Gaia era una donna molto intelligente, e di lingue ne parlava tante, e come lei voleva insegnare alle loro figlie di parlarle. Antonio le parlava tutte magnificamente, Gabriele discretamente, e ora toccava alle gemelle.
I bambini le apprendevano anche guardando i cartoni animanti in italiano, inglese e tedesco.
Gaia conosceva anche il francese e lo spagnolo, ma non poteva riempire la testa dei bambini con tante lingue, avrebbero fatto molta confusione.
«Antonio metti la tua camera in ordine, e quando utilizzi una cosa rimettila al suo posto» lo rimproverò la mamma mentre aveva Jade in braccio, la aspirapolvere nell'altro e il cellulare tra orecchio e spalla per ordinare cibo biologico a domicilio.
«Sì, esatto. Per questo pomeriggio la ringrazio» disse lei al telefono, osservò Antonio lasciare le scarpe spaiate da una parte all'altra della stanza.
«Antonio! Metti a posto!» lo riprese ancora «Mi scusi dicevo a mio figlio» disse all'interlocutore mentre passava la aspirapolvere sentì tirare il filo di quest'ultima: era arrivato al limite «Che palle» sussurrò. Nel frattempo Jade voleva toglierle il telefono dall'orecchio.
«No no» sussurrò alla bambina «Mi scusi era mia figlia».
L'operatore la mise in attesa, mentre lei bloccò Antonio sulla soglia della porta che stava uscendo «Hai messo in ordine la tua stanza?» gli urlò dietro.
«Oh mamma basta» sbottò lui.
«Mamma basta niente! Non esci di casa finchè non metti tutto in ordine! E togli di la quelle scarpe! Questa casa non è un albergo! Io non sono una cameriera, sono tua madre!» lo sgridò.
«Sai che c'è? Non esco più» sbottò tornando nella sua stanza.
«Bravo! E nel frattempo rimetti in ordine!» urlò ancora lei.
«Ma io sono un uomo» ribatté lui iniziando a mettere svogliatamente le sue cose a posto
«Che vuol dire? Hai qualche capacità in meno rispetto a una donna nel pulire e mettere a posto?» le disse lei «Gabriele non mettere in bocca quella palla è troppo piccola».
Suonò la porta.
«Vai ad aprire, per favore?» chiese ad Antonio mentre lei toglieva la spina alla aspirapolvere per attaccarlo ad un'altra presa più vicina.
«Quante cose devo fare?» brontolò lui andando ad aprire, la mamma lo fulminò con lo sguardo. Alla porta era un corriere di un'altra azienda di cibo e lasciò il pacco nelle braccia di Antonio, gettò uno sguardo all'interno e vide Gaia appoggiare l'aspirapolvere al divano per poi piegarsi per togliere la pallina troppo piccola nelle mani di Gabriele a terra sul tappeto, nel frattempo aveva Jade in braccio e il cellulare a uno orecchio.
«Elisa dove sei?» chiamò l'altra figlia.
«Eh le donne» sorrise ammirando la capacità di Gaia nel gestire tutto.
La vicenda precedente si ripetette ancora negli anni, crescere quattro figli da sola, con il padre che faceva visita loro solo una volta all'anno, non era affatto facile. Si fece in quattro, una per ognuna di loro, per fargli crescere bene, sani, intelligenti e amati.
Le gemelle all'asilo non passavano inosservate, Jade per la sua bellezza e i suoi modi principeschi un po' bulli ed Elisa per il sue essere particolare: occhi inumani, selvatica e aggressiva.
«Signora, sono bambina sveglie, Jade è un prima donna, Elisa è da imbrigliare» disse la maestra guardando Elisa mentre giocava sola con degli animali di plastica
«E' solitaria, ma non disdegna la compagnia se qualcuno le si avvicina, il problema è che tra bambini spesso nasce la gelosia per dei giochi, e lei non cede facilmente i giocattoli che ha in mani, come qualsiasi altro bambino si intende, il problema è che diventa rissosa» disse la maestra con le mani nelle mani con espressione di domanda, come se cercasse spiegazioni a Gaia.
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Mîkhā'ēla
Fantasía«Mîkhā'ēla? Chi è?» «Una creatura divina, già nata, o ancora da venire al mondo, questo dovrai scoprirlo tu piccola Elisa, e magari scoprirai che Mîkhā'ēla, è più vicina a te di quanto tu creda». Sarà il dialogo che renderà la vita della nostra pro...