Estranei

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Ben fuma una sigaretta nell'auto di Robin, mentre l'amico guida, spericolato come al solito. Devono andare a prendere gli altri per tornare al campo, a cercare di recuperare il quaderno dove Keira aveva letto il nome di Florence. Secondo lei e June quel quaderno è l'unico indizio per provare a scoprire qualcosa dei misteriosi abitanti delle roulotte, dato che al momento Florence ha solo pochi e confusi ricordi.

Robin parcheggia davanti casa di Scott e va a chiamarlo; dopo un paio di minuti Ben lo vede tornare e rientrare nell'auto, lasciando la portiera aperta per dondolare una gamba di fuori.

«C'è Keira con lui, sta finendo di prepararsi,» specifica dopo qualche secondo di silenzio.

Ben non commenta e continua a fumare in silenzio.

«Ehi, Zombie,» esclama all'improvviso Robin, continuando a dondolare la gamba come un bambino, «la fai ancora quella cosa con le sigarette?»

«Cosa?»

«Ma sì, hai capito, quando te le spegnevi sul braccio...» continua l'amico, mimando il gesto con una sigaretta immaginaria.

«Era vietato fumare, alla Élan,» risponde subito l'altro, sperando così di chiudere il discorso.

L'abitudine di spegnersi le sigarette addosso, per quanto idiota e autolesionista possa sembrare, non era venuta in mente a Ben. Quella era opera di Christie, la sua prima e unica ragazza, che aveva frequentato per un po' qualche anno addietro, prima che si trasferisse in centro con la famiglia. Christie era fan di una band che, per farsi riconoscere in giro, si spegneva le sigarette sui polsi; in questo modo avrebbero tutti avuto qualcosa in comune, una sorta di marchio che li avrebbe distinti da tutti gli altri. Così lei aveva iniziato a farlo a sua volta, e poi aveva coinvolto anche Ben, e la cosa gli era un minimo sfuggita di mano, ecco. Quello era il massimo d'intimità che avesse mai avuto con qualcuno, e adesso si ritrova le braccia piene di segni giallognoli e un amico coglione che crede sia una cosa divertente e da duri.

Robin sorride, indicandogli con un cenno del capo la sigaretta ormai finita.

«Ho sempre voluto provarci,» esclama, poi gli porge il braccio. «Che ne dici?»

«Dico che sei più idiota di Christie,» conclude Ben, che spegne con rabbia la sigaretta nel posacenere che ha accanto.

Robin, di tutta risposta, lo guarda deluso, poi sposta gli occhi sulle braccia di Ben, sul suo profilo e sulla sua espressione sempre più spazientita, e finalmente sembra arrendersi, tornando a sistemarsi sul sedile.

«Ben?»

«Dio santo, riesci a stare zitto per due minuti?» sbotta lui, già innervosito dal discorso precedente.

«Scusami,» replica sommesso Robin, con un filo di voce. Ma proprio non riesce a tenere per sé ciò che vuole dirgli, e così esclama: «L'altro giorno io e Keira l'abbiamo fatto proprio dove stai seduto tu ora».

«Cazzo, ma che schifo,» sbotta Ben. «C'era bisogno di dirmelo?»

«Certo che sì,» fa Robin, con un sorrisetto, «rende tutto più eccitante.»

«Tu hai qualche problema col sesso,» lo liquida Ben.

In un certo senso se li aspettava, dei commenti del genere da parte dell'amico. Sin da prima di finire al collegio Ben era certo che prima o poi avrebbe ritrovato il nome di Robin in qualche registro di molestatori sessuali. Da quando è tornato, e da quando ha scoperto della sua relazione segreta con Keira, questo sospetto si è tramutato in certezza, almeno nei suoi pensieri.

Robin cerca di trattenere una risata e di nuovo si sporge verso di lui, imitando le movenze di Keira.

«Dai, cazzo, è divertente!» esclama, «lei era seduta tipo così e andava su e giù e strillava oooh sì,» Robin forza una voce eccessivamente acuta e finalmente riesce a strappare un sorriso a Ben, che abbassa lo sguardo e cerca di nuovo di allontanarlo, stavolta però con aria divertita.

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