Rientrata nel mio appartamento non trovai nessuno ad aspettarmi, come prevedibile che fosse.
Azzurra e Andrea vivevano ufficialmente sotto allo stesso tetto mentre io mi ritrovavo sola, nel corridoio d'entrata di casa mia ancora colmo di scatoloni e con il cuore a pezzi.
Sul tavolo della cucina Azzurra mi aveva lasciato una scatola di cioccolatini con appeso un biglietto dove mi informava che sarebbe passata il prima possibile a recuperare le ultime cose.
Mi feci una doccia veloce cercando di ignorare i ricorrenti pensieri su Federico e la sensazione di vuoto che avevo nel petto. Volevo e speravo in cuor mio che Federico avrebbe fatto qualcosa per dimostrarmi effettivamente quanto aveva detto, di non voler ferirmi. Che io fossi innamorata di lui ormai era chiaro ma volevo che ci fosse il desiderio e la voglia da parte di entrambi di far funzionare la cosa.
Mi svegliai la mattina seguente con un terribile ritardo, il mio titolare mi aveva chiamata almeno tre volte e avevo svariati messaggi di Federico e Azzurra a cui mi ripromisi di rispondere più tardi. Dovevo assolutamente correre al lavoro.-Alessia spero che tu abbia un motivo valido per il ritardo- il vocione di Stefano, il mio capo, mi diede il benvenuto appena messo piede dentro al locale
-mi dispiace, non ho sentito le sveglie- mi giustificai indossando velocemente il grembiule e iniziando subito a sistemare le tazzine e i piattini nel cassone della lavastoviglie
-sarà bene che non succeda più, senza Azzurra abbiamo il doppio del lavoro- concluse lasciandomi un'amichevole pacca sulla spalla, sembrava avere ben accettato il mio ritardo.
Stefano era severo e sicuramente non una persona loquace ma sapeva essere molto comprensivo in quelle situazioni, insomma era una buona persona.
La mattinata non fu delle migliori, rovesciai un caffè addosso ad una cliente e ruppi almeno due bicchieri.
Avevo la testa altrove, allo stadio di Torino e alla pizzeria, alle parole che puzzavano di alcol di Federico e ai suoi occhi lucidi in macchina prima di lasciarmi alla stazione
-cazzo- esclamai portandomi l'indice tra le labbra, mi ero tagliata con l'apribottiglie e Stefano sembrò accorgersene
-Ale è meglio che tu vada a casa. Hai la testa da qualche altra parte- mi rimproverò con un tono di voce che però mi sembrava più tollerante che rigido
-mi dispiace, non serve- continuai distrattamente a sistemare le stoviglie nelle mensole
-Ale- mi bloccò allora per un polso -vai a casa e riposati, per questa mattina ci arrangiamo- mi fece un occhiolino. Io annuii e lo ringraziai, avevo dormito sì e no cinque ore e, come giustamente osservava lui, avevo i pensieri altrove.Volevo parlare con Azzurra, motivo per cui nella strada di ritorno decisi di mandarle un messaggio per sapere se voleva venire a cena nel suo vecchio appartamento, ovviamente lei accettò informandomi che sarebbe venuta con Andrea.
Il pomeriggio lo passai a risistemare i miei vestiti nell'armadio e facendo lavatrici, il tempo volò via velocemente e, quando iniziò a fare buio, qualcuno suonò insistentemente al campanello
-guarda chi è tornata?- il sorriso caloroso della mia migliore amica riempì immediatamente il mio appartamento appena aperta la porta d'ingresso e io d'istinto la abbracciai lasciandole un sonoro bacio su una guancia
-spero non ti dispiaccia ma ho portato anche-
-Tommaso- conclusi io la frase spalancando involontariamente la bocca. Il belloccio biondo stava scendendo dalla jeep bianca della mia migliore amica assieme ad Andrea.
-sì lo so, avrei dovuto dirtelo- alzò le spalle noncurante mostrandomi i suoi occhi dolci -ma ha insistito per vederti e non sono riuscita a dirgli di no- alzò le spalle per poi farsi spazio ed entrare in casa.
Tommaso fu il mio primo grande e impossibile amore adolescenziale. Era un ragazzo bellissimo, biondo con due specchi azzurri al posto degli occhi e un sorriso contagioso. Le cose con lui non avevano mai funzionato, o meglio, io gli facevo la fila e lui mi ignorava. Gli ero corsa dietro per anni, fino al mio trasferimento a Firenze che segnò per me il punto di fine a quel mio amore mai corrisposto.
Involontariamente lui aveva contribuito alle mie insicurezze, essere rifiutata da lui per me significava non essere abbastanza bella, simpatica, intelligente per nessuno fino a quando non arrivò Federico, lì le cose erano un pochino cambiate.
Tommaso mi venne incontro raggiante, indossava dei pantaloni neri e un maglione bianco stretto dentro il pesante colmar grigio. Vederlo non mi provocò nessuna delle sensazioni che ricordavo provare anni prima
-ciao bellissima- mi lasciò due baci sulle guance e mi accarezzò dolcemente la schiena, nessun brivido e nessuna emozione anzi, quel contatto mi diede fastidio e pensai immediatamente a quanto avrei voluto avere il mio ragazzo lì con me in quel momento, nonostante fossimo in lite
-venite dentro, non vorrei che vi prendeste un raffreddore- invitai lui e Andrea ad accomodarsi mentre speravo dentro di me che la serata sarebbe proseguita liscia e senza intoppi.
Una volta seduti a tavola Azzurra tirò fuori dalla credenza quattro calici e una bottiglia di prosecco, aveva evidente voglia di festeggiare mentre io mi sentivo tesa come le corde di un violino
-dobbiamo brindare- esclamò riempiendo i bicchieri -alle vecchie amicizie e all'amore- lasciò quindi un dolce bacio ad Andrea e alzò il bicchiere in direzione mia e di Tommaso.
La fulminai con lo sguardo per poi far scontrare i nostri bicchieri
-è un peccato che non ci possa essere Federico questa sera- esclamai tenendo il contatto visivo con Azzurra, volevo far sapere ai presenti, in particolare al biondino seduto affianco a me, che avevo una relazione e che, qualsiasi fossero le loro intenzioni, non avevo nessun tipo di interesse nei confronti di nessun'altro
-e chi sarebbe questo Federico?- rise il biondo mostrandomi un debole sorriso e sporgendosi in mia direzione
-è il calciatore bianconero fidanzato di Alessia- rispose al posto mio la mia amica che nel frattempo si era alzata per andare ad aprire alla porta, probabilmente erano arrivate le nostre pizze
-non sapevo avessi un ragazzo- l'espressione del biondo si fece seria all'improvviso ma io non ebbi il tempo di rispondere che una voce fin troppo conosciuta mi arrivò alle spalle
-Alessia- ed ecco la solita scia di brividi percorrermi velocemente la schiena
-Federico- risposi seria per poi alzarmi da tavola sotto gli sguardi increduli di tutti e andargli incontro timidamente, temevo avesse frainteso la situazione
-ecco, lui è il mio ragazzo- lo presentai con un gesto plateale delle mani portando poi il mio sguardo sul suo che sembrava essere tutt'altro che sereno
-vedo che vi state divertendo- disse serio per poi andare dai ragazzi e presentarsi.
Il suo visò si rilassò immediatamente scoprendo che uno di loro era il ragazzo di Azzurra ma quando fu il momento di stringere la mano a Tommaso la tensione nell'aria era palpabile.
Mi scusai con i presenti e lo tirai per un braccio verso il soggiorno, avevo bisogno di sapere cosa ci facesse lì
-cosa ci fai qui Fede?- gli domandai stupendomi del fatto che non fossi arrabbiata per nulla, ero felice che lui fosse lì
-non mi hai risposto a nessuno dei messaggi e a nessuna delle chiamate, ero preoccupato- mi accarezzò una guancia spostando con un gesto veloce del capo i suoi capelli dal viso
-e serviva farsi tutta quella strada?- gli domandai sorridendo e poggiando una mano sul suo fianco, mi faceva piacere il modo in cui si preoccupava sempre per me
-sei bellissima- sussurrò avvicinandosi alle mie labbra -ti chiedo scusa per il mio comportamento, non succederà più-
-dispiace anche a me Federico, penso che dovremmo venirci più incontro delle volte. Sai quanto ci tengo, non volevo lasciarti così alla stazione- abbassai lo sguardo verso terra sentendo le lacrime salirmi agli occhi, lui non si era comportato bene e io non ero stata da meno, lo avevo ignorato per ore e giustamente fatto preoccupare
-non dirlo neanche per scherzo, ora sono qui e se ti va possiamo salire assieme dai tuoi per Natale la prossima settimana-
Il tono dolce della sua voce mi fece mettere da parte tutto il rancore e la frustrazione delle ore precedenti, che lui si fosse fatto tutti quei chilometri per venire da me mi aveva già fatto capire quanto ci tenesse e quanto fosse dispiaciuto per la litigata della sera prima, in quel momento mi importava solo il fatto che fossimo insieme
-non voglio più litigare Fede- sospirai accarezzandogli i capelli morbidi -mi fa troppo male-
-non riesco a stare senza di te Alessia, sei la cosa più importante della mia vita. Non mi interessa del calcio, di Torino, della Juventus se questo vuol dire perdere te- i suoi occhi ambrati, rivestiti di una patina lucida, mi arrivarono dritti nel petto
-non devi sacrificare nulla per me, io ci sarò sempre- conclusi prendendo delicatamente il suo viso tra le mani e lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.
