Florence

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Keira non crede di essersi mai sentita così umiliata nel suo orgoglio di adolescente incompresa come in quell'esatto momento, due giorni prima dell'inaugurazione della fabbrica di suo padre. Tiene tra le braccia uno scatolo pieno di decorazioni dorate, mentre sua madre si aggira per la sala come una trottola impazzita, dando ordini a destra e a manca ai camerieri... e a Florence e June, che in piedi su due scale traballanti continuano ad aggiustare un festone appeso sopra la porta d'ingresso che per qualche motivo le sembra così dannatamente storto ogni volta che lo fa risistemare. Pur di preparare tutto in anticipo, pur di avere tutto perfetto, Lisa ha deciso di prenotare la sala per due giorni anziché uno, in modo da avere più tempo per preparare il tutto.

«Più a destra,» urla alle ragazze, con il suo solito tono di voce stridulo. Poi, rivolta ad un paio di camerieri poco più avanti, intenti a gonfiare palloncini a tutto spiano, esclama: «Cos'è questa roba? Dovrebbero essere gonfi almeno il doppio!»

Un sospiro di frustrazione pura sfugge alle labbra di Keira, mentre posa lo scatolo su un tavolo ed inizia a prendere i fermaposto, che raffigurano le iniziali di suo padre in oro e argento.

Il posto che i Colton hanno affittato per la festa, e nel quale gli invitati si sarebbero radunati subito dopo l'inaugurazione vera e propria davanti alla nuova fabbrica, è una sala per feste e ricevimenti del ristorante più in voga della Città. Quando Keira aveva detto a Ben e Robin della festa, e dove si sarebbe tenuta, il primo le aveva riso in faccia e il secondo le aveva assicurato la sua presenza, ma solo dopo essere andato a trovare Scott – credendo forse che così Keira intendesse fare il primo passo dopo quella specie di rottura che c'era stata al mini market pochi giorni prima.

Insomma, classiche reazioni da Ben e Robin. E per questo, è abbastanza sicura di vederli lì, la sera della festa.

Dopo circa una decina di tentativi, il festone all'ingresso che June e Florence stanno disperatamente cercando di posizionare ottiene l'approvazione della signora Colton. E mentre lei richiama a sé i camerieri per dare indicazioni sui menù, Keira corre ad aiutare Florence a scendere dalla scaletta traballante, mentre June fa da sola.

Prima di uscire, aveva avuto l'idea di far provare il vestito che le aveva preso sua madre a Florence. Dopo il discorso del giorno prima, qualcosa le diceva che a lei sarebbe stato alla grande. Era perfetto per il suo fisico esile, longilineo, e soprattutto stava bene col suo viso da bambina, femminile e delicato.

Inutile dire come l'aveva presa Lisa Colton appena l'aveva vista, ma alla fine si era calmata e si era limitata a fare i complimenti a Florence. Almeno qualcuno che apprezza i miei regali c'è, aveva commentato, sprezzante, con gli occhi fissi sull'abito di Florence ma palesemente rivolta a Keira.

E quindi ora è lì, Florence, con l'abito azzurro che le sfiora appena le ginocchia e le fascia la vita alla perfezione.

«Posso fare altro?» le domanda, passando le mani sulle pieghe del vestito.

Keira fa per dire qualcosa, ma June la precede: «Vammi a prendere un bicchiere d'acqua, ti prego,» esclama, e l'altra non se lo fa ripetere due volte.

June è di pessimo umore ultimamente, perché non riescono a fare progressi con l'investigazione e tutti sembrano sempre più propensi a lasciar perdere. Nessuno l'ha detto ad alta voce, ma Keira è abbastanza sicura che il mistero della setta morirà così com'è nato, nel silenzio più totale, di notte, e all'oscuro di tutti gli abitanti della Città.

Beh, quasi tutti.

Il Profeta, la perdita di memoria di Florence, le roulotte bruciate e tutti gli indizi che non li hanno portati da nessuna parte: tutto quanto resterà un segreto tra loro cinque, fin quando il tempo non seppellirà anche questi ricordi e tutto quanto non sarà altro che una stramba avventura estiva in cui un gruppo di ragazzini annoiati ci ha ricamato troppo sopra.

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