Will è strano oggi
Dei del cielo se lo amo
Un altro giro?-...ti va di pranzare con me? -. Un brivido mi percorse la schiena mentre Will pronunciava quelle parole.
Rimasi in silenzio, poi mi costrinsi a dire qualcosa: -okay- risposi solo. Non ero bravo con le parole e al momento, con il corpo di Will così vicino al mio, mi era difficile anche solo pensare. Le immagini del sogno che avevo fatto quella notte ancora mi ronzavano nella testa, e mi ronzava nella testa pure quel bacio, frutto del mio inconscio, che tra noi non c'era mai stato realmente ma che mi era sembrato così...vero.
-Forte. Allora...- Will esitò un attimo -ci vediamo davanti alla tua cabina, a mezzogiorno-. La sua affermazione suonò più come una domanda, era come se temesse che potessi cambiare idea e dargli buca. Mi chiesi il perché di tanta insicurezza: chi mai avrebbe detto di no a lui, con quel viso tanto perfetto, e il sorriso dolce? Will era il classico ragazzo che affronta il mondo a testa alta, che si butta a capofitto e ottiene sempre ciò che vuole. Così almeno appariva ai miei occhi: coraggioso, testardo, bellissimo. Non insicuro.
Annuii e mi alzai dal letto, la gola che ancora bruciava per le lacrime. Non ricordavo l'ultima volta che avevo pianto, o meglio, l'ultima volta che avevo pianto con qualcuno lì a supportarmi. Non l'avevo fatto con Reyna e neppure con Jason, perché dei miei mille difetti il peggiore era l'orgoglio, e non sopportavo l'idea che gli altri potessero vedere questo lato di me. Così debole. Così patetico. Chissà che avrebbero detto, poi, vedendomi piangere come un bambino. Ma con Will era diverso. Non mi sentivo giudicato, non importava ciò che facevo, perché lui era...beh, era Will. Mi resi conto che, stupidamente, stavo iniziando a chiedermi se dopotutto potessi essere io la causa della luce che brillava in fondo ai suoi occhi, e se quei sorrisi che faceva li dedicasse solo a me. E sapevo che tutto ciò era da idioti, perché che diritto avevo io di considerarmi speciale per Will? Che diritto avevo di rivendicare i suoi sorrisi come miei? O di fantasticare, come se due come noi, così maledettamente diversi, potessero avere un futuro insieme?
La testa mi girava, ma il dolore alla caviglia era ormai sparito, così uscii a passo incerto dall'infermeria, drizzando le spalle mentre ricacciavo indietro le ultime lacrime, e finalmente tornai nella mia cabina. La stanza era spoglia, miseramente vuota, dato che non ci avevo ancora messo nulla di mio. Lanciai un'occhiata al letto ancora sfatto e poi alla mia spada, appoggiata sul pavimento. La raccolsi in un gesto meccanico e la allacciai alla cintura dei jeans, contento di sentire il suo peso familiare sul fianco. Dopo tolsi la camicia di Will e la maglia che indossavo sotto, frugando nell'armadio alla ricerca di qualcosa di pulito da mettere. T-shirt nera? Dannazione, ha un buco. Camicia con i pappagalli? Mmh no grazie. Altra T-shirt nera, con due teschi sul retro? Sporca. Via. Lavare. Alla fine mi accontentai dell'ultima opzione rimasta, ovvero una maglia nera con una bandiera americana in bianco e nero disegnata al centro, che ero riuscito a sgraffignare dall'armadio di Jason qualche giorno prima e che non era decisamente della mia taglia. Mi arrivava quasi alle ginocchia. Poco importava, dopotutto quello tra me e Will non era mica un appuntamento: si trattava di due amici che si vedevano a pranzo. E poi, avremmo mangiato nel padiglione della mensa, circondati da dozzine di mezzosangue, quindi se pure avessi avuto qualcosa di minimamente elegante da mettermi, e non ce l'avevo, sarei sembrato decisamente fuori luogo.
Ci eravamo svegliati presto quella mattina, non erano neppure le otto. Scesi a fare rapidamente colazione, guadagnandomi un'espressione confusa da parte di Jason che probabilmente non capiva perché fossi già in piedi a quell'ora. Le gambe mi formicolavano per la tensione, mentre aspettavo mezzogiorno, così decisi di fare la cosa che mi riusciva meglio: camminare senza meta finché non fosse arrivato il momento di incontrare Will, evitando nel frattempo ogni contatto umano. Camminare mi aiutava a liberare la mente. Ricordo i giorni passati in quella giara, a Roma, la sensazione soffocante di non poter fare assolutamente nulla se non aspettare. A me non piaceva aspettare.
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~❀ «Sei Il Mio Sorriso» Solangelo ❀~
Hayran KurguNico e Will, dopo alcune settimane la fine della guerra contro Gea, si incontrano in spiaggia. Dopo quel momento emergeranno una volta per tutte i sentimenti che provano l'uno per l'altro e scopriranno di non poter più tenerli per se stessi. ❀~❀~❀~❀...