Dirsi addio

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«Robin, dobbiamo parlare.»

«Lo so. Sono qui per questo.»

«Ma che hai in faccia?»

«Niente.»

Il breve scambio viene interrotto dalla cameriera del diner, che porta ai due un milkshake al cioccolato e una lattina di cola. Keira inizia a girare la cannuccia nel bicchiere di vetro con nervosismo. Robin apre la lattina e beve un sorso il più rumorosamente possibile.

Dopo qualche minuto di silenzio surreale, spezzato solo da Robin che continua a sorseggiare dalla lattina, Keira accenna un colpo di tosse per interrompere quello scenario imbarazzante.

«Prima di tutto volevo ringraziarti,» dice. «Alla fine sei stato tu l'unico a fermare Florence.»

L'altro accenna un sorriso che non ha niente di allegro. Gli angoli delle labbra si tirano all'insù, in un'espressione che mostra più che altro il suo disagio. Inizia a grattarsi la crosta giallognola e scura sulla guancia; sono solo passati due giorni e quella roba che si ritrova in faccia ha già preso infezione.

«E tuo padre come sta?»

Keira alza le spalle.

«L'hanno operato d'urgenza, ma ora la situazione è tranquilla. È sveglio, sta bene. Tra un paio di settimane potrebbe tornare a casa,» dice.

«Oh, il piano di Florence è fallito alla grande,» ride Robin, soddisfatto dalla situazione.

«Già. La fabbrica ha semplicemente assegnato l'amministrazione al vice, fin quando papà non tornerà in salute.»

Robin la osserva, lascia scorrere lo sguardo sul suo profilo delicato, i capelli in disordine e le occhiaie scure sotto gli occhi. Quando l'aveva chiamato per incontrarsi a quel diner, un paio di ore prima, aveva subito pensato a un tentativo di riavvicinamento da parte sua. Ma adesso, vedendo Keira così, ancora più silenziosa e cupa dei giorni precedenti, gli è chiaro il vero motivo di quell'appuntamento.

«Siamo qui per dirci addio, vero?» esclama Robin all'improvviso, continuando a grattarsi, sempre più forte, la crosta sulla guancia.

Keira abbassa lo sguardo, sfiorando con le dita il bicchiere di vetro che ha davanti. Annuisce.

«Sì, ora ho capito,» continua Rob. Il silenzio di Keira lo incoraggia a parlare: «Lo farai con tutti gli altri e poi te ne andrai al college. Non ti biasimo, Keira. Il nostro gruppo è sempre stato una merda, ed è meglio che sia andata così. In quanto a noi due... avrei qualcosa da ridire, ma tant'è».

«Non avrei mai pensato di sentirti dire queste cose,» dice lei, ignorando di proposito l'ultima parte della sua frase.

«Tutti sapevamo che sarebbe successo, è solo che non volevamo ammetterlo a noi stessi. Quando poi è successo quel problema con Scott... ho capito che a nessuno di voi interessava davvero degli altri.»

«Invece a te interessava?» Keira inarca le sopracciglia, stupita. «Stai cercando di dirmi che sei migliore di tutti noi?»

«Non sono migliore, sto solo dicendo che non andare a trovare Scott nemmeno una volta è stato un gesto davvero vile da parte tua.»

Keira stringe i pugni. Ne ha abbastanza di questo nuovo Robin, il Robin che ha superato il timore verso Ben e la paura di essere scoperto da Scott, e che di conseguenza è diventato la versione più megalomane di sé stesso. E Keira aveva sempre pensato che non potesse diventare peggiore di quanto non fosse già, quindi la situazione è grave.

«Ho sbagliato, hai ragione, ma l'ho fatto perché non riuscivo più nemmeno a guardarlo in faccia!» esclama lei, alzando la voce e attirando un paio di sguardi curiosi. «E tu sei l'ultimo a potermi fare la morale. Ben mi ha detto che lo hai baciato.»

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