𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟹

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Era stato difficile non farsi vedere, ma per fortuna riuscirono ad arrivare alla casa del verdino.

Ovviamente Izuku non poteva farlo entrare dalla porta principale con lui, l'avrebbero scoperto in quel modo, così pensó di passare dalla porta sul retro.

A passi lenti si incamminarono verso la stanza di Izuku, per fortuna i suoi genitori non ci stavano mai a casa nel pomeriggio, sarebbe stato facile nasconderlo.

Erano arrivati quasi davanti alla sua camera quando sentirono dei passi dietro di loro, i due persero un battito.

Si girarono e videro la donnina che di solito si occupava della casa.

Guardó prima Izuku e poi l'altro ragazzo, soffermandosi sulla fascia che aveva sul braccio; il verde era terrorizzato, avrebbe riferito ai suoi del ragazzo?

Di sicuro verrebbe deportato in un campo e Izuku non avrebbe potuto fare niente per fermarli, al pensiero rabbrividì.

Ma la cameriera non fece nulla di quello che aveva pensato, gli sorrise e se ne andò come se non fosse successo nulla.
I due si affrettarono a entrare nella camera, per poi chiudere la porta.

Il bicolore iniziò a fissarla incuriosito, era una normale cameretta con un letto da una piazza e mezzo, nulla di particolare.

Izuku iniziò a spostare il letto, avendo però poco successo visto che non era molto forte e aveva un fisico abbastanza asciutto.

L'altro ragazzo notando la sua difficoltá lo aiutó riuscendo così a spostarlo e rivelando una botola.

Il verde prese una chiave che portava al collo e la aprì mostrando una scala a corda per scendere.

I due scesero e si ritrovarono in un corridoio buio che Izuku illuminò grazie a una torcia lasciata lì da lui.

Il percorso duró poco, dopo aver svoltato due angoli si ritrovarono in una specie di stanza, con un lettino e un tavolino con sopra qualche libro.

"Questo è il mio nascondiglio, nessuno ne è a conoscenza, puoi restare qui, io ora vado a prenderti delle cose che ti serviranno, bhe fai come se fossi a casa tua" concluse Izuku per poi risalire su.

Il ragazzo iniziò ad osservare la stanza, illuminata da delle candele, era molto piccola ma carina, perfetta per lui. Iniziò a guardare i libri che leggeva Izuku, finché non notó un libro di poesie, iniziò a sfogliarlo.

Dopo poco il verde ritorno con un kit medico, un vassoio con acqua, pane e marmellata e un paio di vestiti, quelli del ragazzo erano sporchi e strappati.
"𝐴𝑚𝑎,
𝑎𝑚𝑎 𝑓𝑜𝑙𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒,
𝑎𝑚𝑎 𝑝𝑖𝑢́ 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑢𝑜𝑖
𝑒 𝑠𝑒 𝑡𝑖 𝑑𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜
𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜
𝑎𝑚𝑎 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜
𝑒 𝑠𝑎𝑟𝑎𝑖 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑒.
William Shakespeare, non pensavo potesse piacerti" lesse ad alta voce il bicolore appena notò la presenza di Izuku.

"Beh si mi piacciono molto le sue poesie, quella è una delle mie preferite" rispose.

"Si, é molto bella" disse l'altro ragazzo accennando un sorriso.

"Beh, ho preso delle fasce e il disinfettante per curarti il braccio" disse il verdino prendendole dal kit.

"Oh, grazie" rispose l'altro togliendosi la maglia per farsi curare.

Izuku sussultó alla vista per poi avvicinarsi e iniziare a medicare la ferita.

"Sai, non so nemmeno come ti chiami" disse il ragazzo pensieroso mentre lo curava.

"Shoto Todoroki" rispose soltanto.

"Ok, finito Todoroki" rispose Izuku sorridendo, soddisfatto del suo lavoro.

"Per favore, odio il mio cognome, chiamami semplicemente Shoto" chiese il bicolore.

"Va bene, neanche io vado fiero del mio, chiamami Izuku" rispose l'altro porgendogli la mano e sorridendo

"Ok" rispose Shoto stringendogli la mano.

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𝗔𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗣𝗲𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora