Cap. 12 Devo andare a Roma

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Emma

-Ciao Marta, sono tornata, c'è anche Valerio, fa colazione qui!- Urlo dalla porta. Entriamo in casa e troviamo Marta sul divano, travolta dai libri con i capelli raccolti in uno chignon improbabile.
- Ciao- Mormora quando ci vede.
-Marta, dov'è finito il tuo entusiasmo, è così che accogli la tua coinquilina che è rimasta bloccata in un rifugio?- Le dico ironica con le mani sui fianchi.
-Scusa Em, sto studiando per l'esame, sono già in ritardo- Mi risponde lei sconsolata.
-Tranquilla, vuoi che ti prepari qualcosa?- Le chiedo.
-Ti prego fammi un cappuccino- Mi dice sempre più disperata.

Valerio intanto assisteva alla scena divertito, seguendomi in cucina.
-Tu invece cosa preferisci? Latte, thè, caffè? - Gli chiedo mentre preparo il cappuccino per Marta.
-Un caffè andrà benissimo- Mi risponde sorridendomi mentre porto il cappuccino a Marta che mi ringrazia con un bacio sulla guancia.
-Ci vuoi lo zucchero nel caffè?-
-No, grazie Em- mi risponde mentre gli porto il caffè.

Quando sono davanti a lui mi prende per i fianchi e mi bacia, questo mi conferma che tutto quello successo al rifugio non era un sogno.
-Ti si fredda il caffè- Gli dico mentre mi allontano per prendere la mia tazza di latte e i biscotti.

-L'ultima volta che ho mangiato latte e biscotti a colazione facevo ancora le medie- Mi dice ridendo.
-Stai insinuando che faccio una colazione infantile?- Gli chiedo ironica mentre do un morso a un biscotto, i nascondini del mulino bianco, sono tra i miei biscotti preferiti.
-No, sto dicendo che nonostante i tuoi 20 anni sai ancora essere una bambina, è un complimento-
-Non sono così vecchia, ne ho ancora 19, ne faccio 20 a luglio, comunque grazie- Gli dico continuando a mangiare i miei biscotti.
-Ma allora sei proprio piccola, io ne faccio 24 ad Aprile- Dice mentre poggia la tazzina sul lavandino.

-Si, sono piccola- Gli dico ridendo.
-La mia piccola- Sussurra mentre mi abbraccia da dietro mentre sono seduta a finire la mia colazione. Quel momento viene interrotto dal mio telefono che squilla.

-Ciao mamma, come stai?-
-Tesoro- Sento la sua voce tremante.
-Mamma cosa è successo? Perché piangi?- Le chiedo sempre più preoccupata.
-Cucciola, ho denunciato tuo padre, è alla polizia, ti prego vieni appena puoi-
-Mamma, l'ha fatto di nuovo?- Le chiedo mentre sento le lacrime scendere per le mie guance.
-Sì tesoro, spero che presto finirà tutto questo-
-Mamma, scendo con il primo treno che trovo, stai tranquilla, ti voglio bene-

Poso il telefono e scoppio in un pianto disperato, Valerio mi viene accanto e poggio la testa sul suo petto e mi sfogo, tiro dei pugni sulla sua spalla, lui non si allontana, capisce che ho bisogno di sfogarmi, non reagisce, gli sono grata per questo.
Non ci posso credere che l'abbia fatto di nuovo, ha di nuovo picchiato mia madre, ma stavolta sarà l'ultima volta, finalmente l'ha denunciato, devo andare da lei.
Mi allontano da Valerio e corro in solone da Marta.

-Polpetta cos'è successo? Perché piangi?- Mi chiede lei. Polpetta è un soprannome nato quando stavamo in prima media, non ricordo neanche come sia nato.
-Devo andare a Roma, l'ha fatto di nuovo- Sputo tutto d'un colpo.
-Cazzo Emma- Esclama abbracciandomi.
-Come stai?- Mi chiede Marta con dolcezza.
-Una merda, devo andare a Roma, ma non sono lucida, puoi venire con me?- Gli chiedo.
-Emma io tra due giorni ho l'esame, non posso proprio anche se sai quanto vorrei venire- Mi dice abbracciandomi.
So perfettamente che non può perdere questo esame .
-Vengo io con te- Sento la voce Valerio.
-Sei sicuro?- Gli chiedo
-Si- Afferma sicuro.
-Grazie!- Dico abbracciandolo.

[...]

Ho trovato un treno che parte da qui alle 17:00, ho preparato la valigia, sono pronta per partire, devo solo passare nel negozio in cui lavoro, penso che ci andrò dopo pranzo.

-Emma, Valerio, è pronto!- Ci chiama Marta.
Mi siedo a tavola ma ho lo stomaco chiuso, non riesco a mangiare.
-Non mangi?- Mi chiede Marta.
-No, non ho fame, scusa, il cibo ha un aspetto buonissimo ma non riesco proprio a mangiare- Le dico mentre porto le ginocchia al petto chiudendomi a riccio.

Sono le 15:00, allaccio le scarpe e metto la mia fidata giacca di pelle, ci sono affezionata, questa giacca è stata la mia compagna in moltissime avventure, ce l'ho dalla seconda media e sembra ancora nuova. Prendo il mio zaino kanken e chiamo Valerio.
- Valerio sei pronto?-
-Si eccomi- Arriva da dietro con un borsone che era passato a prendere a casa sua.
-Passiamo al negozio e poi direttamente in stazione, ok?- Gli dico
-Sì, andiamo-

Saluto Marta, mi abbraccia forte e mi dà una scatolina bianca con un planisfero color oro disegnato.
-Aprila quando sentirai il bisogno di me e poi chiamami- Mi dice.
-Grazie-
-Prenditi cura della mia polpetta- Dice a Valerio.
- E usate le precauzioni, Emma non prende la pillola- Dice ridendo, sa sempre come alleggerire la situazione.
Ci mettiamo a ridere tutti.
-Ciao piccolina, ciao riccio- Ci risaluta Marta.
Il tragitto da casa al negozio è breve e silenzioso.

Appeno entro nel negozio Anna, la proprietaria, mi saluta abbracciandomi, da quando sono qui è diventata come una seconda mamma.
-Prenditi tutto il tempo che ti serve tesoro- Mi dice con dolcezza andando a prendere una busta dietro il bancone.
-Grazie Anna- Le dico
-Di niente tesoro, tieni questa è per te, penso che le cose che ci sono dentro ti staranno di incanto e penso che piaceranno anche al tuo ragazzo là- Dice mentre mi dà la busta, abbastanza grande e pesante.
-Anna ma non dovevi. Grazie- Le dico abbracciandola.
-Di niente tesoro, te li meriti- Ricambia l'abbraccio.
-Ti voglio bene- Le dico.

Arriviamo alla stazione in poco tempo, prendiamo il treno per Roma termini e partiamo.

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