Lui mi tirò a se per i fianchi e per poi afferrarmi per le gambe e sollevarmi da terra
-ci sono ospiti di la- ridacchiai riempiendolo di piccoli baci vsu tutto il viso e scompigliandogli i capelli
-a proposito- mi rimise a terra velocemente e indurì improvvisamente lo sguardo -il biondino non mi piace, farà meglio a starti alla larga-
-Federico- lo rimproverai tirandogli un debole pugno sul braccio -non hai motivo di esserne geloso- lo afferrai per una mano portandolo nuovamente in cucina sotto lo sguardo di tutti, soprattutto quello inquisitorio di Tommaso.
La serata terminò tranquillamente e, dopo che se ne furono andati tutti, io e Fede salimmo al piano superiore per prepararci a dormire.
Io ormai ero stesa a letto da più di dice minuti quando lui arrivò nella stanza con solo i boxer addosso e passandosi un asciugamano tra i capelli bagnati
-mi aspettava signorina?- ridacchiò posizionandosi sopra di me e iniziando a solleticarmi i fianchi lasciati scoperti da una sua maglietta che utilizzavo come pigiama
-no Fede, odio il solletico. Ti prego smettila- lo implorai ridendo e premendo sul suo petto con le mani.
Improvvisamente lo scherzo si trasformò in un bacio pieno di passione, lui mi prese il viso tra le mani e iniziò a lasciarmi una serie di bacetti che scendevano giù fino al collo. Avevo una voglia matta di lui.
-grazie per essere come sei- mi sussurrò ad un orecchio provocandomi una scarica di brividi lungo la pancia e il basso ventre.
Di risposta lo presi velocemente per le braccia facendo in modo che si sdraiasse sul letto per poi mettermi a cavalcioni su di lui.
Lui mi sfilò delicatamente gli slip e io feci la stessa cosa con i suoi
-mi sei mancato da morire Chiesa- conclusi incrociando le dita della mia mano con le sue.
Fu esattamente come la prima volta, mi sentivo completamente sua. Le sue dita che accarezzavano amorevolmente la mia pelle mi provocano dei piacevoli brividi dappertutto e il contatto tra i nostri corpi mi teneva legata a lui come una calamita.
Prendemmo sonno abbracciati mentre io mi facevo cullare dai battiti veloci del suo cuore.
Noi eravamo così, litigavamo e ci prendevamo a parole di continuo ma uno senza l'altro proprio non riuscivamo a starci.Buonasera ragazzeeee💫💕 come state?
Questa volta velocissima dato che sono in quarantena precauzionale e ho più tempo per dedicarmi alla mia amata storia.
Entra in scena Tommaso che sarà molto presente anche nei prossimi capitoli, tranquille lo detesto anch'io come personaggio ahah.
I nostri piccioncini sono sempre più affiatati dopo ogni litigio, durerà a lungo? Chi lo sa! Non vi aspetta che leggere i prossimi capitolii.
Come sempre aspetto i vostri commenti e cuoricini se vi piace la storia.
Vi auguro un bel weekend e un bel sabato sera, a prestissimoG.
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UNEXPECTED || Federico Chiesa
Fanfiction-come pensi che potrà funzionare?- le lacrime scendevano incessanti dai miei occhi mentre la squadra non aspettava che lui per partire -ti prometto che tornerò da te- la sua mano calda mi accarezzava la guancia e il mio cuore sussultava ad ogni sua...