La mattina seguente mi svegliai con un gran mal di testa e abbastanza confusa. Non ricordavo lucidamente cosa fosse successo la sera prima ma mi vergognavo tremendamente per il mio comportamento immaturo e irresponsabile.
Mi alzai dal divano, avvolta dalla coperta, con l'intenzione di prepararmi la colazione.
In casa non c'era nessuno, gli unici rumori che sentivo erano lo scricchiolio della legna nel caminetto e dei miei pensieri che, da tre giorni a quella parte, non mi lasciavano mai tranquilla.Dovevo delle scuse a Tommaso e Azzurra per essermi stati dietro una serata intera e avevo bisogno di vedere Federico.
Volevo chiarire la situazione tra di noi e poter quindi andare avanti, ero esausta di quella circostanza e in un modo o nell'altro doveva essere risolta.
Non avevo nemmeno più risposto al suo messaggio, mi sentivo troppo in colpa per farlo.
Lui, probabilmente buttato nel suo letto esausto per l'allenamento, pensava a me mentre io, ubriaca marcia, dormivo stesa sulle gambe di un altro.
Solo pensarci mi metteva la nausea, razionalmente era una cosa che non avrei mai fatto.Dopo aver mangiato qualcosa e aver quindi sistemato un pochino lo stomaco, iniziai a raccattare le mie cose e prepararmi il borsone.
Era mia intenzione scendere a Torino il prima possibile.-Buongiorno principessa!- la voce cristallina di Azzurra mi riportò velocemente alla realtà mentre sistemavo distrattamente le felpe in valigia
-sto per scendere a Torino- la avvisai tenendo lo sguardo e l'attenzione su ciò che stavo facendo, mi vergognavo quasi a guardarla in viso
-oggi pensavamo di fare una camminata prima di tornare a casa, non ci fai compagnia?- il velo di dispiacere nella sua voce mi fece sentire male, infondo lo dovevo a lei come a Tommaso e Andrea.Potevo fare quell'ultimo sforzo, avrei colto l'occasione anche per scusarmi con loro
-va bene pulce, prima di cena parto però- le sorrisi ricevendo in cambio un bacio al volo.Dovevo parlare anche con Tommaso, non volevo si fossero creati equivoci o fraintendimenti tra di noi.
L'unica persona che amavo era Federico, quello doveva essere ben chiaro anche a lui.*
Il ristorante dove ci eravamo fermati per pranzo era molto tipico. Le finestre erano abbellite da delle carinissime tendine in pizzo bianco, il soffitto e le pareti della sala erano in legno di noce e il caminetto acceso riscaldava bene tutto l'ambiente.
Seduti al nostro tavolo Tommaso sembrava essere intimorito nel guardarmi negli occhi, ogni volta che cercavo di rivolgergli la parola si voltava di scatto verso Andrea o Azzurra. Non riuscivo a capire il motivo di quel comportamento e la cosa iniziava ad infastidirmi, cosa potevo avergli fatto di così grave?
-Tommaso andiamo a fare un giro?- esclamai vedendolo visibilmente strabuzzare gli occhi in mia direzione
-aspettiamo che finiscano tutti di mangiare- sussurrò quasi temendo la mia riposta che però non tardò ad arrivare
-io e te, ti devo parlare-avevo deciso di ignorare il fatto che fossero presenti Azzurra e Andrea al tavolo con noi, in questo modo sarebbe stato chiaro anche a loro che io con Tommaso non avevo nessun secondo fine se non quello di mantenere un buon rapporto di amicizia.
Mi alzai dal tavolo senza guardare in faccia nessuno per poi avviarmi verso l'uscita, sperando che Tommaso mi avesse ascoltato e quindi mi stesse seguendo.
Con la coda dell'occhio riuscii a percepire i suoi passi dietro di me così decisi di tirare dritto senza voltarmi in sua direzione.
Ci ritrovammo a camminare lungo una delle tante vie innevate del centro mentre io cercavo le parole giuste per iniziare il mio discorso.Non volevo ferirlo ma le mie intenzione gliele avevo sempre spiegate chiaramente, lui sapeva quanto tenessi alla mia relazione. Il fatto che le cose non andassero bene non significava che volessi lasciare o tradire Federico
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UNEXPECTED || Federico Chiesa
Fanfiction-come pensi che potrà funzionare?- le lacrime scendevano incessanti dai miei occhi mentre la squadra non aspettava che lui per partire -ti prometto che tornerò da te- la sua mano calda mi accarezzava la guancia e il mio cuore sussultava ad ogni sua...