XII.

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Era appena terminata la prima ora di lezione e io nemmeno me ne accorsi. Ero rimasta sola seduta fra i banchi ormai vuoti, tutti i miei compagni erano già usciti dall'aula. Mi guardai attorno spaesata riprendendomi dai miei pensieri, raccattai al volo le mie cose e mi diressi verso l'aula 703 per la prossima lezione.
Quella mattina non riuscivo proprio a smettere di pensare al sogno fatto quella notte. Dopo essermi svegliata di colpo, madida di sudore ed eccitata, non riuscì più a chiudere occhio. Mi fiondai in doccia sperando che l'acqua fredda mi avrebbe aiutato a calmare i bollenti spiriti, ma le immagini di Noah e Jaden erano impresse limpidamente nella mia mente e non smettevano di tormentarmi.
Per quale dannatissimo motivo il mio cervello aveva voluto torturarmi così?
Perché farmi sognare Jaden e Noah? Era già difficile non pensarci e stargli alla larga.
"Un penny per i tuoi pensieri" sobbalzai spaventata "Ehi, sono io" Mike rise appoggiandomi un braccio sulle spalle.
"Scusami, stamattina sono su un altro pianeta" sbuffai
"Lo vedo" ridacchiò "Che ci fai in quest'ala?" gli domandai curiosa.
"Jade mi ha detto che stamattina sei letteralmente scappata di casa, perciò volevo venire a romperti un po' le scatole e vedere se fosse tutto ok" mi strinse a sé.
"Certo" mentì "Va tutto bene, ho solo dormito poco" e ho sognato di farmi possedere da Jaden e Noah contemporaneamente.
"Non sembri molto convinta" mi guardò con aria sospetta.
"Credimi, non ho chiuso occhio, sono solo molto stanca" ed era anche vero, solo non era quello il motivo principale per cui mi sentissi così spossata.
"Hai fatto colazione stamattina?" mi chiese lui.
"In realtà no" ammisi scuotendo il capo. Pensandoci bene quella mattina ero sgattaiolata via di casa molto presto.  Non volevo che Jade si accorgesse che qualcosa non andava e mi riempisse di domande come suo solito.
"Ok, ti porto in caffetteria, hai bisogno di zuccheri e di un buon caffè per svegliarti" mi prese per mano e mi trascinò con sé.
"Ho lezione Mike" cercai di divincolarmi dalla sua presa.
"La salterai" rispose riprendendo a camminare. Non dissi nulla e lo seguì sconfitta, sarebbe stato inutile provare a convincerlo. Quando Mike si metteva in testa una cosa, nessuno era capace di persuaderlo.

Jaden's Pov

Una busta. Una fottuta busta bianca che proveniva dall'istituto penitenziario di Los Angeles. Erano mesi che non ne ricevevo una, da ottobre per essere precisi, quando il bastardo mi aveva intimato per l'ennesima volta di volermi parlare. Non avrei mai messo piede in quel lurido posto nemmeno se mi avessero offerto un milione di dollari, figurarsi per far visita a mio padre.  Avevo sperato che si fosse arreso una volta per tutte dopo le innumerevoli volte in cui non gli avevo risposto e invece eccoci qui nuovamente con altra merda.

Smettila di fare il bambino e vieni a fare visita a tuo padre, ho bisogno di parlarti.

Breve e conciso. Niente di più di un semplice ordine, nemmeno un saluto a suo figlio, non che me ne freghi un cazzo di quel figlio di puttana che mi ha rovinato la vita. Vorrei solo che la smettesse di comportarsi come se nulla fosse e mi lasciasse in pace una volta per tutte. Marcirà in carcere, da solo. Lo odio cazzo. Odio tutta questa situazione di merda.
"Non è un po' troppo presto per una birra?"
"No" presi un lungo sorso dalla bottiglia.
"Cazzo amico, ma sei ubriaco? Sono le 9.30 del mattino" Blake si sedette al mio fianco ad uno dei tavolini della caffetteria del campus "Puzzi anche da fare schifo"
"Stai zitto che mi viene il mal di testa" perché doveva rompermi il cazzo già di prima mattina?
"Cos'è successo?" domandò prima di richiamare l'attenzione della cameriera.
"Joseph" biascicai appena.
"Ancora? Che cosa vuole questa volta?"
"Cosa vi porto ragazzi?" arrivò la cameriera interrompendoci.
"Un'altra birra" sbattei sul tavolo la bottiglia ormai finita.
"Un caffè per me" ordinò Blake "lui è a posto così grazie" le sorrise e tornò a fissarmi truce. La cameriera fece scorrere il suo sguardo su entrambi e sbuffò tornandosene al bancone.
"Per quale cazzo di motivo gli hai detto che ero a posto?" dissi furioso. Avevo bisogno di altro veleno liquido da buttare giù. 
"Smettila di comportarti da coglione e parlami" Blake mi fissava serio.
"Ho ricevuto un'altra delle sue patetiche lettere stamattina"
"E?" mi incalzò a proseguire.
"Vieni a fare visita a tuo padre. Ho bisogno di parlarti. Testuali parole"
"Nulla di nuovo quindi"
"Già, nulla di nuovo" ripetei.
"E quindi tu stai bevendo per?" chiese non capendo la situazione. Lui conosceva la storia di mio padre e sapeva delle lettere che ricevevo.
La sua domanda era lecita. Perché stai bevendo Jaden?
Non lo so. Questa era la mia risposta.
Non sapevo nemmeno io il perché mi stessi ritrovando ubriaco alle 9.30 del mattino nella caffetteria del campus.
"Ci sei?" mi sventolò una mano sul viso.
"Cazzo" imprecai cercando di alzarmi, ma finì solo per barcollare e andare a sbattere contro qualcosa, o forse dovrei dire qualcuno.
"Guarda dove metti i piedi" sbottai girandomi.
"Sei tu che mi sei finito addosso" rispose tranquillo lui sistemandosi la giacca. 
"Dai Mike, lascia perdere e andiamo" lei. L'unica cosa che riuscì a sentire in quel momento era la sua dannata voce. Era nascosta dietro le braccia di questo inutile coglione come se si volesse proteggere da me. Povera illusa la mia piccole dolce bambina. Da me non si scappa. Il lupo adora giocare con le sue prede.
"Hai paura che ti nascondi?" sogghignai.
"Come scusa?" me la ritrovai davanti, sempre al fianco del suo amichetto.
Sembrava agitata, spaesata. 
"Che ti succede piccola Cynthia?" mi avvicinai di un passo alla sua esile figura "Stai tremando" avvicinai una mano al suo viso e mi arrotolai fra le dita una ciocca dei suoi capelli. Rossi come il fuoco, un fuoco dannato che mi avrebbe portato all'inferno.
"Andiamo Cynthia" Anderson la prese per mano e la trascinò verso di sé, lontano da me.
"Non la toccare" sibilai piano.
"Cos'hai detto?" si girò lui di scatto guardandomi storto. Le loro mani ancora incollate, le loro dita ancora intrecciate.
"Ho detto che non la devi toccare" il sangue mi stava ribollendo nelle vene. Percepì Blake mettersi al mio fianco.

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