Cinque piccoli indiani

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Il giorno dopo Ben si ritrova di nuovo fuori casa, dopo che i suoi lo avevano quasi pregato di passare la giornata con loro, come una normalissima famiglia riunitasi dopo una separazione forzata; forse pensavano davvero che fosse cambiato, e volevano godersi un figlio nuovo di zecca. Dal canto suo, dopo essere stato spedito in quella sottospecie di prigione, Ben non riesce più a guardarli in faccia come prima, e quindi appena ne ha l'occasione preferisce evitarli.

Sa bene che i suoi sono totalmente ignari del trattamento riservato agli alunni della Élan, come la maggior parte dei genitori che spediscono lì i figli, ma non riesce in alcun modo a parlargliene apertamente: forse non ci sarebbe mai riuscito, quindi preferisce evitare a prescindere ogni situazione che potrebbe metterlo in difficoltà.

Ben cammina con le mani in tasca, calciando sassolini e ricambiando con astio le occhiate incuriosite dei passanti che lo riconoscono come il figlio degli Hill, quello che è stato via per un anno intero nel collegio più severo disponibile per le loro tasche: è sicuro che finché vivrà lì, verrà sempre riconosciuto solo e soltanto in quel modo dagli altri abitanti della Città. Mentre raggiunge il parco non riesce a capire cosa gli dia più fastidio, se quello o le immagini della Élan che continuano ad affollargli i ricordi e proprio non ne vogliono sapere di abbandonarlo.

E poi entra. Appena varcato il cancello del parco si ferma e si guarda intorno.

Ci sono i soliti gruppetti dello scorso anno ai soliti posti, con piccole variazioni; è lì che tra i passanti e la gente che occupa le panchine li vede, tre idioti in piedi sul prato che discutono tra loro.

Oh, no.

La prima persona che si accorge della sua presenza è Scott. Già, Scott Talcum, quel cretino che fino a un anno prima era riuscito a tenere lontano dal proprio gruppo. Ora è vicino a Keira, e i due chiacchierano spensierati.

Altra prova schiacciante che senza di lui è andato tutto a farsi benedire.

Scott richiama gli altri e lo indica, e tutti si voltano verso di lui; ci sono parecchi ragazzini, al parco, che passando si girano a salutarlo, ma a lui interessano quei tre in particolare - o meglio, due, dato che di Scott farebbe volentieri a meno: Robin e Keira. L'ultimo elemento del suo gruppo, June, non sembra essere da quelle parti e a dirla tutta la cosa non lo preoccupa, data la sua abitudine di presentarsi in ritardo a qualsiasi appuntamento.

Così si avvicina ai suoi amici, mentre alcuni conoscenti gli augurano il benvenuto e Ben risponde con un cenno del capo e una mezza smorfia - quella sua solita espressione a metà tra il fastidio e il disagio che gli viene ogni volta che prova a sorridere.

È di nuovo Scott il primo a rivolgergli la parola: «Bentornato, Zombie,» lo saluta.

Ormai sembra essere a tutti gli effetti un membro della cerchia di Ben Hill; è il più piccolo del gruppo e anche il più impacciato. Quando Ben non era ancora stato spedito alla Élan, era lui il leader del gruppo, ed era lui a decidere chi ne potesse far parte e chi no. Scott Talcum, il vicino di Keira, aveva sempre fatto parte della seconda categoria. Non che gli standard fossero molto alti: Ben si era limitato a circondarsi di quelli che gli davano meno sui nervi. Ma dopo la sua assenza il ruolo di capo sembra essere stato assunto da quell'idiota di Robin, che come suo solito ha fatto un casino.

«Che bello rivederti in giro,» aggiunge Scott dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, dato che Ben non sembra interessato a rispondergli - il piccolo, esile Scott è visibilmente cresciuto: è più alto, ha la voce più profonda e i capelli neri in un taglio ordinato. Il problema è che non sembra aver messo su nemmeno mezzo chilo, e ciò contribuisce a renderlo simile a una marionetta allampanata, con uno spruzzo di lentiggini sul naso e due occhi da pesce lesso.

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