𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟽

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I giorni continuavano a passare...

La situazione peggiorava, ogni giorno diventava sempre più buio, ormai il paese era invaso dall'oscurità che portava l'odio.

Tutti gli umani provano odio per qualcuno, é normale, è un sentimento come un altro, però a volte questo odio ti può far perdere la testa, ti rende suo schiavo, ti acceca la vista.

Così era successo ad un uomo, che accecato da quella oscuritá ne divenne suo prigioniero, e non avendo qualcuno su cui sfogarsi decise di dare la colpa a delle normali persone, quelle che non rispecchiavano il "perfetto", coloro che avevano una "diversitá", che non erano di buon auspicio per la società.

La potreste trovare una follia vero?
Che un uomo, solo perchè aveva il potere, ha massacrato miliardi di persone per un motivo ancora sconosciuto al mondo, ma non è una favola, è la vita.

Izuku era sdraiato sul suo letto, era sera.
Osservava il soffitto e pensava, lo faceva sempre in fondo, si immergeva in quei pensieri e non dava ascolto più a nessuno, a volte, troppo perso in essi, iniziava a borbottare frasi sconnesse.

Però, sentendo il bussare della porta, si riprese dai suoi pensieri. Si mise seduto sul letto e pronunció un flebile

"Avanti".

A fare il suo ingresso nella sua camera fu la madre, che non si avvicinó nemmeno al figlio, rimase attaccata allo stipite della porta.

"Io e tuo padre non ci saremo per qualche giorno. Sarai tu a comandare per quel periodo, puoi trattare i camerieri come ti pare e piace, bada di andare a scuola e non cacciarti nei guai"riferì la madre.

"Ok... Quando partirete?" Chiese.

"Domani mattina, non ci saremo a colazione" finì per poi uscire.

Izuku sbuffó e si rimise sdraiato.
Perché i suoi genitori l'avevano fatto venire al mondo se poi non gliene importava niente di lui?
Solo per portare avanti il nome della famiglia?
Probabile...
Oppure soltanto per farlo soffrire in un mondo privo di felicitá, che peccato...

Si addormentó cullato da quei pensieri orribili, ma che per sua sfortuna erano dannatamente veri.

Il giorno dopo fece il suo ingresso la nuova cameriera, come al solito, per poi uscire.
Gli mancava la donnina gentile e tranquilla di prima.

Dopo aver fatto colazione sì recó a scuola, e
dopo le lezioni tornò a casa.

Ovviamente durante il tragitto vedeva gente venir presa dai soldati, sentiva le loro urla, la disperazione che si impossessava di loro, che
spettacolo orribile.

Quella era una giornata come le altre, allora perché a lui sembrava che qualcosa non andasse?
Forse perchè i suoi non c'erano?
No, non era quello...
Ma non ci fece caso, probabilmente era solo un suo pensiero negativo, non era niente di importante , in fondo chi pensa positivo durante un periodo del genere?
Ovviamente i suoi genitori e quelli come loro che non gliene importava molto degli altri, ma essi non contavano.

Si recò subito da Shoto, non vedeva l'ora di vederlo, come ogni volta, ma infondo a chi non va di vedere la persona più importante della propria vita?

Appena scese nel nascondiglio lo trovo' intento a leggere un libro, non lo aveva nemmeno notato.
Era incredibile come quel ragazzo si immergeva nella lettura dimenticandosi del resto del mondo.

Cosí Izuku approfittò della cosa per buttarsi addosso a lui ed abbracciarlo, cosa che faceva ogni volta che si vedevano, e provava sempre forti emozioni verso l'altro, ma non solo durante un abbraccio, ma in qualsiasi momento che passavano insieme, con lui poteva essere se stesso, ridere, piangere, e lui non l'avrebbe mai giudicato o rimproverato. Il bicolore salto dallo spavento, facendo ridacchiare l'altro ragazzo, che lo strinse piu' forte a sé.

"Cosa leggevi?" Chiese incuriosito cercando di sbirciare il contenuto del libro tra le mani di Shoto.

"Niente di che un libro, si chiama
"La morte a Venezia" di Thomas Mann.
Pensavo fosse stato bruciato insieme agli altri libri, è fantastico poter continuare a leggerlo"

"Si, prima che bruciassero i libri "inopportuni" ne ho preso qualcuno e nascosto qua' , ma non gli ho letti tutti, come questo" rispose Izuku

"Bhe, questo è considerato come una delle sue opere piu' significative"

"Di che parla?" Chiese ancora più incuriosito il verdino guardando Shoto negli occhi e appoggiandosi sui gomiti sul suo petto.

"Diciamo che parla di questo scrittore cinquantenne, che non gode di buona saluta. Lui si reca a Venezia in vacanza, e lì vede un ragazzino, e inizia un vera e propria ossessione per questo ragazzo, lo segue, lo osserva, per lui rappresenta la gioventù, la bellezza greca, e si innamora" finisce di spiegare Shoto.

"Wow" rispose Izuku avvicinandosi un po' di più.

"Cosa ne pensi?" Chiese il bicolore.

"Penso che dovrei leggerlo per poter dare un commento, ma sembra una storia davvero bella quanto drammatica" rispose con un tocco di ironia all'inizio.

Shoto fece un sorriso, avvicinando la sua faccia a quella di Izuku facendo scontare le loro fronti.

Si fissavano negli occhi, i cuori battevano insieme, i respiri si mischiavano, era tutto così dannatamente perfetto ma sbagliato.
"Credo sia sbagliato" disse Izuku non allontanandosi, però , da Shoto.

"Izu" disse poggiando le mani sulle sue guancie

"Ricorda:
𝐴𝑚𝑎,
𝑎𝑚𝑎 𝑓𝑜𝑙𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒"

"𝐴𝑚𝑎 𝑝𝑖𝑢́ 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑢𝑜𝑖"

"𝐸 𝑠𝑒 𝑡𝑖 𝑑𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜"

"𝐶ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜"

"𝐴𝑚𝑎 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜"

"𝐸 𝑠𝑎𝑟𝑎𝑖 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑐𝑒𝑛𝑡𝑒"

E si baciarono.

Un bacio affettuoso, passionale, bisognoso, in grado di staccarli dalla realtá e portarli in un mondo tutto loro, senza divisioni e problemi.

Si baciarono e baciarono, era come una medicina per curare tutte le ferite che gli aveva procurato il tempo.

𝗔𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗣𝗲𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora