Capitolo Cinque (5)

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Distesa sul prato del piccolo giardino di casa mia a Verona osservavo il cielo e le nuvole che cambiavano forma e correvano via veloci, era una bellissima giornata ed ero finalmente con la mia famiglia eppure non mi ero mai sentita così distante da casa.

Non avevo raccontato ai miei genitori della mia relazione con Federico né tantomeno del motivo per cui avevo deciso di voler tornare a casa per un po', non avrebbero capito la situazione e gli avrei caricato sulle spalle un problema che effettivamente non era loro, dovevo e volevo gestirmelo da sola.

Passavo gran parte delle mie giornate a studiare oppure a dilettarmi in cucina con mamma, Azzurra era rimasta a Firenze e mi copriva i turni a lavoro, non avevamo più parlato dalla sera del litigio ma mi ero ripromessa che una volta tornata da lei lo avrei fatto, non aveva fatto nulla per meritarsi quella scenata e le dovevo delle scuse.
Chiesa non lo avevo più sentito, avevo deciso di bloccarlo sui vari social ed eliminare il suo numero, cercavo in qualsiasi modo di tenerlo lontano dalla mia vita. Ammetto di aver aspettato una sua chiamata o un suo messaggio per giorni ma il suo non farsi sentire mi aveva dato la conferma che il suo interesse per me non fosse poi così forte.

Verso l'ora di cena decisi di rientrare in casa e farmi una bella doccia calda, mi sarei poi dedicata a un bel ripasso di Economia prima di andare a dormire, fortunatamente ero in piena sessione d'esami e questo mi aiutava a tenere la mente libera e concentrarmi solamente sullo studio.
Distesa sul letto sentii i miei genitori rientrare e mia mamma chiamarmi dal piano inferiore, scesi le scale velocemente ed entrai in cucina trovandola intenta a svuotare le buste della spesa
-c'è un ragazzo fuori che chiede di te- mi guardò con aria allucinata, io di tutta risposta alzai le spalle, non avevo proprio idea di chi potesse essere.

Decisi di andare a vedere di chi si trattasse e aprendo la porta mi ritrovai a sperare che mia mamma non lo avesse riconosciuto
-Federico- il suo nome fu l'unica parola che riuscii a pronunciare, un senso opprimente di nausea mi bloccò il respiro e temevo che mi sarebbe uscito il cuore dal petto da un momento all'altro
-cosa ci fai tu qui?- chiesi quasi in un sussurro, all'improvviso tutte le emozioni negative che cercavo di reprimere da settimane si fecero risentire e non desideravo altro che andarmene da lì
-ti devo parlare- la sua voce tremava, aveva il viso scavato e gli occhi stanchi e per un attimo mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato ma decisi comunque di non cedere
-io non ho voglia di parlare con te- ero sull'orlo dell'esasperazione -vattene da qui- cercai di concludere avvicinandomi alla porta per rientrare e dandogli le spalle noncurante

-Io ti amo-

Un tonfo al cuore, un bellissimo ed enorme tonfo al cuore.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi e le gambe vacillare, non potevo credere a quello che avevo appena sentito.
Mi voltai in sua direzione, senza proferire parola
-so che sono uno stronzo a dirtelo ora, avresti tutte le ragioni del mondo per non volermi più al tuo fianco ma ti prego credimi, non ho mai voluto farti del male. Non riuscivo a trovare il modo giusto per dirtelo e non trovavo il coraggio per chiederti di mollare tutta la tua vita per seguire me a Torino. Ti supplico, dammi un'altra possibilità- prese un profondo respiro -ho provato ad andare avanti senza di te ma proprio non ce la faccio Ale- si passava nervosamente una mano tra i capelli e con l'altra tormentava l'orlo del maglioncino rosso che indossava.

Non so perché lo feci, lucidamente gli avrei chiuso la porta in faccia, ma in quel momento decisi di ascoltare il mio cuore e così mi avvicinai velocemente a lui e lo baciai.
Era un bacio colmo di amore e bisogno l'uno dell'altra e in quel momento, tra le sue braccia con il suo profumo addosso, mi resi conto di quanto dentro di me avessi sperato nel suo ritorno e di quanto anch'io lo amassi, dal profondo del mio cuore e con ogni parte di me.

