𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟶

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Il giorno dopo Izuku si sveglió.

Accanto a sé Shoto dormiva serenamente abbracciandolo dolcemente.

Izuku sorrise alla scena e diede un piccolo bacio sulle labbra del ragazzo che peró continuava a dormire indisturbato.

Izuku ridacchiò e decise di scostare il braccio del ragazzo per scendere dal letto e andare a fare colazione e prendere quella per il suo amato.

Si alzó delicatamente e risalì le scalette per arrivare nella sua camera.

Aprì la porta chiusa rigorosamente a chiave e la richiuse con il medesimo metodo per assicurarsi che nessuno entrasse.

Si stava dirigendo in cucina quando sentì le domestiche parlare:
"Ho sentito che i signori sospettino di un'intrusione in casa"
"Chi sarà l'intruso?"
"Sará uno di noi che si nasconde?"
"Loro figlio c'entrerà qualcosa? Sembra molto sospetto"

La testa girava sentendo tutte quelle voci, i piedi quasi si staccarono da terra, si resse al muro in modo da non cadere.

Appena si riprese entró nella sala, salutó cordialmente le domestiche, e poi si mise a mangiare in rigoroso silenzio.

Appena finì chiese a una delle domestiche di preparargli un panino, con la scusa che fosse uno spuntino per dopo, e poi ritornó in camera sua.

Appena si chiuse la porta dietro a chiave scivoló contro di essa e si rannicchió
portandosi le gambe al petto.

Iniziò a pensare a quello che aveva sentito:
I suoi genitori sospettavano qualcosa?
Avrebbero trovato Shoto e lo avrebbero fatto deportare?
No...non poteva permetterlo doveva proteggerlo.
Ma come poteva fare?
Di sicuro non tenendolo all'oscuro di tutto. Così deciso scese le scale per raggiungere l'interno della botola.

Il bicolore si era svegliato e stava ancora comodamente sdraiato sul letto leggendo un libro di poesie.

Appena si accorse della presenza del verdino gli sorrise e chiuse il libro "Buongiorno" disse sorridendo.

"Giorno, ti ho portato la colazione" rispose Izuku passandogli il panino preparato apposta per lui.

Shoto lo ringrazió dandogli un piccolo bacio a stampo e cominciando a mangiare, lasciandogli accanto un posto a sedere sul letto.

Izuku era stranamente silenzioso, e questo
il bicolore se ne accorse, così quando finì di consumare la sua colazione gli cinse la
vita con un braccio e poggió la testa sulla sua spalla.

"C'è qualcosa che non va, vero?
Sei come un libro aperto, si vede perfettamente che sei giù di morale"

Una lacrima solcò il viso di Izuku, era ingiusto, quel mondo era pieno di ingiustizie, ma ormai si era abituato a quel mondo crudele, o almeno si auto-convinceva di averlo accettato.

Strinse la mano di Shoto sul suo fianco e cominciò a parlare.

"Ho sentito le domestiche discutere, i miei genitori sospettano che ci sia un intruso in casa, ovvero tu. Ho paura che scoprano tutto, che scoprano di te, ti deportano, e ti portino lontano da me, ma io non voglio che accada, sei l'unica persona in questo fottutissimo mondo che amo e che mi dà una ragione per alzarmi da quel letto e non sentirmi uno schifo per tutto questo, e si lo ripeteró mille volte, ma ti amo, ti amo da quando ti ho visto in quello sporco vicolo a morire dissanguato, e ti ho amato anche quando avevi paura di me e mi guardavi con quegli occhi freddi, e non voglio che tu debba passare di nuovo quell'inferno, non voglio che ti portino lontano da me fisicamente, perchè so che mi rimarrai sempre vicino col cuore, ma non posso star bene sapendo quello che stai passando e non sapendo se sei ancora vivo, non voglio..."

Quante volte aveva pianto Izuku, centinaia se non migliaia, ma quello era uno dei pianti più disperati, era una richiesta d'aiuto, voleva che qualcuno li salvasse e li portasse al sicuro, ma non ci stava nessuno disposto a farlo.

"Izuku ti amo anch'io, da impazzire, ma non posso prometterti nulla, se non che non me ne andrò finché non mi porteranno via con la forza, ma ti prego non metterti in pericolo, non sopporterei di perdere anche te"

"Non posso prometterti nulla nemmeno io Shoto, anch'io non sopporterei di perderti, farei qualsiasi cosa per rimanere con te, pure imseguirti nell'oscurità della morte se sará necessario"

"Izu..."

"Non un'altra parola, godiamoci questa pace finchè possiamo"

Così si baciarono, passionalmente; le lingue si incontravano, i respiri diventavano pesanti, le mani toccavano il corpo dell'altro, i vestiti arrivavano a terra.

Quella limpida mattina i due si scoprirono: scoprirono le sensazioni dei loro tocchi contro la pelle, i gemiti, le sensazioni, scoprirono cosa vuol dire amare una persona con anima, cuore ma anche con il proprio corpo, e anche se i loro gesti potevano sembrare quelli di due ragazzi disperati che si danno al piacere per dimenticare, il loro era un legame vero, pieno di amore e affetto.

𝗔𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗣𝗲𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora