani tra di loro nel tentativo di scaldarle
-mi chiedo come tu abbia fatto a trovarti un calciatore- scherzò mettendo in marcia e partendo mentre io osservavo il meraviglioso viale alberato scorrere aldilà dal finestrino.

La strada fu breve e Beatrice si fermò appena prima della sbarra del grande parcheggio riservato ai giocatori, nella parte posteriore dello stadio
-ciao Max, ci fai entrare?- chiese la mia amica al grosso uomo della sicurezza dopo aver abbassato il finestrino
-ciao bellezza! Posso sapere chi è la signorina?- le domandò lui con un cenno del capo in mia direzione. Aveva il viso teso e mi squadrava da capo a piedi come fossi un alieno, mi incuteva un certo timore
-è la ragazza di Chiesa- rispose mostrando un grande sorriso prima a me e dopodiché al bodyguard. Speravo lo avesse convinto e sembrò proprio di sì, la sua espressione si rilassò in un lampo e non esitò un secondo di più a lasciarci libero l'accesso
-buona partita ragazze!- concluse facendoci segno di entrare e rivolgendoci finalmente quello che aveva tutta l'aria di essere un debole sorriso.

Lo stadio era gigantesco, molto più di quanto mi aspettassi. Dopo aver passato una pesante porta di sicurezza e aver fatto qualche gradino ci ritrovammo davanti Angelina che, vedendoci, ci venne incontro raggiante.
La visuale da lì era fenomenale e l'atmosfera era esattamente come me la aveva descritta Federico, i tifosi intonavano cori a squarciagola e sembravano tutti estremamente esaltati.
Quattro grandi maxischermi circondavano uno per lato lo stadio e la musica di sottofondo rendeva difficile parlarsi anche a pochi metri di distanza

-giuste in tempo ragazze! Stanno entrando ora- esclamò la compagna di Dybala trascinandoci vicino al parapetto, eravamo praticamente a bordo campo, ci separava solo un muretto non più alto di un metro.
Beatrice iniziò a battere le mani entusiasta e a cantare mentre Angelina sventolava fiera una maglietta bianconera del suo ragazzo.
Federico era lì, al centro del campo con la testa bassa che riscaldava le gambe facendo dei piccoli saltelli sul posto, il cuore mi si riempì d'orgoglio ed istintivamente mi misi anch'io a battere le mani euforica.

Dopo la prima mezzora le ragazze si erano sedute sulle poltroncine, probabilmente esauste per il tifo, quando il telecronista iniziò ad alzare di un tono alla volta la voce richiamando così l'attenzione di tutti
-c'è Chiesa in area di rigore, c'è Chiesa in area di rigore-
mi buttai di slancio sul parapetto portandomi le mani alla bocca, mi ero lasciata prendere dalla partita e il mio ragazzo sembrava essere vicino al goal
-ed è goal, ed è goal, ed è goal- ora il telecronista stava decisamente urlando -Federico Chiesa segna il suo primo goal della stagione!-
io iniziai a saltellare entusiasta sul posto mentre le ragazze mi raggiungevano per festeggiare assieme a me.
Il suo viso venne ripreso in primo piano e proiettato sugli schermi mentre i suoi compagni di squadra lo seguivano a bordo campo per festeggiare. Fede si divincolò maldestramente da tutti e, guardando dritto nella telecamera, si batté una mano sul cuore e con l'altra mandó un bacio.
Dalle sue labbra si lesse molto chiaro ciò che stava dicendo "Ale".
Mi portai una mano sul petto anch'io mentre sentivo i miei occhi inumidirsi, Beatrice mi teneva stretta per un braccio
-non ci sono dubbi che ti ami alla follia- rise per poi lasciarmi un tenero bacio su una guancia e allontanarsi.

UNEXPECTED || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora