Capitolo 7

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Elisa quando vedeva Robert non poteva stargli lontano.

«C'è il mister!» disse uscendo di casa correndogli incontro.

Sven gli andò incontro per salutarlo.

«Robert, amico mio» lo abbracciò.

«Sven» lo salutò calorosamente Robert.

«Mister, io comincio» disse Antonio vestito da equestre con al suo fianco un Hannover nero con macchia bianca estesa sul volto.

«Vai, ragazzo, vai» lo incitò ad entrare nel recinto per gli allenamenti di dressage.

«Papà, guarda!» disse Antonio come se fosse un bambino felice che il padre fosse lì per una recita scolastica.

«Certo, ti guardo» confermò Sven con un sorriso.

«Sei qui per restare?» chiese Robert affiancandolo per quadrare Antonio nel recinto.

«No» sospirò guardando Antonio entrare nel recinto «E' una situazione complicata» disse lui infilando le mani delle tasche e guardandosi i piedi.

«Non ti sto giudicando, Sven. So che è difficile» rispose Robert.

Sven era così a disagio che persino guardare l'erba mossa dal vento risultava più facile invece che del viso dell'amico.

«Mister e io quando potrò su quel cavalli che corrono velocissimi?» chiese Elisa con la testa alzata per guardare Robert dritto in faccia.

Robert si irrigidì e prese a balbettare «Ehm, ehm, uhm».

«Cosa intende?» Sven confuso guardò Robert,

«Ippica» esplose lei in un sorriso.

«Come sa dell'ippica?» Sven si rabbuiò, tra tutte le discipline l'ippica l'aveva vietata a Robert.

Elisa notò lo sguardo di rimprovero del padre al suo maestro preferito.

«L'ho sentito in televisione!» si accigliò lei, non voleva che Robert si prendesse le colpe.

«Sei ancora una bambina. Quando crescerai ne riparleremo» rispose duro il padre.

«E quando sarò grande portò correre veloce veloce?» chiese lei.

«Sì, ma non così» disse Sven riferendosi alle corse dei cavalli.

Ma un ordine negativo su Elisa non aveva un bell'effetto, si accigliò «E io lo farò! Guarda come so salire su un cavallo grande!» disse girandosi per correre dal palomino della mamma, ma Robert come un fulmine la afferrò.

«Papà sa che sei brava» le disse in modo dolce trattenendola da una mano.

«E tu sai correre?» chiese la bambina.

«Ho il brevetto, e ho corso poco» rispose spontaneamente Robert, ma si rese conto dell'errore dal viso di Sven e continuò «Non mi chiedere di insegnarti a correre» ordinò lui.

«No, no, chiedevo solo così» rispose Elisa, ma nella sua testolina canaglia qualcosa era già in fermentazione.

«C'è il mondiale?» continuò ancora quella furfante, involontariamente spingeva Robert a risponderle.

«Sì» rispose lui "Accidenti, ha solo sei anni. Ma ha già il carisma involontario tipico dei manipolatori" pensò Robert.

«Adesso basta!» alzò la voce Sven, strappò Elisa dalla mano di Robert «Vai in casa! Subito!»

«No!» ringhiò lei.

Il padre la colpì in voltò, la piccola lo guardò furiosa quasi uscendo i denti come un animale inferocito.

Mîkhā'ēlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora