capitolo 9

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«Seduti ragazzi, allora ragazzi, adesso sott'opporrò Beige alla cura giornaliera. Antonio mi farà da mascotte, anche se una mascotte un po' troppo cresciuta» la prese con ironia il caro Robert.

Antonio accennò un sorrisetto mentre i bambini risero.

L'instancabile Robert con un entusiasmo da vendere a un politico in carica, spiegò loro tutti gli arnesi della toelettatura del cavallo e sottopose la giumenta alla toeletta per illustrare loro come si faceva. Dopo aver parlato per più di un'ora, si fermò per riprendere fiato.

«Uuhhu! Ragazzi! Fatemi riprendete, parlare stanca eh» scherzò su.

Robert s con le mani sui fianchi taceva fissando i tre bambini, che seduti sul prato guardavano per terra sfiorando i fili d'erba. E proprio mentre i piccoli stavamo per rialzarsi per sgranchirsi, Robert si riprese all'improvviso «Oltre il grooming, il bagno!» disse di scatto per farli ridere e funzionò.

«Ragazzi vi spiego e vi faccio vedere, ma non faccio il bagno a Beige, non è ha bisogno» illustrò il mister «Dai ragazzi abbiamo quasi finito» li rassicurò il mentore.

«Ma mister!!» esclamarono i bambini in coro con le loro voci bianche, sembrava il coro della chiesa.

«Che c'è?» chiese Robert interdetto.

«Non ti fermi mai di parlare, avevi già detto che avevi quasi finito» supplicò il piccolo Gabriele.

«Sì, infatti ho quasi finito, alla fine sarete così stanchi che non vi alzerete più da terra» li minacciò ironicamente Robert.

I ragazzi si ammansirono sul prato ridacchianti per seguire l'ultima lezione.

***

«Ragazzi adesso, ho davvero finito!» esordì Robert allargando le braccia, aspettandosi la reazione sollevata dei ragazzi.

«Ahaa!» infatti poi esplosero i bambini scattando in piedi per muoversi e liberare le loro energie. .

«Adesso, ragazzi, dovete fare il grooming ai miei cavalli! E per fortuna come notate ne ho portati tutti e due, e nessuno di loro stamattina sono stati spazzolati, quindi adesso lo farete voi!» disse Robert entusiasta.

«Sii!» urlarono in coro per la contentezza.

«E se sento solo un nitrito dei miei cavalli vi spiezzo in due!» li minaccio ironicamente Robert.

I bambini risero di gusto.

«Mister e chi sei terminator?» disse Gabriele.

«Sì, sono io Terminator, è la mia seconda identità» rispose Robert ironicamente mettendosi le mani sui fianchi e rizzandosi tutto come per mettersi in mostra.

«Mamma mia ragazzi. Di questo passo finiremo questa sera» li stuzzicò il mister.

I bambini risero.

«Ma è la prima volta» si giustificò Gabriele ridendo.

«Non giustificarti ragazzo, la prima volta l'ho fatto talmente bene e veloce che il cavallo non si era nemmeno accorto di essere stato spazzolato e pulito» lo riprese ironicamente come un soldato Robert «Dopo vi faccio vedere come si pulisce una sella, su» gli incoraggiò Robert come se fosse loro padre, studiando Elisa.

***

Era un giorno fresco di inizio settembre, c'era qualcosa nell'aria, un richiamo alle orecchie di Elisa: qualcosa la chiamava, la invocava, la spingeva ad andare nella foresta umbra, e come una dolce chiamata cedette alla tentazione e ci si incamminò da sola. La foresta non era pericolosa ma era meglio essere prudenti. Elisa camminava con il nasino all'insù osservando lo sfondo fatto di alberi e verde. Gli animali le passavano accanto senza avvertire in lei un pericolo, una lepre le passò davanti con no calanche.

«Un coniglio!» esclamò lei seguendolo silenziosa, perdendo la cognizione del tempo e dello spazio dimenticando di leggere i cartelli di divieto e oltrepassò la zona A.

«Dov'è la tua tana coniglietto? Hai i cucciolo?» chiese al coniglio come se la potesse rispondere ma all'improvviso ululato irruppe nella sua testa.

Spaventata saltò girandosi attorno «Dov'è il coniglietto?» fu il suo primo pensiero, preoccupandosi prima per la piccola creatura che per lei.

Le saltò davanti un lupo dal ringhio furioso.

«Un lupo!» esclamò felice avvertendo della sua presenza anche gli altri lupi, che in pochi minuti la circondarono.

«Ma io non voglio farvi nulla!» disse come se loro la potessero capire, ma piano piano i canidi selvatici si avvicinarono sempre di più, Elisa si sentì costretta a correre tornando indietro.

Era veloce, molto veloce e scansava gli ostacoli facilmente, ma una radice la tradì: all'improvviso avvertì un vuoto allo stomaco e il terreno avvicinarsi agli occhi. Stava pendendo terreno e secondi, anzi millesimi. Un pit-stop troppo lungo che le poteva costare la vita.

Ma un altro ululato si elevò fra gli schiamazzi agguerriti degli altri lupi; avvertì ringhi e latrati immobili dietro di lei: I lupi si erano fermati.

Elisa come richiamata un'altra volta girò la testa, e poté scorgere un altro lupo, ma questo era bianco, tutto bianco. Fu Rapita dal suo sguardo, aveva gli occhi gialli, era diverso, sentiva che era diverso. Era come se vedeva un bagliore lucente intorno a lui, credeva di averlo già visto da qualche parte e dopo essersi invaghita di lui ebbe una fitta alla testa: qualcosa incominciava a muoversi dentro di lei.

Il lupo la raggiunse cautamente. La piccola birbate restò immobile, ad aspettarlo, sentiva di non dover avere paura, la presenza di quell'animale candido le trasmetteva pace, quiete e serenità.

Si guardarono negli occhi, occhi blu in occhi ambrati. Tra loro si creò un legame che Elisa percepì come se già fosse esistente. La bambina allungò la mano per accarezzarlo e il bizzarro animale abbassò le orecchie tese facendosi coccolare.

«Grazie, mi hai salvato la vita» lo ringraziò lei come se fosse una persona. Si rimise in piedi, e guardò ancora il lupo, le era ancora difficile credere a cosa era appena accaduto.

I lupi smisero di ringhiarle contro, e qualche cucciolo ora le passava tra i piedi per giocare.

I lupi smisero di ringhiarle contro, e qualche cucciolo ora le passava tra i piedi per giocare.

«I cuccioli!» disse fremendo dall'entusiasmo parendone in braccio uno, il braco si avvicinò diffidente annusandola, qualcuno scodinzolò: era l'inizio di una lunga storia di amicizia.

Quando si incamminò verso casa, si rigirò per vederlo ancora, ma il lupo non c'era più.

Varcò la soglia di casa, dove la piccola e già vanitosa sorella Jade danzava per casa.

Sembrava una principessina, piccola, leggiadra, boccoli biondi e occhi celesti, ma quegli occhi erano tutt'e che affidabili e principeschi.

Salendo le scale per la sua stanza incontrò altri occhi celesti, lo stesso colore, ma diversi, pieni di amore fraterno.

«Non immagini cosa mi è successo!» cedette alla vista dell'affidabilità e decise di raccontare la storia al fratello.

«Racconta» rispose Gabriele andando in camera di lei.

Finita la narrazione, il piccolo Gabriele in primo momento non ci credette.

«Ti prego non lo dire a nessuno!» implorò lei in ginocchio con le sue manine giunte e la boccuccia imbronciata.

«Ho sentito tutto!» proruppe all'improvviso Jade in camera della sorella «Incomincio a credere che mia sorella stia meglio con le bestie che con le persone!» e così come era arrivata, sparò la sua sentenza e si dileguò, non recando nessuna ferita nell'animo forte della sorella.

Elisa raccontò la faccenda del lupo anche a Robert, altri occhi celesti affidabilissimi. Era circondata da occhi celesti e marroni, ma non si era mai chiesta del perché lei gli avesse blu come il mare con i connotati diversi da tutti, come se fosse di un'altra famiglia.

Robert conosceva quel lupo, e al racconto della piccola sorrise, non era un lupo come tutti gli altri, e accanto a lui Elisa sarebbe stata più che al sicuro.

Mîkhā'ēlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora