THE UNDYING LOVE

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And I knew you'd come back to me

LUGLIO, 2017

La prima volta che Louis si sveglia, è ancora troppo confuso e stanco per parlare, ma riconosce molto bene quello che gli è rimasto addosso, attaccato come una melma, perché è stato terrorizzato per anni dalla paura di provarlo di nuovo, e quel terrore lo immobilizzava, paralizzandolo come il morso di un serpente, lo convinceva a tenersi lontano da quello che avrebbe potuto trascinarlo di nuovo giù, ma non è servito fino in fondo. Dio, l'ha fatto di nuovo, non è vero? Certe sensazioni non spariscono mai.

In comunità gli hanno insegnato che è umano, lui. E' una sensazione che quando decidi (sì, è una decisione, una decisione di merda, ma non è una costrizione, nessuno ti sta puntando una pistola alla testa, tu sei la vittima, la pistola e la bottiglia, tutto insieme) di sviluppare una dipendenza si tende a dimenticare, o perché non senti di doverti meritare un appellativo del genere, umano, o perché a volte, davvero, nei casi peggiori, non lo sei più. Essere umano per Louis doveva significare anche che lì lo stavano guarendo da un demone, ma non avrebbero mai potuto totalmente impedire che non ritornasse, no, c'era questa piccola finestra di possibilità che lui doveva sempre tenere in considerazione. La maggior parte delle volte, sempre, sperava, ce l'avrebbe fatta. Altre volte, invece, no. Ed era normale. C'era una procedura anche per quello, se era l'errore di una volta. Niente che lo riportasse in comunità o cose del genere, solo il contatto con un medico del posto, un veloce controllo generale, per capire se qualcosa nel suo corpo stava avendo una cattiva reazione al ritorno di quell'abitudine che gli aveva quasi corroso il fegato, arricciato lo stomaco. Poi, calma e silenzio. Attività varie per distrarlo, ancora meglio se quelle che faceva in comunità (Louis ha comprato una scacchiera, ed era fiero di non averla mai aperta. Fino ad ora, almeno). Se le cose non fossero migliorate, una telefonata allo psicologo che lo aveva in cura durante le terapie individuali. Un altro numero che non aveva mai toccato, anche se il dottor Prouse gli aveva assicurato che era sempre disponibile, per lui. Anche il medico doveva essere contento dei pazienti che non lo richiamavano più. Chissà se sentire Louis gli avrebbe dato un dispiacere. Forse sì. Forse se lo aspetta.

Come sempre, ha un buco di ore in cui non sa cosa sia successo, e non sa nemmeno come ci sia finito, a letto, adesso, dato che era a casa da solo. Ma sa per esperienza che le persone in quello stato possono fare molto peggio (tipo, fare coming-out sui social) e non averne assolutamente memoria. Camminare fino al suo letto non gli sembra niente di impossibile. Ma cosa ha fatto? Aveva iniziato a bere perché doveva parlare con Harry, aveva ascoltato Sweet Creature e doveva sapere, ne aveva bisogno. Ma non ne aveva il coraggio. Come sempre quando non ne ha il coraggio, Louis aveva bevuto. E sapeva che non avrebbe dovuto avere dell'alcool in casa, era una mossa stupida, ma dopo due anni si sentiva abbastanza sicuro. Erano nel sottoscala, chiusi a chiave. E poi, erano dei regali di agenzie, di brand, di freddi cadeaux pre-impostati che non si premuravano di fare una veloce ricerca su chi stavano omaggiando. E quindi, dopo decine di bottiglie che aveva a sua volta regalato, ne aveva conservata qualcuna. Per quando sarebbe stato pronto, o forse perché gli piaceva la sfida di avere qualcosa di proibito in casa, che lo tenesse sempre sull'attenti. Eppure, quando aveva aperto la porta del sottoscala, si era sentito un vigliacco. Un ragazzino, anche. Non sa quale delle due sia più adatta per descrivere la paura.

L'ha fatto davvero? Ha chiamato Harry, ci ha parlato? I suoi ricordi sono ancora troppo confusi, per dirglielo, ma spera di no. Non importa cosa sia successo, Louis non vuole che l'altro lo veda in quel modo, mai. Prima era per preservarsi, adesso è per vergogna, umiliazione. Louis è meglio di così, forse anche Harry, inganni o meno, lo pensava. Odia non saper distinguere le sue bugie, adesso. E' rimasto in piedi tutta la notte, a bere e sentire la quattordicesima traccia a ripetizione: alcool e mal di testa a parte, sa quella canzone a memoria, adesso. Ha voglia di tatuarsela, e di sapere se è sua. Ma gli fa tanto, tanto male la testa e ha voglia di piangere perché sperava che non avrebbe sentito mai più quella sensazione di pesantezza, come se il suo corpo non gli appartenesse. Non gli appartiene, quando succedono queste cose. E si è svegliato di nuovo da solo, Harry non è tornato per miracolo al suo fianco, a vegliare su di lui. Probabilmente ha immaginato tutto. Lascia vagare gli occhi, allora, poi inquadra qualcuno.

Please, Fall In Love With Me ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora