𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟷

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Erano passati un po' di giorni. I genitori del verde sarebbero tornati tra 3 giorni; ed Izuku e Shoto passavano sempre più tempo insieme, cercando un modo per non farsi scoprire, a leggere sempre le loro amate poesie o a dedicarsi a un momento di piacere.

In quel momento avevano appena finito di fare l'amore, Izuku poggió la sua testa sul petto
di Shoto e coprì il suo corpo e quello dell'altro ragazzo.

Shoto iniziò ad accarezzargli quei folti capelli che tanto amava, erano davvero soffici...

Loro potevano stare ore così, nella pace e nella serenitá nel silenzio del bunker, il loro luogo segreto.

Ma Izuku non riusciva più a godersi di quella pace, ormai avevano i giorni contanti, sapeva che appena i suoi genitori sarebbero tornati una bomba sarebbe esplosa sulla loro casa.

L'avrebbero fatta setacciare da cima a fondo finché non avrebbero trovato Shoto.

Solo al pensiero la bocca gli diventava amara e lo stomaco girava, si contorceva, come un acrobata del circo, e non smetteva finché quel senso di pericolo svaniva, ma ormai esso lo accompagnava pure nei sogni, non trovava pace, e non l'avrebbe trovata finchè tutto quello non sarebbe finito.

Shoto cercava di rassicurarlo dicendogli che sarebbe andato tutto bene, ma sapevano entrambi che stavano mentendo soltanto a loro stessi.

"Sho" lo chiamó Izuku con la sua flebile voce

"Credo che dovresti andartene da quá, da casa mia, troveremo un altro posto per te, e quando le acque si saranno calmate potresti tornare, ma forse è meglio che tu prenda la tua strada, lontano da me, è troppo rischioso, ma va bene così, solo sapere che sei vivo e libero mi sta bene"

Shoto smise di accarezzare i capelli del verdino, e alzó un po' il busto per guardare in faccia il ragazzo "Non ci pensare nemmeno, io non me ne vado senza di te, te l'ho detto mille volte, che si fottesse Hitler, i tuoi genitori, e tutte quelle stupidissime leggi, io non ti lascio, non lo faró oggi e non lo faró mai, non faró lo stesso errore che ho commesso con i miei fratelli"

Shoto si intristì un po', era sempre difficile riportare a galla i ricordi. Izuku sbuffó e si giró dall'altro lato dando le spalle al bicolore che sospiró e si sdraió di nuovo vicino a lui.

Era sera, la luna risplendeva nel cielo, e le stelle guardavano quei due giovani infelici che cercavano di prendere sonno per dimenticare tutti i loro problemi.

Così si addormentarono, sotto la veglia di quei puntini di luce bianca, puri come il loro animo e testimoni di troppi amori segreti non andati a buon fine.

Il giorno dopo si sentì un forte frastuono provenire da fuori.
Izuku e Shoto si svegliarono di soprassalto a causa di quel forte rumore.

Si sentirono un sacco di voci che venivano dall'esterno, ma non riuscivano a capire cosa dicevano, erano troppo in profondità. Izuku diede un lungo bacio a Shoto, come se fosse l'ultimo, come se gli stesse dicendo "addio", e con la paura negli occhi, si vestì e salì di sopra, ed è in quel momento che capì che il conto alla rovescia era finito.

𝗔𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗣𝗲𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora