capitolo 14

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«Secondo me non sentiremo parlare di loro per un po'» ridacchiò Antonio.

«Non ne sarei tanto sicura, ma lo spero» disse Gaia chiudendosi nello studio per chiamare il marito.

...

«Non posso stare intorno a lei» disse l'uomo sconosciuto «Troppe forze potrebbero far capire qualcosa a nostri nemici. Dovrai esserci tu e Robert al suo fianco» disse a un altro uomo sconosciuto dai capelli bianchi, che annuì e obbedì.

...

«Ehi Jade, dopo devo andare in palestra vieni con me? Tu devi fare danza oggi» chiese Elisa.

«Sì» rispose Jade sospirando guardando altrove.

«Va bene» rispose Elisa andandosi a preparare.

«Scusami?» la chiamò Jade con tono incredulo.

Elisa si rigirò confusa a guardarla.

«Devi essere felice. Ho detto sì. A te.» spiegò la piccola bambolina dai boccoli biondi.

La sorella roteò gli occhi, sopportava la vanità.

Arrivate a destinazione saltarono giù dalla Citroën c3 nera della mamma, e oltrepassarono il portone del palazzetto.

Quando Elisa entrò nella palestra andò dritta nello spogliatoio si cambiò, ma prima di uscire si guardò allo specchio, osservò i suoi occhi allo specchio, così belli ma così importanti. Si toccò il viso pieno di acne rossa che aggrediva il suo dolce e latteo viso.

«Forza! Si comincia!» udì una voce fuori dallo spogliatoio, quel giorno era l'unica femminuccia.

Tornando nella sala degli allenamenti non trovò il suo allenatore, ma un altro uomo.

Era diverso dagli altri uomini, c'era qualcosa che non andava, Elisa lo percepiva, lo sentiva.

«E ora chi sarà tra questi?» lo sentì sussurrare «E' una femmina, una bambina» sussurrò ancora fra se e sé, ma era come se stesse parlando con qualcun altro che Elisa non vedeva.

«E il maestro?» chiese a salvatore.

«Eh andato via, vuole preparare il figliastro per delle gare importanti. Lui lo sostituirà» disse salvatore con una ria poco serena, gli piaceva poco.

«Maestro, lei è la nuova del corso, viene da poco, ma sa il fatto suo. E' l'unica bambina» disse salvatore recandosi da quelli più grandi ai sacchi.

"Unica bambina" pensò come se avesse avuto una rivelazione «E' sicuramente lei» disse sottovoce.

Elisa lo guardava torva, non le piaceva affatto, le puzzava anche l'odore che emanava.

«Quindi sei tu eh?» le disse sicuro di se stesso, guardandola dall'altro dritta negli occhi, occhi che grazie agli occhiali, gli essi come lui li vedeva celesti e non blu.

«Forza incapace» le disse davanti agli altri bambini indicandole un sacco.

«Io non sono un incapace!» ringhiò Elisa.

«Ah partiamo bene, già a questo punto sei» disse il maestro guardandola come se fosse un cucciolo di cane che ringhiasse ad un estraneo.

«Forza, muoviti e stai zitta» le disse duro.

«Io non sto zitta! Stia zitto lei!» disse lei con il solito ringhio.

«Come ti permetti di rispondermi così? Chi te la da quest'autorizzazione?» aggiunse tuonando dittatorialmente

«La stessa con cui lei mi chiama incapace! Prima di aprire quella bocca veda cosa so fare!» rispose ancora la piccola birbante.

Colpì il sacco che oscillò lievemente come se ci fosse in moto un terremoto, solitamente con i bambini non si muoveva di un millimetro.

Mîkhā'ēlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora