I.

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Aspettai la mia migliore amica nel giardino del campus per circa quaranta minuti prima di ritornarmene a casa da sola. Provai a chiamarla più volte, le mandai anche diversi messaggi, ma non rispose mai a nessuno di questi.
Finite le lezioni pomeridiane avremmo dovuto vederci per andare a fare la spesa insieme dato che il nostro frigorifero era completamente vuoto e, se non avessimo voluto andare avanti a pizza e cinese avremmo dovuto per forza comprare qualcosa.
Ma la mia amica si era come volatilizzata.

Non mi preoccupai più di tanto perché non era la prima volta che accadeva, ma se non si fosse fatta vedere o tanto meno sentire per l'intera giornata avrei sicuramente iniziato a preoccuparmi.
Decisi quindi, amareggiata, di incamminarmi verso la fermata più vicino al campus e salire sul primo autobus disponibile per dirigermi al market che distava davvero pochissimo dal nostro appartamento.

Il ritorno me lo feci a piedi. Per questo motivo decisi di comprare il minimo indispensabile: verdura, pollo, acqua, caffè, succhi di frutta e poco altro.
Tuttavia quando tornai a casa mi sentì stravolta. Dopo aver riposto le ultime scatole di pasta negli scaffali, finalmente mi buttai sul divano.
Erano le cinque del pomeriggio e di Jade ancora nessuna traccia.
Erano passate solo poche ore, ma mi ripromisi che se non avesse dato alcun segno di vita entro sera mi sarei messa seriamente a cercarla.

Mentre facevo zapping tra un canale e l'altro, la porta d'ingresso si spalancò e Jade, tutta felice, entrò con un sorriso stampato in volto.
"Ciao Cy" mi salutò mentre si toglieva gli stivali alti che indossava riponendoli in un piccolo mobiletto accanto alla porta.
"Dove sei stata?" le domandai in tono piuttosto freddo.
"Ero con Blake" sorrise lei.
"Ti ho aspettato per quasi un'ora davanti al campus. Dovevamo andare a fare la spesa insieme" le ricordai.
"Cazzo! Mi sono completamente scordata Cy. Ero con Blake e non ci ho più pensato" si spiegò togliendosi di dosso la giacca pesante.
"Potevi almeno rispondere al telefono" le rimproverai.
Tirò fuori il suo telefono dalla borsa e dalla smorfia che fece potei capire che avevo assolutamente ragione.
"Scusami Cy davvero. Il telefono era in silenzioso e tra una cosa ed un'altra non mi sono nemmeno resa conto di quanto tempo fosse passato. Mi dispiace moltissimo" si sedette vicino a me sul divano "Se vuoi possiamo andare ora a fare la spesa" propose.
"Ci ho già pensato io" risposi scocciata.
"Credimi Cy mi dispiace moltissimo. Non essere arrabbiata con me, ti prego" abbassò il capo mortificata.
"Non ti preoccupare, però la prossima volta, ti prego, rispondimi. Potrebbe esserti successa qualsiasi qualcosa ed io non saprei nulla" non mi andava di tenerle il broncio.
"Hai ragione Cy. Ultimamente ho la testa fra le nuvole, mi dispiace" ridacchiò lei nervosa.
"Sta tranquilla davvero. Per farti perdonare stasera cucini tu" le feci l'occhiolino. Non potevo avercela con lei, sapevo che non lo aveva fatto apposta. Era seriamente distratta nell'ultimo periodo. Tutta colpa degli ormoni e sicuramente di Blake.
"Mi cambio per stare più comoda e mi metto all'opera in cucina. Non ti prometto nulla però" mise le mani avanti mentre si alzava e si dirigeva verso la sua stanza.
"Basta che sia commestibile, ma apprezzo lo sforzo e l'impegno" Jade ridacchiò ed entrò nella sua stanza.

Erano passate solo cinque settimane da quando Blake e Jade avevano deciso di provare a stare insieme.
Jade era felice, lo vedevo da come le si illuminavano gli occhi ogni volta che si parlava di Blake. Blake, d'altro canto, sembrava totalmente un'altra persona rispetto a quella che avevo visto più volte all'inizio dell'anno.
Era più sereno, sorrideva molto più spesso e trattava Jade come una regina, la sua regina.
Vedevo come si guardavano, come si cercavano ed era strano vedere la mia migliore amica così spensierata.
Tutto sembrava andare per il verso giusto, speravo solo che lui non la facesse soffrire.
Dopo ciò che le aveva fatto passare Aaron non credevo che potesse trovare nuovamente l'amore, non dopo così poco tempo.
Avevo sempre avuto il terrore che potesse ricadere da un momento all'altro in quel periodo buio in cui era passata quando frequentavamo entrambe il liceo.
Non era stato facile per lei e tanto meno lo era stato per me.
Avevo sempre cercato di starle accanto, nonostante anche io avessi i miei problemi, nonostante anche io stessi soffrendo.
Non avevo mai fatto parola a nessuno di come mi sentivo, mi ero chiusa a riccio, avevo lasciato che pensassero che andasse tutto bene, che fossi felice.
Piangevo in silenzio facendo credere a tutti che stessi bene.
Non era facile parlare con le persone, confidarsi o raccontare tutto ciò che mi passava per la testa. Loro non avrebbero mai potuto capirmi davvero.
C'era chi giudicava, chi preferiva dirti che stavi nettamente sbagliando, chi diceva che non avresti dovuto fare questo o quello, secondo una loro assurda idea, ma cosa avrebbero potuto realmente saperne?
Come si poteva giudicare se non si conosceva? Come potevano dirmi che stavo sbagliando quando non sapevano ciò che avevo passato?
Erano sempre tutti pronti a giudicare, a puntarti il dito contro.
Non esisteva la possibilità di uscire fuori dagli schemi nemmeno quando ti rendevi conto che stavi affogando, che avevi bisogno di uscire fuori da quel tunnel infinito.
Avevo sempre avuto paura delle persone e nonostante io dicessi che Jade era come una sorella per me, io non riuscivo a parlare con lei, non sapevo come spiegarle come mi sentivo realmente.
Lei ora stava bene, non volevo darle altri pesi a cui pensare. Volevo che si godesse questa relazione, che fosse felice e che non pensasse ad altro che a sé stessa.
Non le avevo mai raccontato come mi sentivo, non l'avevo mai fatto perché non era mai stato il momento giusto per poterlo fare.
Forse ero una codarda non so o semplicemente ero una buona amica.
Avevo sempre messo lei al primo posto, non le avevo mai fatto pesare nulla.
Per lei c'ero e ci sarei sempre stata, ma tutto questo dove mi avrebbe portato?
Era giusto pensare sempre a chi volevi bene piuttosto che a se stessi?
Tenersi tutto dentro faceva male ed io lo sapevo bene, lo sapevo perché stavo affondando in un mare pieno di casini.

Qualcuno sarebbe mai riuscito a salvarmi?

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