Lui ricambiò il bacio tirandomi a se per i fianchi e accarezzandomi dolcemente una guancia, mi staccai da lui solamente per guardarlo negli occhi
-ti amo anch'io Fede, tantissimo. Mi dispiace per averti fatto male ma ero spaventata- gli accarezzai delicatamente i capelli e poggiai la mia fronte sulla sua
-torna a casa con me, per favore- mi supplicò, la voce gli si incrinò e riuscivo a sentire il suo respiro affannato.
Non gli avevo dato nemmeno il tempo di spiegarmi le sue ragioni ed egoisticamente lo stavo privando di inseguire la sua passione e coltivare il suo sogno
-lo sai che non posso venire a Torino con te, mi piacerebbe moltissimo ma non posso lasciare Firenze-
dentro di me stava nascendo la consapevolezza che la nostra relazione sarebbe quindi diventata a distanza ma speravo che in un modo o nell'altro avrebbe comunque funzionato
-torniamo a Firenze intanto, poi vedremo come fare-
io annuii alla sua proposta e gli lasciai un altro veloce bacio sulle labbra
-mi sei mancato Chiesa- gli dissi osservandolo dritto negli occhi.
Due bellissime fossette gli si delinearono in viso e delicatamente le sue braccia mi avvolsero e tirarono a lui
-non succederà mai più una cosa del genere, te lo prometto-

Gli credevo e volevo farlo. Mi fidavo del sentimento che provavo per lui e delle sensazioni che stare con lui mi provocava.
Avevo intenzione di prendermi cura del nostro rapporto e di lui che ormai era diventato la mia metà, la mia magnifica metà.

*

Tornai a Firenze qualche giorno dopo, non vedevo l'ora di rivedere Azzurra e avere così l'occasione di chiarire anche con lei.
Federico era tornato a Torino, ci sentivamo tutti i giorni e mi aggiornava regolarmente sugli allenamenti, sulla nuova squadra e sul nuovo mister, lo sentivo sereno e a me questo bastava per essere tranquilla.

Uscita dalla doccia decisi di preparare qualcosa da mangiare, Azzurra sarebbe tornata a momenti dal lavoro e sicuramente le faceva piacere mettere qualcosa tra i denti.
La porta si aprì mentre ero impegnata a preparare la tavola e il viso angelico della mia migliore amica mi fece stringere il cuore per un attimo, era la persona più importante della mia vita
-ciao- dissi in un sussurro, non sapevo se e quanto fosse ancora arrabbiata con me
-ciao Ale- mi sorrise venendomi incontro e stringendomi in un abbraccio che io non esitai a ricambiare
-mi dispiace- le confessai ormai quasi in lacrime
-non serve che dici nulla, ti capisco e non sono arrabbiata. Ti ci voleva un po' di tempo da sola- affermò comprensiva accarezzandomi la schiena
-ti voglio bene Azzurra-

Non potevo avere amica migliore di lei, eravamo cresciute assieme e tra alti e bassi ormai ci conoscevamo da dieci anni. Lei sapeva capirmi senza che io aprissi bocca e aveva sempre la cosa giusta da dirmi per ogni situazione. Non potevo esserle più grata per tutto quello che faceva per me e io ne ero sicura, saremo state amiche per sempre.

Ciao ragazze! ;)
Spero abbiate passato un bel weekend e un bel ferragosto!
Eccoci con un altro capitolo, i nostri piccioncini tornano assieme e ci riprovano, mi sono emozionata anch'io a scriverlo ahahah. Alessia ha sistemato con Azzurra e per me scriverlo è stato un sollievo credetemi ahah.
Siete già in qualcuna a leggere la storia, volevo sapere cosa ne pensate e cosa potrei migliorare.. mi farebbe davvero piacere avere una vostra opinione!

Ci sentiamo presto,

G.

UNEXPECTED || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora