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TSUKISHIMA POV.

Akiteru:" Kei, per favore non arrabbiarti. Kuroo era solo molto preoccupato per te ed è venuto da me perchè, solitamente, mi nomini durante i tuoi incubi. Per la seconda domanda invece, avevo pura che tu ci rimanessi male. Io e Akira ci siamo lasciati quasi un anno fa. Ci sono stato malissimo ma 5 mesi dopo ho conosciuto Udai. Mi sono innamorato di lui e dopo di che ci siano fidanzati. Mi dispiace non averti detto niente prima, ma avevo paura di farti rimanere male. Ti eri così affezionato a lei"
Disse in tono dispiaciuto.

Kei:" davvero pensi che mi sarei arrabbiato perché hai ritrovato la felicità?A me non frega se stai con un ragazzo o con una ragazza, l'importante è che tu stia bene"
Dissi avvicinandomi per poi abbracciarlo.

Akiteru:" grazie. Ti voglio bene"

Kei:" anche io. Ora devo andare. Per Kuroo sarà meglio non farsi trovare al dormitorio. Tenma, credo che io e te ci conosceremo meglio un' altra volta"

Il ragazzo annuì ed io tornai da Kags. Dopo che avemmo finito di mangiare, mi riaccompagnò all'università ed io entrai all'interno del dormitorio.

Entrai e trovai Kuroo sdraiato sul letto, senza maglietta e con il cellulare in mano.

Kuroo:" ehi biondo...come è andata?"
Chiese spegnendo il display e guardandomi.

Kei:" oh si si, è andata benissimo. Tu invece?"
Chiesi facendo lo gnorri.

Kuroo:" mh mh....è andata bene"

Kei:" si avevo notato. Dalla reazione di mio fratello suppongo tu abbia ottenuto tutte le risposte che ti servivano. Giusto?"

Kuroo:" quasi tutte, si. No, aspetta tu come fai a sapere che ero con lui?"
Chiese leggermente nel panico.

Kei:" perchè ero li a mangiare, deficiente! Se vuoi sapere quello che mi è successo, lo chiedi a me, non a mio fratello facendoli ricordare delle cose orride!"
Urlai.

Kuroo:" Kei calmati. Non volevo farti arrabbiare ma tutte le volte che ti chiedo qualcosa tu non rispondi. Mi preoccupo per te e credo sia normale essere in pensiero per la persona che ami!"
Disse, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva appena detto.

Kei:" mi....ami?"

Kuroo annuì, abbassando lo sguardo e sussurrando uno scusa.

Kei:" ti stai scusando perché ti sei innamorato di me o per quello che è successo prima?"
Chiesi, sedendomi accanto a lui.

Kuroo:" per entrambe"

Kei:" allora anche io devo chiedere scusa"
Dissi prendendoli una mano.

Kuroo:" perchè?"
Chiese rimanendo sorpreso per quel contatto tra le nostre mani.

Kei:" perché ti amo anche io....e tu ti meriti decisamente di meglio"
Dissi per poi baciarlo.

Fu anche questo un bacio casto. Prima di tutto dovevo raccontargli la verità. Fu solamente uno sfiorarsi di labbra, dopo di che mi staccai e mi misi di fronte a lui.

Ke:" va bene...vuoi sapere la mia storia? ok. Scommetto che a grandi linee ti avrà raccontato tutto mio fratello, giusto? Fino a dove ti ha raccontato?"
Chiesi serio.

Kuroo:" fino all'arresto di vostro padre e tu che eri sulla...barella. Ma non mi ha detto cosa ti ha fatto, ha detto che se avessi voluto me lo avresti detto tu al momento giusto"

Io annuì.

Kei:" va bene, allora ti racconterò cosa mi fece. Quella sera mio fratello non era a casa, per raccimolare qualche soldo in più, dava ripetizioni e quella sera era a casa di una ragazza. Io avevo ormai 13 anni ed ero abituato a quello che ci faceva mio padre, sia da un punto di vista violento che sessuale. Era più o meno le 18, quando sentì la porta di casa spalancarsi con un tonfo. Corsi di sotto, per poter vedere cosa fosse successo e trovai mio padre con una bottiglia di vodka in mano, probabilmente era più ubriaco del solito. Mi prese per i capelli e mi sbatté al muro. Mi legò, con una corda, talmente stretto che mentre mi divincolavo per liberarmi, essa sfregava sulla mia pelle talmente tanto forte da farmi uscire il sangue. Mi strappò i vestiti di dosso e, senza neanche prepararmi, entrò in me. Non scorderò mai quel dolore. Talmente forte che mi sembrava di star per morire da un momento all'altro. Era inutile provare a dire che mi faceva male e che io non volessi, più io urlavo e più lui andava forte...fino quando non venì. Pensavo fosse finita finalmente, ma mi sbagliavo di grosso. Ero steso a terra, con gli occhiali rotti e immerso nel mio sangue. Lo avevo visto andare in cucina, era il momento giusto per scappare ma le mie gambe non si muovevano e avevo male ovunque. Ero ancora legato e questo non aiutava per niente nei movimenti. Poi tornò, un coltello nella mano destra e un pacchetto di sigarette nella sinistra. Quelle stupide sigarette...me le aveva sempre spente addosso. Si avvicinò a me e iniziò a tracciare delle linee, con la lama, sulla mia schiena. Continuava a ripetere che fossi uguale a lei e che, a differenza di mio fratello, io le assomigliavo molto di più. Pensai che allora fosse questa la mia colpa...assomigliavo troppo a mia madre. Fumava e dopo di che mi spengeva le sigarette addosso. Ogni volta che spingeva la lama nella mia carne, arrivava sempre più in profondità, fino a quando non raggiunse la clavicola e lì...andò troppo a fondo. Non riuscivo a respirare correttamente. Io aprivo la bocca ma l'aria non arrivava ai polmoni. Era come se avessi avuto un masso legato al piede e poi mi fossi buttato in acqua. Nuotavo, nuotavo e nuotavo ma la superficie non la raggiungevo mai. In quel preciso istante la nostra vicina di casa, vide tutta la scena dalla porta di casa lasciata accidentalmente aperta. Poi non vidi altro. Mi risvegliai in ospedale. Accanto al mio lettino c'era mio fratello, che mi disse che finalmente quel mostro di nostro padre era stato rinchiuso in prigione"

Ciò Che Non Mi Ha Ucciso Mi Ha FortificatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora