Capitolo 24

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Kyle

Non posso credere che mi abbia convinto a farlo.

Stiamo bussando alla porta di casa dei suoi genitori, e io sono vestito con dei fottuti pantaloni neri e una camicia bianca, più un blazer nero.

Sono passati due anni da quando ho visto i suoi genitori e le sue sorelle, saranno scioccati. E non hanno idea di cosa sia successo quella notte di inizio estate.

Lancio un'occhiata a Layla, che indossa ancora una gonna bianca corta e attillata, una canotta corta nera e stivali al ginocchio neri.

«Che c'è?» dice.

Apro la bocca per parlare, ma la porta si apre.

Laura Larson-la mamma di Layla- abbraccia prima sua figlia e poi mi guarda. «Ciao, Kyle, è bello vederti! Sei cambiato molto!» mi dice e mi abbraccia.

Sorrido a labbra strette. «Grazie, signora Larson, è un piacere vedere anche lei.»

«Entrate» dice, facendosi da parte per farci entrare nella nuova casa.

Layla si guarda intorno, come se non fosse già stata qui. «Ti piace? Abbiamo appena finito di decorarla» mi dice.

Annuisco una volta. «È carina» dico solo.

Seguo Layla in sala da pranzo, mentre guardo le mie mani ancora fasciate. Avevo completamente dimenticato di essere ferito.

Tutta la famiglia di Layla è già seduta al tavolo, chiacchierano e ridono. Ma quando entriamo nella stanza per sederci, la loro attenzione è su di noi, soprattutto su di me.

«Laylilal! Sei qui!» Linda-se non sbaglio-esclama, chiamando sua sorella con uno strano nome.

Sposto una sedia per Layla e faccio il gentiluomo che mia madre mi ha insegnato ad essere. Si siede e io mi siedo accanto a lei.

«Sì! Ce l'ho fatta» dice a sua sorella.

Poi, quando si accorge che non mi sono ancora presentato, mi mette una mano sul ginocchio e me lo stringe, facendo un gesto con la testa verso la sua famiglia.

Mi schiarisco la voce e parlo. »Buona serata.» Guardo alla mia sinistra e vedo che sono seduto accanto al padre di Layla-Alan Larson. Gli tendo la mano e lui la stringe. «Sono Kyle Torres, probabilmente vi ricordate di me» dico con una risata, perché sono nervoso e non so perché, cazzo.

«Sì, mi ricordo di te, ma sei così diverso» mi dice Alan, mantenendo la voce bassa. Poi guarda sua figlia.

Per fortuna Layla aveva coperto i succhiotti che le avevo lasciato sul collo stamattina.

Layla chiacchiera con le sue sorelle e probabilmente con il fidanzato di quella che è incinta-Liza.

Mi accorgo che davanti a me c'è Laura.

«Allora, come stai? Non ti vedo da due anni» mi dice.

Mi costringo a sorridere. «Sto bene, grazie.»

«Come sta tua mamma?» Ha una specie di espressione preoccupata sul viso.

Merda.

«Lei sta... ehm, sta bene, sì.» Enorme bugia.

Laura sorride. «Sono contenta che lo sia.»

Perché ha chiesto solo di mia madre? Non è che lei sappia cosa succedeva in quella casa, giusto?

All'improvviso Alan mi parla. «Cosa stai facendo con mia figlia?» E suppongo che questo significhi anche «Perché diavolo sei qui?»

«Facciamo le stesse lezioni, signore. Siamo...» amici? No. Ma cos'altro dovrei dirgli? «Siamo amici» gli dico, perché non avevo scelta.

La Versione Peggiore di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora