Capitolo Sei (6)

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Le festività natalizie si avvicinavano e con l'occasione avevo promesso a Federico che lo avrei portato a conoscere la mia famiglia a Verona, sembrava tenerci molto e io mi sentivo abbastanza pronta per poter fare questo passo.

Lui non lo vedevo ormai da più di un mese e la cosa iniziava ad essere pesante, ci sentivamo regolarmente al cellulare, passavamo ore a raccontarci le nostre giornate ma ovviamente non era la stessa cosa che trascorrere del tempo assieme.

Ero arrivata alla fine del primo semestre di Università, a luglio mi sarei laureata in Management Internazionale e avrei dovuto poi scegliere quale magistrale frequentare, ero agitata e nervosa, la decisione che avrei preso avrebbe influenzato la mia vita a lungo termine e sentivo di non avere ancora per niente le idee chiare.

Azzurra e Andrea iniziavano a organizzare il loro trasloco, avevano deciso di andare a convivere e ogni volta che li vedevo salire e scendere le scale dell'appartamento con le cose della mia migliore amica negli scatoloni mi si spezzava il cuore, Firenze non sarebbe stata la stessa cosa senza di lei.

Io mi sentivo in balia del destino, tutte le persone importanti per me in un modo o nell'altro erano lontane o stavano per esserlo e io cercavo di vivere alla giornata per non rimuginare sul fatto che non sapessi ancora cosa fare della mia vita.

Avevo deciso di fare una sorpresa al mio calciatore e di salire a Torino per un fine settimana, in fin dei conti non avevo mai avuto occasione di vedere dove passava le sue giornate e conoscere le nuove persone che frequentava, sentivo l'esigenza di farlo per non sentirmi tagliata fuori dalla sua vita

-pensavo di salire a trovare Fede questo weekend, così potrete finire il trasloco in tranquillità- dissi ad Azzurra mentre cercavo di rendere il nostro appartamento più accettabile, c'erano scatoloni e disordine ovunque
-certo! Gli farà sicuramente piacere- mi sorrise -poi, se ti va, dopo Natale potremmo fare qualche giorno in montagna tutti assieme-

L'idea mi piaceva molto, Federico e Andrea ancora non si erano conosciuti anche se sapevo già che sarebbero andati d'accordo, avevano due caratteri pacati e tranquilli e sicuramente non avrebbero avuto problemi a instaurare un buon rapporto
-si può fare, devo vedere come gestire i turni a lavoro e soprattutto se Fede riesce ad organizzarsi con allenamenti e partite- sospirai appoggiando in uno scatolone una foto mia e di Azzurra scattata a Firenze il primo giorno che eravamo arrivate qui

-sarà dura senza di te Azzurra-
il suo sguardo dolce si posò su di me
-anche per me senza di te ma ci vedremo spesso, te lo prometto- mi sorrise comprensiva avvicinandosi e afferrandomi per le spalle
-hai Chiesa, sopravvivrai anche senza di me- rise provocando un ghigno divertito anche a me
-sì beh, lui lo vedo meno di tutti- sbuffai andandomi a sdraiare sul divano
-inizia a preparare le tue cose e sali Alessia- mi incoraggiò -manchi sicuramente anche tu a lui- mi fece l'occhiolino per poi uscire dal nostro soggiorno e salire le scale che portavano alla sua stanza senza darmi il tempo di replicare.
Mi misi quindi la sera stessa a cercare il primo treno disponibile per Torino, avevo intenzione di partire prima possibile.

***

Arrivai a Torino il fine settimana successivo, non ero riuscita a organizzare bene i turni di lavoro e purtroppo avevo dovuto posticipare la partenza, Federico non aveva idea che mi trovassi lì e, da quello che mi aveva detto Beatrice, avrebbero finito l'allenamento verso le otto.

Avevo quindi tutto il tempo di bermi qualcosa con lei che ormai non vedevo da due mesi, si era trasferita a Torino per seguire Berna che nel frattempo era stato anche lui trasferito alla Juventus.
C'eravamo accordate per trovarci al locale appena fuori la stazione ma di lei ancora non c'era traccia. Mentre cercavo di capirmi con le indicazioni per arrivare poi a casa di Federico, la sua voce sottile mi arrivò alle spalle
-Ale tesoro- esclamò abbracciandomi da dietro -da quanto tempo- mi sorrise venendo a sedersi di fronte a me al tavolo.
Lei era rimasta bellissima esattamente come me la ricordavo, lunghi capelli mori mettevano in evidenza i suoi grandi occhi verdi e l'abbronzatura le faceva risaltare il fisico atletico avvolto in uno stupendo tubino color turchese
-come stai?- mi chiese richiamando poi l'attenzione del cameriere con un veloce gesto della mano
-bene grazie, sono felicissima di essere finalmente qui- le sorrisi sinceramente
-Torino è meravigliosa vedrai, non te ne andrai più- mi fece l'occhiolino per poi ordinare per me e per lei due coca cole col limone
-da quanto non vedi Fede? Da come parla lui sembra un'eternità- rise facendomi arrossire. Ero contenta che il mio ragazzo sentisse la mia mancanza quanto io sentivo la sua
-più di un mese direi. E' sempre impegnatissimo e ultimamente è impossibile anche parlargli al telefono- sospirai sconsolata torturando la cannuccia di carta che avevo nel bicchiere.
Beatrice allungò e appoggiò una mano sopra la mia, spostai quindi la mia attenzione su di lei facendole un sorriso
-non l'abbiamo mai visto così preso da una ragazza credimi, non te lo porta via nessuno-

La sua affermazione mi fece piacere ma sentivo dentro di me che non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a sopportare tutta quella distanza, non mi andava però di dirlo a lui, lo avrei fatto preoccupare e sentire in colpa e non volevo assolutamente che ci ritrovassimo di nuovo a discutere per questa cosa.

-Io è meglio che vada Bea, dovrebbe tornare a casa tra poco e devo cercare di capirmi con le strade- conclusi infilando in borsa tutte le mie cose che avevo precedentemente sparso sul tavolino
-ci vediamo presto e grazie per la chiacchierata- la salutai baciandola su una guancia e dirigendomi poi verso Piazza San Carlo; l'appartamento, secondo le indicazioni che mi aveva dato Beatrice, si trovava lì.

Arrivai davanti al gigantesco palazzo e iniziai a cercare il suo nome sulle targhette dei campanelli per assicurarmi di essere sul posto giusto.
Tirai fuori le chiavi che gentilmente Berna aveva sottratto dal borsone di Fede e salii almeno nove rampe di scale, era veramente un palazzo elegantissimo e sicuramente storico.
Lungo tutte le pareti della scalinata c'erano dei dipinti colorati e due lampadari enormi scendevano dal soffitto di ogni piano.
Entrai dentro casa e mi resi conto che era impeccabile, tutto mi aspettavo meno che fosse ordinato, solitamente i ragazzi non lo sono eppure in casa sua era tutto esattamente al proprio posto.
La mia attenzione venne catturata da una grande cornice bianca appesa sulla parete sopra al divano che ritraeva una foto mia e di Federico la sera della prima cena con i suoi compagni della Fiorentina.
Mi vennero gli occhi lucidi a pensare a tutto ciò che era successo dopo e a quanto eravamo cresciuti come coppia, nonostante la distanza e le mille difficoltà io e lui eravamo giorno e dopo giorno più uniti.

Lui si era rivelato una persona ancora migliore di quello che mi aspettassi, gli avevo raccontato dei vari problemi che avevo avuto in famiglia, delle liti a cui avevo dovuto assistere, del quasi divorzio dei miei genitori, del rapporto non sempre roseo con mio fratello eppure lui non si era spaventato ne fatto pregiudizi, anzi, mi ascoltava per ore, mi lasciava sfogare e poi mi prendeva tra le sue braccia per darmi conforto.

Persa nei miei pensieri non mi accorsi dei passi dietro di me e, soprattutto, di aver lasciato la porta spalancata
-Ale, cosa ci fai qui?-
riconoscendo la sua voce chiusi gli occhi per qualche secondo prima di girarmi, non volevo lasciarmi prendere dall'emozione e scoppiare a piangere.
Federico Chiesa era sull'uscio della porta, con l'uniforme della squadra addosso e il borsone in spalla, aveva la bocca spalancata e io, a un paio di metri di distanza, riuscivo comunque a vedere i suoi occhi luccicare.
Gli corsi incontro e gli saltai tra le braccia facendolo barcollare per un attimo e facendo cadere rovinosamente il borsone a terra.
Mi strinse forte mentre io ero aggrappata al suo collo, ci guardammo successivamente negli occhi e mi mostrò finalmente uno dei suoi bellissimi sorrisi
-tu sei matta- esclamò per poi iniziare a lasciarmi una serie di baci sulla fronte, per poi scendere sulla guancia, sul collo e infine sulle labbra -potevi avvisarmi, mi sarei organizzato meglio- mi sussurrò all'orecchio
-volevo farti una sorpresa e poi avevo paura che ti saresti dimenticato di me- risi io di risposta provocando anche a lui una flebile risatina.

Finalmente, dopo giorni, dopo settimane passate a fantasticare su quel momento lo stavamo vivendo nella realtà e io ancora non realizzavo di essere di nuovo con lui.
Mi era mancato come l'aria e il rivederlo mi aveva dato la conferma dei sentimenti forti che provavo per lui, volevo solo dedicarmi al nostro weekend assieme e passare più tempo possibile con lui.

In quel weekend di dicembre, in quell'appartamento di Torino realizzai che potevo trovarmi in qualsiasi parte del mondo, se avevo lui con me io mi sentivo a casa.

Più veloce del solito questa volta ;)
Sono molto soddisfatta del capitolo e spero piacerà tanto anche a voi.
I nostri protagonisti sembrano aver trovato il loro equilibrio e serenità ma tranquilli che non durerà a lungo ahah.
Ci sentiamo presto e vi auguro un bellissimo weekend!

G.

UNEXPECTED || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora